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Petrolio: Mosca punta ad aumento produzione. Washington alla Bielorussia

In settimana, il ministro Novak aveva affermato che la Russia ha il potenziale per aumentare la produzione di petrolio di 500.000 barili al giorno

La parola d’ordine è aumentare la produzione di petrolio. Le compagnie petrolifere russe hanno intenzione di partire da aprile riversando sul mercato barili di petrolio, lasciando alle spalle qualsiasi accordo con l’Opec. La scorsa settimana le big russe tra cui Rosneft, Lukoil, Gazprom Neft, Tatneft e Surgutneftegas, hanno incontrato il ministro dell’Energia Alexander Novak mettendo a punto la strategia.

IL NODO DELLA QUOTAZIONE

I russi, al contrario di altri paesi soprattutto mediorientali, sembrano essere a loro agio con le attuali quotazioni del petrolio. In passato hanno mostrato di poter arrivare fino al limite di 25 dollari al barile, che rappresenta a detta di molti, il loro punto di breakeven.

LA POSIZIONE DI GAZPROM NEFT

Alexander Dyukov, amministratore delegato del braccio petrolifero di Gazprom, Gazprom Neft, ha riferito ai giornalisti che il ritorno all’accordo Opec+ non è stato discusso durante l’incontro con il ministro. Anche perché, ha ammesso Dyukov, lo scoppio dell’epidemia di coronavirus e la recessione avrebbero comunque portato i prezzi del petrolio a 35 dollari al barile, anche se l’Opec e i suoi alleati guidati dalla Russia avessero raggiunto un accordo la scorsa settimana.

Gazprom Neft, sempre per voce di Dyukov, si è detta delusa per la rottura dell’accordo con il cartello dei paesi produttori ma ha attribuito l’insuccesso all’Opec stessa. In ogni caso, il colosso petrolifero russo, terzo produttore del paese, potrebbe aumentare la sua produzione tra i 40 e i 50.000 barili di petrolio al giorno ad aprile, secondo le dichiarazini di Dyukov riportate dalla TASS.

Gazprom Neft può lavorare con prezzi a 35 dollari al barile, ha detto il manager, mentre il CEO di Tatneft, Nail Maganov, si è vantato di poter persino lavorare con prezzi di 8 dollari, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa Prime.

Commentando le notizie secondo cui l’Arabia Saudita si sta ora preparando a inondare i mercati con il suo petrolio più economico, inclusa l’Europa, mercato chiave per la Russia, Dyukov ha affermato che Gazprom Neft non è preoccupata che il suo petrolio venga espulso dal mercato perché sostanzialmente tutti i suoi volumi sono stati già venduti nonostante condizioni di mercato attuali.

PER NOVAK RUSSIA PRONTA AD AUMENTARE LA PRODUZIONE A 500 MILA BARILI

In settimana, il ministro Novak aveva affermato che la Russia ha il potenziale per aumentare la produzione di petrolio di 500.000 barili al giorno e che entro la fine di aprile il paese sarebbe stata in grado di ripristinare tutti i tagli alla produzione previsti dall’accordo con l’Opec, il che avrebbe aumentato la produzione di 200.000 barili giornalieri rispetto ai livelli attuali. Commentando la rottura dell’alleanza Opec+, Novak ha inoltre affermato che la Russia non vede per il momento le condizioni per riaprire i colloqui.

GLI USA VOGLIONO VENDERE PETROLIO IN BIELORUSSIA

Nel frattempo i russi devono guardarsi le spalle anche da un altro temibile concorrente, e proprio nel loro ‘cortile’, la Bielorussia.

Il Dipartimento di Stato americano ha annunciato “la volontà delle compagnie statunitensi di iniziare immediatamente a vendere petrolio alla Bielorussia a prezzi di mercato competitivi” con un chiaro segnale a Minsk – e alla vicina Russia – del desiderio di Washington di voler espandere i legami commerciali con il paese.

Un portavoce del Dipartimento di Stato ha dichiarato che il Segretario di Stato Mike Pompeo “ha ribadito il sostegno degli Stati Uniti alla sovranità bielorussa” e “ha discusso del potenziale per aumentare i legami commerciali bilaterali” in una telefonata del 13 marzo con il ministro degli Esteri bielorusso Uladzimir Makei.

L’annuncio arriva a poco più di un mese dal viaggio di Pompeo in Bielorussia, il primo di un segretario di Stato americano dal 1994. La Bielorussia ha trascorso decenni facendo molto affidamento sulla Russia per petrolio e gas a basso costo, e miliardi in sussidi annuali per sostenere la sua economia. Ma negli ultimi tempi si erano creati contrasti. A febbraio, il presidente Alyaksandr Lukashenka aveva minacciato di iniziare a sfruttare il petrolio proveniente da un oleodotto di transito se la Russia non avesse fornito alla Bielorussia i volumi di greggio di cui aveva bisogno. Il gasdotto Druzhba, lungo 4.000 chilometri, attraversa il territorio bielorusso e fornisce all’Europa circa 1 milione di barili di petrolio russo al giorno. Le consegne di petrolio attraverso questa conduttura sono state interrotte nell’aprile 2019 a causa delle elevate concentrazioni di cloruro organico presenti nell’infrastruttura, un problema che ha causato mesi di attrito e controversie.

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