Orsini chiede di accelerare sul nucleare e il costo unico dell’energia, il governo frena sul recepimento di case green, le ultime novità sul Salva casa. La rassegna stampa
Costo unico dell’energia e una decisa accelerata sul nucleare per non perdere la partita con Usa e Cina. Sono le richieste di Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, il quale chiede di potenziare le sperimentazioni sui micro-reattori. Case grandi protagoniste della carta stampata. La prima notizia è che il Governo italiano sta prendendo tempo prima di recepire il cosiddetto decreto case green, contro cui si è opposta in Europa. Novità anche sul fronte del decreto “salva casa”, promosso da Matteo Salvini. Il ministro dell’Infrastrutture e dei Trasporti ieri ha presentato gli emendamenti leghisti, che prevedono una sanatoria anche per soffitti bassi e micro alloggi. Il ministro ha anche aggiunto che spera che “potremo aggiungere anche la “e” di edilizia al ministero dei Trasporti e Infrastrutture, passando da Mit a Mite». La rassegna stampa dei quotidiani.
ORSINI (CONFINDUSTRIA): “COSTO UNICO DELL’ENERGIA PER COMPETITIVITÁ E NUCLEARE”
“Il bilaterale. Il presidente di Confindustria rilancia sul nucleare e chiede di potenziare le sperimentazioni sui microreattori. Un nuovo Industrial Act Ue per non perdere su Usa e Cina. Recuperare competitività, con un’azione shock sugli investimenti, mettendo l’industria al centro, semplificando le norme e con una politica energetica tecnologicamente neutrale, rilanciando il nucleare. «Insieme agli imprenditori francesi abbiamo individuato le azioni che occorrono per la salvaguardia della Ue, stiamo perdendo troppe posizioni rispetto a Usa, Cina, India. La doppia transizione che ci ha fatto perdere competitività. Non si può fare a meno di pensare ad un nuovo Industrial Act». Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, parla accanto a Patrick Martin, numero uno del Medef (imprese francesi)”, si legge sull’edizione odierna de Il Sole 24 Ore.
“Tra Confindustria e Medef è il sesto appuntamento: le industrie italiane e francesi uniscono le forze e lanciano un messaggio chiaro alla Commissione che uscirà dal voto. «L’Europa non può fare a meno di un’industria forte. Le parole chiave sono competitività, industria e investimenti», ha detto Orsini, rilanciando l’idea di un Fondo sovrano che, come è scritto nel documento, dovrà mobilitare fino a 500 miliardi di investimenti privati. Fattore prioritario di competitività è l’energia: su questo hanno insistito sia Orsini, sia Martin, nella conferenza stampa al termine delle riunioni di ieri (due i focus specifici, energia e difesa), concordando che l’energia nucleare è fondamentale nel mix energetico per raggiungere i target di decarbonizzazione europei”, continua il quotidiano.
“Proprio il nucleare può essere un terreno di collaborazione: «è fondamentale – ha detto Orsini – mettere in connessione i paesi, proprio la connessione dell’energia può essere uno degli obiettivi comuni tra Francia e Italia. Sul nucleare le nostre imprese sono pronte, circa 70-80 aziende sono già attive nella manutenzione di reattori nucleari in giro per il mondo, dobbiamo parlare con il nostro governo per fare sperimentazioni su micro reattori nucleari, la normativa italiana non ce lo permette». In Europa, ha sottolineato Orsini, ci sono paesi che pagano l’energia quattro volte meno di noi: «serve un costo unico dell’energia, va rivisto il mix energetico, va realizzato il gas release e l’energy release»”, continua il giornale.
“Tra le azioni immediate, ha detto Orsini, la battaglia contro lo stop al motore endotermico al 2035: «mette in crisi una nostra filiera d’eccellenza. La transizione va attuata nei tempi e nei modi giusti: ricordo che il 15% del pil mondiale viene dall’Europa e solo il 7% dell’inquinamento». E tra i temi centrali, anche nel documento, la certezza del diritto «necessaria per attrarre investimenti»; la difesa e la sicurezza”, scrive il quotidiano.
CASA GREEN, ITALIA RALLENTA SUL RECEPIMENTO
“Nessuno sprint sul recepimento della direttiva Case green. In attesa di capire quali saranno le sembianze della nuova maggioranza al Parlamento europeo, e se questa sarà orientata a rivedere l’assetto del testo sulla riqualificazione degli immobili, approvato a marzo dal Parlamento ed entrato in vigore ufficialmente alla fine di maggio, il Governo italiano mette da parte l’idea di impostare da subito, e con un certo anticipo, la trasposizione delle nuovo sistema di regole nel nostro ordinamento”, si legge sull’edizione odierna de Il Sole 24 Ore.
“Lo schema di disegno di legge delega, approvato a maggio dal Consiglio dei ministri, nella sue prime bozze conteneva infatti, negli allegati che elencano le norme comunitarie da trasporre nel nostro sistema, all’ultimo punto, proprio la direttiva Case green. Un’indicazione che aveva sollevato una certa attenzione, dal momento che molte voci della maggioranza, ormai da mesi, si esprimono a favore di un cambiamento, anche radicale, dei principi contenuti nel testo. E, proprio per questo motivo, il nostro paese si è espresso contro la direttiva nel corso dell’ultimo voto, dato dall’Ecofin a metà aprile per approvare la direttiva. Ora quell’impostazione è stata rivista”, continua il quotidiano.
“Quindi, l’Italia non imposterà un recepimento anticipato, ma aspetterà ancora qualche mese. I tempi, comunque, sono ancora lunghi. La direttiva, infatti, prevede un periodo di due anni per il pieno recepimento. È in questo lasso di tempo che i Paesi membri, tra cui il nostro, dovranno presentare i loro piani di ristrutturazione del parco edilizio residenziale. Si tratterà di una vera e propria tabella di marcia che indicherà come arrivare ai target fissati a Bruxelles. Il contatore degli obiettivi avrà una lancetta fissata al 2020: da quell’anno bisognerà ottenere un taglio del 16% dei consumi medi al 2030 e del 20-22% al 2035. Entro il 2050 bisognerà arrivare a edifici e bassi consumi e a emissioni zero”, continua il quotidiano.
“Attraverso la direttiva, l’obiettivo è aggredire una delle principali fonti di emissioni e consumi in Europa. Secondo la Commissione, infatti, gli edifici dell’Ue sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra”, aggiunge il giornale.
SALVA CASA, OK SOFFITTI BASSI E MICRO ALLOGGI
“Matteo Salvini, il Mite. Il vicepremier ieri ha presentato gli emendamenti leghisti al decreto «salva-casa» e lì lo ha annunciato: «Occupandoci di edilizia popolare, spero che potremo aggiungere anche la “e” di edilizia al ministero dei Trasporti e Infrastrutture, passando da Mit a Mite». Ma il provvedimento, destinato a sanare «piccole difformità edilizie», per il ministro «non è un condono, quello lo ha fatto qualcuno prima di me. Questo va a regolarizzare tutto quello che c’è all’interno delle pareti». E dunque, si augura che «la politica, da destra a sinistra, almeno sul tema della casa degli italiani, del taglio della burocrazia, della regolarizzazione di nove metri di cameretta, di una parete in cartongesso, di una veranda, non stia a litigare. Stiamo semplificando la vita degli italiani». L’auspicio è che non occorra la fiducia e che la discussione si concluda in Commissione”, si legge sull’edizione odierna de Il Corriere della Sera.
“Tra i provvedimenti, «la presa d’atto della realtà esistente» e dunque il ritocco alle superfici minime per rendere abitabili quelli che vengono chiamati i «micro alloggi»: 20 metri quadrati per una persona (oggi sono 28), non meno di 28 metri per due persone (oggi sono 38). Secondo Salvini, questo «non potrà che tradursi in un ampliamento dell’offerta abitativa e, auspicabilmente, anche in una riduzione del costo degli affitti»”, continua il quotidiano.
“Quindi, l’Italia non imposterà un recepimento anticipato, ma aspetterà ancora qualche mese. I tempi, comunque, sono ancora lunghi. La direttiva, infatti, prevede un periodo di due anni per il pieno recepimento. È in questo lasso di tempo che i Paesi membri, tra cui il nostro, dovranno presentare i loro piani di ristrutturazione del parco edilizio residenziale. Si tratterà di una vera e propria tabella di marcia che indicherà come arrivare ai target fissati a Bruxelles. Il contatore degli obiettivi avrà una lancetta fissata al 2020: da quell’anno bisognerà ottenere un taglio del 16% dei consumi medi al 2030 e del 20-22% al 2035. Entro il 2050 bisognerà arrivare a edifici e bassi consumi e a emissioni zero”, continua il quotidiano.
“Attraverso la direttiva, l’obiettivo è aggredire una delle principali fonti di emissioni e consumi in Europa. Secondo la Commissione, infatti, gli edifici dell’Ue sono responsabili del 40% dei consumi energetici e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra”, aggiunge il giornale.