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Petrolio

Petrolio: Ecco perché il prezzo potrebbe arrivare a 100 dollari

Limiti negli stoccaggi di petrolio, un ritorno rapido alla normalità, produzione imbrigliata dall’accordo Opec+ potrebbero contribuire a una fiammata dei prezzi

“Siamo in un momento deflazionistico che supera qualsiasi cosa si può vedere nella vita della maggior parte delle persone”, scriveva il New York Times appena tre giorni fa, la mattina dopo il brusco calo dei prezzi del petrolio, quando il Wti precipitò chiudendo a -37,63 dollari al barile. Colpa del coronavirus che ha scatenato una crisi economica senza precedenti a livello globale con la chiusura di interi settori industriali. Gli economisti hanno avvertito che la ricaduta sarà seguita dalla più grande recessione economica mai vista nella nostra vita, anche se pochi avrebbero potuto prevedere l’assurdità di un prezzo del petrolio negativo.

QUALCUNO L’AVEVA PREVISTO

Qualcuno, in effetti, l’aveva previsto. Esattamente tre settimane fa, il 1 aprile, la CNBC aveva pubblicato un rapporto intitolato ‘I prezzi del petrolio potrebbero presto diventare negativi quando il mondo finirà gli stoccaggi dove immagazzinare il greggio’: esattamente quello che è accaduto e sta accadendo tuttora. ‘Lo stoccaggio globale del petrolio potrebbe raggiungere la massima capacità in poche settimane’, riferivano alcuni analisti dell’energia alla CNBC, motivando il fenomeno con la crisi del coronavirus che avrebbe ridotto drasticamente i consumi e ‘costretto i produttori di greggio ad aumentare la loro produzione’.

MERCATO DEL PETROLIO PRONTO AL RIMBALZO

Visto che la situazione è totalmente senza precedenti, è impossibile predire cosa accadrà sui mercati petroliferi, ma alcuni esperti pensano che il petrolio sia pronto per una grande fiammata. Anche se i prezzi del petrolio sono più bassi di quanto non lo siano mai stati, “un fondo per l’energia pensa che 100 dollari al barile siano realizzabili”, ha riferito il Midland Reporter-Telegram all’inizio di questa settimana. All’epoca del rapporto, il petrolio era solo al minimo storico da 18 anni, piuttosto che al record registrato qualche giorno fa. L’introduzione dell’articolo era però esemplificativa: ”Prima però i prezzi dovrebbero scendere ancora di più”.

IL WESTBECK CAPITAL MANAGEMENT’S ENERGY OPPORTUNITY FUND HA PUNTATO SUGLI STOCCAGGI

Ma mentre i prezzi del petrolio sono crollati negli ultimi due mesi, “il Westbeck Capital Management’s Energy Opportunity Fund è salito del 20,2 per cento a marzo, dopo il calo registrato nei primi due mesi dell’anno, secondo la lettera agli investitori. Questo pone il fondo focalizzato sulle materie prime in crescita del 3,7 per cento nel primo trimestre dopo che i futures petroliferi statunitensi hanno subito un crollo del 66 per cento – il loro peggior trimestre di sempre”, riferisce il Midland Reporter Telegram. “Il fondo, che l’anno scorso ha guadagnato il 40 per cento in meno rispetto alle compagnie statunitensi di shale, ha rivolto la sua attenzione agli stoccaggi di petrolio che si riempiono in varie parti del mondo, in particolare nel più grande hub americano di Cushing, Oklahoma. Con troppo petrolio e non abbastanza posti dove metterlo, Cushing potrebbe raggiungere i limiti di stoccaggio entro metà maggio, una dislocazione del mercato che potrebbe preannunciare il prossimo punto di rottura dei prezzi”.

SI STANNO CREANDO LE BASI PER UN RIALZO DEI PREZZI

Proprio questo andamento farebbe pensare gli esperti a un enorme rimbalzo del prezzo del petrolio. Infatti, proprio mentre il mondo si affretta a ridimensionare la produzione di petrolio, sta creando il mercato per una crescita in futuro. “Quando saremo dall’altra parte della pandemia, pensiamo che la domanda di petrolio si normalizzerà molto rapidamente. E l’anno prossimo, potremmo persino assistere ad un’estrazione di scorte senza precedenti che il mondo esaurirà rapidamente”, ha detto a MRT l’amministratore delegato di Westbeck, Jean-Louis Le Mee, in un’intervista. “Questa disfatta significherà che sempre più produttori shale americani dovranno ridurre la produzione, alcuni dei quali in modo permanente”. In tale contesto i produttori ‘rinchiusi’ nel recente accordo tra Opec e i membri alleati per frenare la produzione, “potrebbero porre le basi per un rimbalzo dei prezzi negli anni a venire”. Mentre lo shale degli Stati Uniti che era già in grave declino con l’invecchiamento dei pozzi del Texas occidentale”, con il crollo del prezzo del petrolio, è stato ulteriormente gravato da fallimenti e da decine di migliaia di dipendenti licenziati. “Probabilmente tornerà in affari quando ci sarà una carenza di capacità inutilizzata. Bassa offerta, alta domanda. È così che funzionano queste cose”, ha chiosato Oilprice.

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