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Net Zero Industry Act

Ecco perché il Net Zero Industry Act presenta non poche criticità

Il Net-Zero Industry Act è parte di un più ampio piano industriale, il Green Deal Industrial Plan, e fissa per il 2030 un obiettivo minimo di produzione interna del 40% per tutte le tecnologie pulite

Nel marzo 2023, la Commissione europea ha pubblicato una proposta legislativa per una risposta dell’UE all’Inflation Reduction Act degli Stati Uniti: il Net Zero Industry Act (NZIA), per dare stimolo alla manifattura interna di “tecnologie pulite”. Inoltre, il Net Zero Industry Act ambisce anche a ridurre la dipendenza europea dalla Cina, che domina le filiere industriali della transizione ecologica. Ma, solo un mercato dell’UE ben funzionante e collegato a livello globale sarà in grado di raggiungere dimensioni simili ai mercati interni degli Stati Uniti e della Cina.

NZIA: LA PROPOSTA CHE CONVINCE (MA NON TROPPO)

La proposta legislativa della Commissione europea, il Net Zero Industry Act (NZIA), secondo quanto evidenzia un approfondimento pubblicato da Bruegel presenta alcuni aspetti problematici.

In primo luogo, il Net Zero Industry Act adotta un approccio dall’alto verso il basso, in cui vengono selezionate tecnologie specifiche per il trattamento preferenziale. L’approccio tecnologicamente neutro aperto a tutte le tecnologie attuali e future che aiutano ad affrontare la sfida net-zero, sarebbe preferibile. In secondo luogo, il parametro generale di autosufficienza del 40% per la produzione nazionale di tecnologie pulite dell’UE entro il 2030 invia un segnale protezionistico: non riflette le differenze nella capacità dell’UE nel settore delle tecnologie pulite.

In terzo luogo – scrive Bruegel – uno degli obiettivi principali della proposta è l’accelerazione delle procedure di autorizzazione per le tecnologie NZIA. Sebbene il miglioramento delle procedure di autorizzazione sia sempre una buona idea (non solo per i progetti strategici), la sua rilevanza come determinante degli investimenti in questo contesto non è chiara. I tempi di autorizzazione rappresentano un ostacolo significativo per la diffusione di energie rinnovabili, progetti CCS e progetti minerari, ma normalmente non per l’industria manifatturiera. Nell’UE, i principali ostacoli alla produzione manifatturiera e agli investimenti tendono ad essere le competenze e l’accesso ai finanziamenti. Pertanto, è improbabile che l’accelerazione delle procedure amministrative e di autorizzazione fornisca un impulso significativo agli investimenti nelle tecnologie pulite in Europa.

In quarto luogo, propone un uso più strategico degli appalti pubblici. Pur trattandosi di un obiettivo da sostenere, le proposte specifiche rischiano di essere inefficaci a causa del modo in cui sono concepite.

LA GOVERNANCE (‘LEGGERA’) DEL NET ZERO INDUSTRY ACT

In quinto luogo – continua Bruegel – il governo della NZIA sembra leggero. Si prevede che la supervisione a livello dell’UE delle decisioni nazionali sia minima, anche se il sostegno ai progetti da parte degli Stati membri riceverà generalmente un trattamento preferenziale (finanziario o non finanziario). Il monitoraggio della Commissione europea dovrebbe concentrarsi sul fatto che la capacità produttiva nell’UE cresca in linea con l’obiettivo di autosufficienza del 40%. Non esiste alcun meccanismo per controllare la selezione dei progetti NZIA da parte dei paesi dell’UE per quanto riguarda la loro efficacia nel raggiungere gli obiettivi climatici o di resilienza, la loro proporzionalità e il loro impatto sulla parità di condizioni. La proposta cita il Net Zero Europe Platform come strumento di governance, ma il suo scopo sembra essere il coordinamento di strumenti pubblici e collegamenti a fonti di investimento private, non per garantire che vengano selezionati i progetti giusti e che la NZIA raggiunga i suoi obiettivi finali a un costo accettabile.

Per quanto riguarda il monitoraggio dei progressi e la valutazione dell’impatto, la proposta indica che la Commissione europea effettuerà una valutazione dopo tre anni e successivamente regolarmente. Ma non è chiaro come questo processo sarà organizzato e attuato, correndo il rischio che sia poco più di un esercizio nominale. E non è ancora chiaro cosa accadrà se l’UE non sarà sulla buona strada per quanto riguarda determinate tecnologie.

Inoltre – scrive Bruegel – la NZIA non affronta tre questioni critiche. Non affronta gli ostacoli agli investimenti legati ai fallimenti del mercato unico. Non affronta il problema del coordinamento al centro dello sviluppo di una politica industriale verde dell’UE. Infine, non sviluppa una strategia di finanziamento a livello dell’UE, ma si affida piuttosto agli aiuti di Stato, con il relativo rischio di frammentazione.

RIORIENTARE GLI OBIETTIVI

Il Parlamento europeo e i paesi dell’UE nel Consiglio dell’UE – secondo le proposte definite da Bruegel – dovrebbero riavviare la proposta e riorientare i suoi obiettivi, affinando i suoi strumenti limitati, migliorandone la governance e aggiungendo incentivi finanziari per garantire l’attuazione. Parallelamente, l’UE dovrebbe sviluppare una più ampia strategia di politica industriale verde che faccia leva sul mercato unico in modo credibile, costruendo un solido nuovo quadro di governance e un nuovo approccio di finanziamento.

Per sviluppare una vera e propria politica industriale verde, l’UE deve sfruttare la sua più grande risorsa: il mercato unico. Solo un mercato dell’UE ben funzionante e collegato a livello globale sarà in grado di raggiungere dimensioni simili ai mercati interni degli Stati Uniti e della Cina. Per raggiungere questo obiettivo – scrive Bruegel – l’UE deve promuovere e approfondire il suo mercato unico per beni, servizi, componenti, energia, capitali, persone e idee. Senza tali politiche “orizzontali”., le politiche “verticali” mirate (inclusi gli strumenti NZIA come le autorizzazioni, gli appalti pubblici e le competenze) non produrranno i risultati della scala necessaria.

Per promuovere una politica industriale verde ampia e forte, l’UE deve compiere un ulteriore passo avanti in materia di governance. L’UE dovrebbe rafforzare la governance creando un organismo competente e dotato di poteri, che sia sufficientemente indipendente dal punto di vista politico – o distaccato dalle pressioni politiche – ma responsabile dei risultati conseguiti con una serie di tappe e obiettivi chiari e realistici.

 

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