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sistemi di accumulo

Perché l’Italia ha un disperato bisogno dei sistemi di accumulo

Dal “Rapporto Adeguatezza 2024” di Terna emerge che, nonostante la grande capacità installata, il contributo effettivo delle rinnovabili alla stabilità del sistema è limitato. Senza adeguate misure di supporto, l’Italia rischia un’instabilità energetica

Il settore energetico italiano sta vivendo un momento di transizione fondamentale. L’integrazione sempre più forte delle fonti rinnovabili come il solare e l’eolico, insieme all’aumento della capacità di accumulo, sta ridisegnando il ruolo della generazione termoelettrica da fonti fossili. Terna, nel “Rapporto Adeguatezza 2024” pubblicato a fine febbraio, illustra lo stato del nostro sistema elettrico.

IL “RAPPORTO ADEGUATEZZA 2024” DI TERNA

Giunto alla quinta edizione, il Rapporto Adeguatezza Terna 2024 analizza l’equilibrio tra domanda e offerta di energia elettrica, in un contesto sempre più orientato verso le fonti rinnovabili che, considerata la loro natura intermittente, pone delle nuove sfide alla stabilità del sistema.

L’ADEGUATEZZA DEL SISTEMA

Il rapporto, tra le altre cose, analizza i parametri che permettono di verificare se il sistema elettrico riuscirà a soddisfare la domanda in ogni ora e in ogni zona di mercato. Vengono valutate soprattutto le condizioni di adeguatezza del sistema fino al 2035. Per farlo, Terna utilizza due indicatori: l’Expected Energy Not Supplied (EENS, MWh), cioè la quota di domanda elettrica non soddisfatta a causa di vincoli nella generazione e nella trasmissione, e la Loss of Load Expectation (LOLE, h), che misura il numero di ore attese in cui la richiesta di energia non viene coperta.

I RISCHI PER IL SISTEMA ELETTRICO E I SISTEMI DI ACCUMULO

Nello scenario analizzato – che va da oggi al 2035 – il fabbisogno elettrico del nostro Paese raggiungerà i 396,9 TWh. Grazie a fotovoltaico ed eolico, il nostro sistema potrebbe arrivare a 137 GW di capacità rinnovabile installata, ma ciò non garantirebbe automaticamente una maggiore sicurezza.

Dai dati emerge che, nonostante la grande capacità installata, il contributo effettivo delle rinnovabili alla stabilità del sistema è limitato. Senza adeguate misure di supporto, l’Italia rischia un’instabilità energetica. Nel prossimo futuro avremo cioè molta più energia pulita, ma la sua disponibilità dipenderà da sole e vento, e ciò rende necessarie delle soluzioni complementari, come i sistemi di accumulo e una rete elettrica più flessibile.

SERVE NUOVA CAPACITÀ DI ACCUMULO

Per integrare al meglio le energie rinnovabili nel sistema elettrico bisognerà quindi sviluppare nuova capacità di accumulo. Nello specifico, i sistemi di stoccaggio che da Terna descrive nel suo rapporto consistono in:

– accumuli elettrochimici esistenti (perlopiù impianti di pompaggio);

– nuovi accumuli “small scale”, ovvero delle batterie elettrochimiche con rapporto energia/potenza medio di circa 2 ore, per affiancare lo sviluppo del solare di piccola taglia per massimizzare l’autoconsumo;

– accumuli contrattualizzati nelle aste del Capacity Market, con un rapporto energia/potenza medio di circa 4 ore;

– nuovi accumuli “utility scale”, con un rapporto energia/potenza elevato (almeno 4 ore).

ITALIA SOLARE: SUPERATI I 12,9 GWH DI SISTEMI DI ACCUMULO

Per quanto riguarda i dati a livello nazionale, dalle elaborazioni prodotte da Italia Solare sulla base dei dati Gaudì di Terna è emerso che al 31 dicembre 2024 in Italia risultano connessi 733.766 sistemi di accumulo elettrochimici, per una capacità totale di 12,94 GWh e una potenza totale di 5,56 GW. Il 70% della capacità connessa riguarda accumuli associati a impianti fotovoltaici, e il 68% è relativa a impianti fotovoltaici di potenza minore di 20 kW, prevalentemente residenziali.

Gli accumuli stand-alone rappresentano il 29,6% della capacità complessiva con 3,8 GWh e 1 GW di potenza, mentre lo 0,6% è associato a impianti termoelettrici ed eolici (rispettivamente con 56 MWh e 2 MWh).

LA LOMBARDIA PRIMA PER GLI IMPIANTI RESIDENZIALI

Riguardo i soli accumuli associati a impianti fotovoltaici, a livello regionale la Lombardia guida la classifica con 1.601 MWh, seguita da Veneto (1.186 MWh), Emilia-Romagna (832 MWh), Lazio (651 MWh) e Piemonte (629 MWh). Gli accumuli stand-alone sono invece distribuiti principalmente al Nord, dove se contano 14, pari al 77% della capacità totale (2,9 GWh) e il 73% della potenza totale (751 MW). Al Centro Nord e Centro Sud sono connessi 7 sistemi di accumulo, equivalenti al 18% della capacità totale (695 MWh e 195 MW), mentre al Sud e nelle isole sono connessi i restanti 6 accumuli, che rappresentano il 5% della capacità totale (205 MWh) e l’8% della potenza totale (85 MW).

I PAESI EUROPEI DOVE INVESTIRE NEI BESS

A inizio marzo è stato pubblicato il European Battery Markets Attractiveness Report (BatMAR) di Aurora Energy Research, che offre delle previsioni a breve e lungo termine per il mercato degli accumuli elettrochimici e individua i paesi più attraenti per investire nei BESS (Battery Energy Storage Systems). In testa troviamo proprio l’Italia che, forte dei collaudati meccanismi di remunerazione (MACSE e Capacity market) rappresenta un mercato di primo piano.

Il report, analizzando i 28 Paesi europei, identifica i mercati più attraenti in cui investire nei BESS. L’Italia guida la classifica, grazie ad un obiettivo di capacità d’accumulo a batterie di 50 GWh entro il 2030. Al secondo posto si posiziona il Regno Unito, con una potenza installata di 4,3 GW, un’industria batterie consolidata e flussi di entrate che rafforzano la sua posizione. Al terzo posto la Germania, “grazie alle sue solide prospettive di mercato e agli ambiziosi obiettivi di energia rinnovabile”. Più in basso troviamo poi Belgio, Ungheria e Grecia, tre Paesi che stanno emergendo come mercati promettenti, soprattutto per gli investitori più piccoli o con maggiore propensione al rischio.

TERNA: LA PRIMA ASTA MACSE SI TERRÀ A SETTEMBRE 2025

Per quanto riguarda la prima asta del MACSE (mercato a termine degli stoccaggi), a fine febbraio Terna ha comunicato di aver inviato al MASE la proposta per il contingente, e che il ministero dovrebbe approvarlo a giorni. “La prima asta per l’anno di consegna 2028 non è più pensabile a luglio, si parlerà di settembre, con una consultazione a luglio”, ha dichiarato Luca Marchisio, head of system strategy di Terna.

Marchisio ha spiegato che il ritardo non è necessariamente un male, perché più passano i mesi e più aumentano le probabilità che l’asta sia competitiva. “I volumi autorizzati devono essere maggiori dei contingenti. Sta iniziando la fase 2 per le batterie in Italia, e si compete per starci dentro. Dall’asta Capacity Market 2028 ci aspettiamo un’eccesso di capacità, con un aumento sostanziale della competizione. Nel medio-lungo periodo l’opzione ibrida regolato-merchant sarà sempre meno rilevante”, ha concluso Marchisio.

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