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Gasdotti

Perché, se la Russia tagliasse il gas, l’Europa potrebbe andare in recessione

L’aumento dei prezzi del petrolio e del gas innescato dal conflitto in Ucraina potrebbe portare alla peggiore stagflazione in Europa dagli Anni 70

La scorsa settimana Mosca ha tenuto fede alla sua minaccia di utilizzare le sue esportazioni di energia come arma di rappresaglia contro le sanzioni occidentali, imponendo divieti di esportazione ad ampio raggio.
Il vicepremier russo, Alexander Novak, ha affermato che il suo governo ha “il pieno diritto di imporre un embargo” sulle forniture di gas, interrompendo le forniture attraverso il gasdotto Nord Stream 1.

Di fronte a una delle più dure campagne di sanzioni contro qualsiasi Paese nella storia moderna, la Russia si trova in grande difficoltà. StanChart afferma che la continua riluttanza dei consumatori ad acquistare dalla Russia e la carenza di capitale, di attrezzature e di tecnologia continueranno a contrarre la produzione russa almeno per i prossimi tre anni. Gli esperti di materie prime prevedono che la produzione russa diminuirà di 1,612 milioni di barili al giorno nel 2022 e di ulteriori 0,217 mb/g nel 2023, con un picco anno su anno di 2,306 mb/g nel secondo trimestre 2022. La Russia rischia anche di essere cacciata dalla WTO o dal FMI.

Per salvare la moneta russa dal collasso totale e per combattere l’inflazione, la banca centrale del Paese ha alzato il suo tasso di interesse chiave al 20%, un massimo storico. Ciò però non basterà ad impedire alla Russia di precipitare in una disastrosa recessione. Tuttavia, Putin può consolarsi sapendo di trovarsi in buona compagnia.

LA MINACCIA DI UNA GRANDE STAGFLAZIONE

L’aumento dei prezzi del petrolio e del gas innescato dal conflitto in Ucraina ha sollevato la minaccia del peggior shock stagflazionistico che abbia colpito l’Europa dagli Anni 70. In mezzo alla forte dipendenza dai combustibili fossili, i prezzi dell’energia in Europa sono andati fuori controllo, con il gas naturale europeo scambiato a circa 62 dollari/mmbtu, che si traduce in 360 dollari al barile di petrolio su base energetica equivalente. Ma potrebbe andare anche peggio.

Una serie di esperti avverte che l’Europa cadrà in una profonda recessione se la Russia interromperà realmente l’approvvigionamento di gas in Europa. L’UE ha pianificato di ridurre di due terzi la sua dipendenza dal gas russo entro la fine di quest’anno e di porre fine completamente alle importazioni entro il 2030. Mosca, tuttavia, afferma che si vendicherà contro le sanzioni energetiche tagliando più rapidamente le forniture vitali.

L’Eurozona genera un quarto della sua energia dal gas naturale, con la Russia che rappresenta circa un terzo delle importazioni dell’Unione Europea. Goldman Sachs ha avvertito che qualsiasi ulteriore interruzione delle importazioni di gas potrebbe produrre degli effetti a catena significativi sulla produzione economica e sull’inflazione dell’Eurozona.

L’EUROZONA ANDRÀ IN RECESSIONE?

In una nota di ricerca, il capo economista europeo di Goldman, Sven Jari Stehn, e il suo team hanno delineato diversi scenari e valutato i potenziali impatti sull’economia europea. “Mappando i vincoli fisici dell’offerta di gas e le pressioni al rialzo dei prezzi in GVA (gross value added, valore aggiunto lordo) nell’area euro e nel Regno Unito, stimiamo che per il 2022 i prezzi elevati del gas potrebbero pesare sulla crescita del PIL dell’area euro di 0,6 punti percentuali e il Regno Unito di 0,1 punti percentuali rispetto alla nostra previsione di base, se non consideriamo ulteriori interruzioni dell’approvvigionamento di gas”, ha affermato Stehn.

In Germania l’impatto potrebbe essere ancora maggiore (-0,9 punti percentuali) a causa dell’elevata dipendenza dal gas russo. In uno scenario peggiore – in cui la Russia interrompa tutte le esportazioni dei gasdotti – Sven e il team affermano che la crescita del PIL dell’area euro dovrebbe diminuire di 2,2 punti percentuali nel 2022, con impatti considerevoli in Germania (-3,4 punti percentuali) e in Italia (-2,6 punti percentuali). In uno scenario più positivo, invece, un’interruzione completa è considerata improbabile data la dipendenza della Russia dalle esportazioni in Europa e dalle sue fonti di entrate sempre più ridotte altrove.

“Sebbene il mese scorso Mosca abbia stretto un nuovo accordo con Pechino per fornire alla CNPC altri 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno, il nuovo gasdotto pianificato per trasportare queste forniture richiederà dai 2 ai 3 anni per essere completato. Nel frattempo la Russia dovrà fare affidamento sulle sue vendite in Europa per finanziare la sua incursione militare in Ucraina e garantire la stabilità interna”, ha detto alla CNBC Mathieu Savary, capo stratega europeo di BCA Research.

Savary suggerisce che la minaccia di Novak evidenzia ancora il rischio di un’interruzione dell’approvvigionamento energetico europeo, che continuerà ad esercitare pressioni al rialzo sui prezzi del gas naturale nel breve termine. “Fino a quando il risk premium sui prezzi del petrolio e del gas naturale non sarà dissipato, gli alti costi energetici porteranno ad un periodo di stagflazione nell’Eurozona”.

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