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Petrolio

Petrolio in discesa, è tempo di intervenire per l’Opec+?

Il mercato del petrolio ha dimostrato la sua incapacità nel sostenere un rialzo dei prezzi

L’Arabia Saudita ha ripristinato completamente, nel giro di poche settimane, la produzione petrolifera, danneggiata dagli attacchi alle strutture di Abqaiq e Khurais. Ma ora, Riad deve affrontare un’altra sfida che potrebbe rivelarsi più scoraggiante.

DOMINA LA DOMANDA DEBOLE

petrolioIl mercato del petrolio ha dimostrato la sua incapacità nel sostenere un rialzo dei prezzi in quanto gli operatori di mercato non stanno offrendo alcun premio al rischio geopolitico. Domina, invece, la domanda debole e incombe l’eccesso di offerta. Questa settimana il Brent è sceso sotto i 60 dollari al barile mentre un’ondata di notizie economiche poco rassicuranti ha acuito i timori di un rallentamento dell’economia globale.

PREVISIONI SULLA DOMANDA DI PETROLIO TAGLIATE PIÙ VOLTE QUEST’ANNO

Le previsioni sulla domanda di petrolio sono già state tagliate più volte quest’anno e il direttore esecutivo dell’Aie Fatih Birol ha dichiarato la scorsa settimana l’alta probabilità di un’altra revisione al ribasso. “Guardando l’indebolimento dell’economia globale, la Cina, il motore della domanda globale di petrolio, sta vivendo la crescita economica più bassa da 30 anni. Le economie avanzate stanno rallentando. Potremmo rivedere i nostri numeri nei prossimi giorni o mesi, ha detto Birol.

L’ECONOMIA STA RALLENTANDO

Anche Opec e gli altri paesi produttori non aderenti al cartello riconoscono che la situazione è delicata: “Naturalmente la domanda è influenzata dallo status dell’economia globale e l’economia sta rallentando”, ha dichiarato a Mosca il ministro russo dell’Energia Alexander Novak qualche giorno fa . Ma per ora, non sembra esserci alcun cambio di strategia. “Non ci sono eventi di crisi che richiedono una riunione di emergenza”.

LA SITUAZIONE POTREBBE PEGGIORARE

Le cose potrebbero cambiare in caso di peggioramento della situazione. In un rapporto del 3 ottobre, Standard Chartered si è meravigliato di come la crescita della domanda di petrolio sia scesa al minimo di 10 anni. “Questo è il terzo mese consecutivo in cui la domanda anno su anno scende secondo il nostro modello di saldo mensile disaggregato, la prima volta che ciò accade dal 2009″, ha scritto la banca d’investimento. “Negli ultimi 10 anni, la domanda di petrolio è aumentata anno su anno in 113 mesi e diminuita in soli sette. Tuttavia, cinque di queste sette cadute si sono verificate negli ultimi otto mesi”. In breve, una crescita così debole non si vede dai tempi della crisi economica. Standard Chartered stima che sette paesi abbiano registrato cali su base annua della domanda di almeno 100 mila barili giornalieri: Messico, Canada, Arabia Saudita, Italia, Paesi Bassi, Turchia e Corea.

INDUSTRIA SHALE STA RALLENTANDO NOTEVOLMENTE

Tra gli aspetti che pesato sull’andamento dei prezzi del petrolio vi senza dubbio il fatto che l’industria americana dello shale viene schiacciata da fondi finanziari e la produzione ha già rallentato notevolmente. Il recente calo dei prezzi eserciterà ancora più pressione sui “drillers”. Ciò riporta l’attenzione sulla questione del perché: “Se il mercato sta abbassando i prezzi in un momento in cui l’industria petrolifera americana è già in difficoltà, ciò implica una visione di mercato più pessimistica dell’economia globale rispetto a quella attualmente valutata nella maggior parte degli altri mercati di attività”, ha risposto Standard Chartered.

INTERVENTO OPEC+?

Questa settimana il ministro saudita Abdulaziz bin Salman ha tratto una conclusione analoga nei commenti ai giornalisti a Mosca, ma sembrava fiducioso sul fatto che il mercato si sarebbe svegliato: “Ci sono cose che sono reali e cose che sono percepite. Siamo guidati da aspettative negative – ha detto il principe Abdulaziz -. Dal lato della domanda, sì, c’è stato un ribasso, ma le persone devono capire che anche l’offerta potrebbe diminuire”. Per ora, la produzione di shale inferiore alle attese non sta portando a un rimbalzo dei prezzi, non con l’economia globale che preme i freni. Tuttavia, se il petrolio continuerà a oscillare verso il basso, l’Opec+ potrebbe dover rivisitare i suoi piani. L’accordo sul taglio della produzione scadrà a marzo, ma una recessione economica potrebbe richiedere tagli più profondi della produzione o, quanto meno, un’estensione dell’attuale accordo.

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