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Mase: studio sismico Ponte di Messina da rifare. G20 spinge per aumento aiuti Cop29 a 1000 miliardi. Calenda: “Con nucleare 800 miliardi in meno rispetto a solo rinnovabili”

Studio sismico del Ponte di Messina tutto da rifare per la commissione VIA del Mase. Il presidente del G20 di Rio ha chiesto ai big della Cop29 di aumentare gli aiuti fino a 1000 miliardi. Calenda (Azione): “Mix con rinnovabili costa 800 miliardi in meno rispetto a solo rinnovabili”. La rassegna Energia

Sì al Ponte di Messina ma lo studio sismico è tutto da rifare. È quanto ha deliberato la commissione di Valutazione impatto ambientale (Via) del Mase, guidato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin, dando parere favorevole al progetto «definitivo» dell’opera, a patto che vengano fatte 62 integrazioni. Il G20 di Rio de Janeiro può mandare un segnale decisivo per le sorti della Cop29. Ieri il presidente azero del summit, Muxtar Babayev,ha chiesto ai 20 grandi di Rio di “dimostrare la loro leadershing” decuplicando gli aiuti rispetto ai livelli attuali, raggiungendo 1.000 miliardi di dollari. Carlo Calenda risponde a Giuseppe Sala sul nucleare. «Vorrei fare una proposta a Giuseppe Sala. Un incontro, numeri alla mano, per confrontare gli scenari di fattibilità energetica: solo rinnovabili oppure con il mix nucleare», ha detto il leader di Azione in un’intervista pubblicata su Il Corriere della Sera, aggiungendo che “un mix energetico nucleare e rinnovabili in 60 anni costa 800 miliardi di euro di meno rispetto allo scenario solo rinnovabili”. La rassegna Energia.

ENERGIA: PONTE DI MESSINA, RICHIESTE 62 INTEGRAZIONI DA VIA MASE

“Il via libera al Ponte sullo Stretto sulla carta c’è, ma i tempi per aprire i cantieri non saranno quelli sognati dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Perché se da un lato è vero che la studi alla società committente Stretto di Messina spa che di fatto smontano i piani, e in parte anche le carte, del governo. (…) la commissione Via dà ragione di fatto all’allarme lanciato dal presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) Carlo Doglioni sui mancati esami in tema di faglie attive e rischio sismico: «Il proponente deve presentare — si legge nel parere della commissione Via — uno studio in cui siano maggiormente approfondite le indagini geofisiche, sismologiche e paleo sismologiche e la caratterizzazione delle faglie ritenibili ancora attive». (…) La commissione Via chiede inoltre di rifare gli studi sul traffico stimato, visto anche i costi del Ponte a carico dello Stato e giustificabili solo da esigenze di trasporto nell’area: «Si richiede al proponente di elencare e descrivere i flussi di traffico attesi in linea con quelli tipici di settore ». Prescrizioni anche sul rischio di dissesto idrogeologico, con «studi che dovranno consentire un monitoraggio dell’evoluzione della costa».”, si legge su Il Corriere della Sera.

Insufficienti per il ministero dell’Ambiente pure gli studi «sull’approvvigionamento idrico del cantiere », che rischia di fare restare a secco la città di Messina (…) La Stretto di Messina, insieme al committente Eurolink capitanato da Webuild, apre all’innalzamento dell’impalcato per garantire il passaggio delle navi più alte: ma nella documentazione approvata dalla commissione del ministero si fa riferimento invece all’altezza del vecchio progetto, 65metri, che non consentirebbe il passaggio di alcune grandi navi da crociera”, continua il giornale.

“Un punto chiave quest’ultimo: qualsiasi modifica al progetto approvato dal ministero richiederebbe un nuovo passaggio in commissione Via, con tempi che si allungherebbero di almeno un anno per riavere il parere. (…) Ed elenca le modifiche: «Il profilo verticale è stato rialzato, in modo da evitare che l’impalcato vada a ingombrare il franco minimo di navigazione ». E ancora: «Il lato siciliano della campata principale è stato rialzato verticalmente fino a quota 77,50 metri. (…) Salvini vuole aprire il cantiere nei primi mesi del 2025. Un obiettivo che sembra però impossibile vista la mole delle prescrizioni fatte da una commissione comunque contestata dal centrosinistra perché composta tra gli altri da dirigenti di Fdi e Lega”, continua il giornale.

CLIMA, RIO SPINGE COP29 PER PIU’ FONDI, PAGA ANCHE CINA

“I delegati dei quasi 200 Paesi, riuniti a Baku per la Conferenza Onu sul clima, guardano al G20 di Rio de Janeiro e tengono il fiato sospeso. Dal vertice nella città brasiliana può arrivare infatti un segnale decisivo per le sorti di Cop29. Ieri lo ha ammesso perfino il presidente azero del summit, Muxtar Babayev, riferendosi ai 20 grandi di Rio: «La loro leadership è essenziale per progredire su tutti i pilastri dell’Accordo di Parigi, dalla finanza alla mitigazione e all’adattamento. Non possiamo avere successo senza di loro e il mondo è in attesa di sentirli. Li esortiamo a usare l’incontro del G20 per inviare un segnale positivo del loro impegno nell’affrontare la crisi climatica. Vogliamo che forniscano mandati chiari da realizzare alla Cop29. Questa è una occasione per dimostrare la loro leadership».(…) Lo scontro è tra i Paesi in via di sviluppo, che chiedono di decuplicare gli aiuti rispetto ai livelli attuali (dai 100 miliardi di dollari annui a oltre mille), e i Paesi ricchi che fanno resistenza. Secondo questi ultimi, una simile cifra è raggiungibile solo allargando la base dei contributori, e coinvolgendo quindi la Cina e i petrostati mediorientali che, pur non essendo formalmente “Paesi sviluppati” possono vantare ormai economie solidissime”, si legge La Repubblica.

“L’articolo 9 stabilisce infatti che i Paesi sviluppati devono mettere le risorse finanziarie per assistere i Paesi in via di sviluppo, sia per la mitigazione che per l’adattamento; ma che anche altri Paesi sono incoraggiati a offrire volontariamente tale sostegno». Obbligo per i Paesi sviluppati, dunque, ma anche contributi volontari per quelli che non rientrano in questa categoria. Esattamente l’approccio delineato al G20 di Rio. «Anche qui a Cop29 si sta lavorando sulla stessa base», conferma uno sherpa impegnato nelle trattative a Baku. (…) Lo ha spiegato bene ieri Wopke Hoekstra, commissario Ue per l’Azione per il clima: «La volontarietà può essere una soluzione. Per alcune nazioni, anche molto forti economicamente, può essere difficile entrare nella categoria dei Paesi sviluppati. Non vogliamo costringerli in quella casella, e per far questo può essere utile lasciare che il contributo alla finanza climatica sia volontario».”, continua il giornale.

ENERGIA: NUCLEARE, CALENDA (AZIONE): “MIX CON RINNOVABILI COSTA 800 MILIARDI IN MENO RISPETTO SOLO RINNOVABILI”

“«Vorrei fare una proposta a Giuseppe Sala. Un incontro, numeri alla mano, per confrontare gli scenari di fattibilità energetica: solo rinnovabili oppure con il mix nucleare». Carlo Calenda lei e il sindaco di Milano sul nucleare avete visioni opposte: lei è favorevole, lui no…Conosco Sala, è una persona pragmatica e viene come me dal mondo dell’industria. Noi ad Azione abbiamo fatto calcoli precisi su questi scenari energetici. Vorrei confrontarmi su questo». (…) «Un mix energetico nucleare e rinnovabili in 60 anni costa 800 miliardi di euro di meno rispetto allo scenario solo rinnovabili». (…) «Prendere una posizione a favore del nucleare in Italia è sempre stato politicamente complicato. Ora però le cose solo cambiate. L’ultimo sondaggio Swg dice che oltre il 50% degli italiani è a favore del nucleare». (…) «C’è una piena consapevolezza che dal nucleare dipende la nostra indipendenza. (…) «La Germania ha rinunciato al nucleare, la Francia lo ha: il costo dell’energia francese è inferiore al 40% rispetto a quello tedesco. Le emissioni, poi, sono 12 volte inferiori». (…) «Abbiamo già pronte le localizzazioni, quelle esistenti e chiuse dopo il referendum» «È su questo che invito Sala al confronto. Le rinnovabili hanno molti problemi, a cominciare dai costi». (…) Il problema è immagazzinare l’energia prodotta al mattino: il costo di queste infrastrutture è altissimo»”, si legge su Il Corriere della Sera.

“«Ci sono i costi opposti al periodo invernale: in questo caso si produce tantissima energia, si paga e non la si usa, si è costretti a buttarla». (…) «Con solo le energie rinnovabili bisognerebbe avere un’area equivalente a tutta la Campania coperta da pannelli fotovoltaici. E questo quando non si riesce neppure ad autorizzare i campi eolici in Sardegna». (…) Un’altra obiezione è che le centrali nucleari non sono sicure. «Avevamo le centrali ed erano sicurissime. Eravamo i leader in Europa. Ora dobbiamo metterci di nuovo in pista. Noi abbiamo già pronta una legge di iniziativa popolare. (…) «Elly Schlein deve prendere atto che metà del suo partito è favorevole al nucleare»”, continua il giornale.

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