Grazie ai suoi 7.000 chilometri di coste, a una buona ventosità e a un’industria marittima competitiva, l’Italia ha le carte in regola per diventare il terzo mercato mondiale nell’eolico offshore galleggiante
Un nuovo studio della società di consulenza e ricerca sul mercato energetico Westwood Global Energy rivela che gli sviluppatori stanno mostrando segnali di abbandono dell’eolico offshore galleggiante, mentre le aspettative di crescita a breve termine diminuiscono e la fiducia in alcune parti della catena del valore diminuisce.
I risultati provengono dal sondaggio annuale di Westwood sull’eolico galleggiante offshore, che ha coinvolto 166 parti interessate nella filiera dell’eolico galleggiante, tra cui ingegneri, sviluppatori di prodotti, investitori, organizzazioni governative e la catena di fornitura.
I risultati mostrano che, sebbene nel 2024 l’attività suggerisca uno slancio positivo, i ritardi nelle consegne, il rischio di investimento e la lenta attuazione delle politiche stanno portando ad un atteggiamento più cauto in tutto il settore.
TRA GLI SVILUPPATORI C’E’ MENO OTTIMISMO NELL’EOLICO OFFSHORE?
Confrontando i risultati con l’indagine del 2024, il cambiamento più significativo in termini di ottimismo è venuto dai sostenitori: se in precedenza erano il gruppo più ottimista, ora sono anche il meno fiducioso, con il 63% che si sente meno ottimista rispetto al 2024. Anche tutte le altre tipologie di aziende hanno mostrato meno ottimismo, con aspettative di crescita a breve e lungo termine inferiori rispetto allo scorso anno. In particolare, il 72% degli intervistati prevede che entro il 2030 saranno operativi meno di 3 GW di capacità eolica offshore galleggiante globale.
Tra i motivi addotti per la mancanza di ottimismo, gli ostacoli finanziari più evidenti sono stati gli alti costi di capitale iniziale e la scarsa fiducia degli investitori nelle nuove tecnologie. Tra gli ostacoli non finanziari prevalgono le infrastrutture portuali, la mancanza di standardizzazione tecnologica e i bassi livelli di sostegno da parte dei governi.
L’EOLICO OFFSHORE IN ITALIA
Ciononostante, l’Italia dovrebbe puntare sull’eolico offshore. Una filiera nazionale dedicata, infatti, può rivestire un ruolo molto importante per la transizione ecologica del nostro Paese. Secondo il Global Wind Energy, grazie ai suoi 7.000 chilometri di coste, ad una buona ventosità e a un’industria marittima competitiva, l’Italia ha le carte in regola per diventare il terzo mercato mondiale nell’eolico offshore galleggiante. Per riuscirci, però, serviranno chiarezza normativa e supporto politico.
Come ha detto a Linkiesta il presidente dell’associazione delle Energie Rinnovabili Offshore (Aero), Fulvio Mamone Capria, “i ritardi nell’avvio delle aste stanno spaventando le imprese che hanno proposto i progetti offshore”. Secondo il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, l’esclusione di questa fonte dalla procedura di incentivazione del Decreto FER 2 è dovuta alla carenza di 3 iniziative italiane. Ma, in realtà, non solo.
I PROGETTI DI EOLICO OFFSHORE IN ITALIA
Sempre secondo il presidente di Aero, i progetti totali in Italia “sono 132 per 86 GW di potenziale, e 26 di questi – che valgono 16,5 GW – sono in fase di Valutazione di impatto ambientale (VIA)”. I tre progetti di cui parla il MASE sono quelli di Ravenna, Rimini e Trapani, che assieme raggiungono una potenza di quasi 1,2 GW e hanno – ormai da diversi mesi – superato la fase della Valutazione di impatto ambientale. Il “Decreto Porti”, che ha terminato l’iter di approvazione ministeriale ma non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, individua Augusta come hub prioritario per il Paese. I quattro impianti che hanno superato la VIA si trovano in Sicilia, Puglia ed Emilia Romagna: al largo di Barletta c’è il progetto Barium Bay, con una potenza installata di 1,1 GW. E’ il frutto di una joint-venture tra la piattaforma paneuropea per le rinnovabili Galileo, e l’azienda barese Hope. Sorgerà a 40 km dalla costa e consterà di 74 pale eoliche.
Al largo di Ravenna c’è invece il progetto Agnes, che prevede 600 MW di eolico offshore e 100 MW di solare galleggiante. Due miliardi di investimento per un impianto che potrà portare elettricità a mezzo milione di famiglie. Poco distante, a Rimini, altri 330 MW con il progetto Energia2020. Il quarto impianto si trova infine al largo della Egadi, e consiste nei primi 250 MW di un progetto più ampio a cura di Seas Med.
“Ora – prosegue Mamone Capria – sta per arrivare un ulteriore progetto a Barletta, con le pale eoliche installate sulle piattaforme galleggianti. A breve avremo in totale circa 2,2 GW con le autorizzazioni ambientali, e il Decreto FER 2, con un budget incentivante di 3,8 GW, può coprire una parte del percorso. Per il MASE i progetti di eolico offshore sono troppo pochi, ma in realtà si può partecipare alle aste del Decreto FER 2 anche solo con le autorizzazioni ambientali”. Oltre a quello di Augusta, altri porti strategici per l’eolico galleggiante sono stati individuati in Taranto, Brindisi e Civitavecchia, che secondo Aero “garantiranno l’assemblaggio e la logistica degli aerogeneratori eolici, contribuendo allo sviluppo di una filiera industriale italiana”.
IL PARCO EOLICO “MED WIND”
Non possiamo dimenticare poi il progetto “Med Wind”, che punta a diventare il più grande progetto di parco eolico offshore flottante nel Mediterraneo. Promosso da Renexia e ubicato ad oltre 80 chilometri dalla costa di Trapani, prevede un investimento complessivo di circa 9,3 miliardi di euro e punta a creare migliaia di nuovi posti di lavoro.
Come aveva spiegato lo scorso febbraio il direttore generale di Renexia, Riccardo Toto, “il Med Wind è un progetto che puntiamo a collegare nel 2027 e che darà valore aggiunto all’economia italiana, con 1.300 posti di lavoro diretti e altri 2.000 indiretti. Creerà un’industria locale della turbina, italiana al 70% e con il 30% di capitale cinese. Oggi in Europa la produzione di questa turbina non c’è, e puntiamo ad esportare anche negli Stati Uniti”.
Le turbine del Med Wind potranno essere installate in mare aperto, in siti marini che non minacciano gli habitat e le rotte migratorie. La produzione annua di energia pulita sarà di circa 8-9 TWh, in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di 3,4 milioni di famiglie (pari al 3% del fabbisogno energetico nazionale) e di ridurre le emissioni di CO2 di circa 2,7 milioni di tonnellate all’anno.