Il Mase ha chiesto 239 integrazioni sul progetto del Ponte di Messina, la cinese Dongfeng è in trattative con il Governo per lo sbarco in Italia mentre è una bufala l’Italia si ail quinto paese al mondo per soldi pubblici all’oil&gas: la rassegna dei giornali di oggi
Quarantadue pagine di osservazioni con la richiesta di 239 ‘integrazioni’ per il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina: la richiesta è arrivata dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. A questa richiesta si aggiunge quella del ministero della Cultura arrivata dalle Soprintendenze archeologiche di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Messina. Intanto, il governo sarebbe in trattative preliminari con la cinese Dongfeng Motor Group Co per la produzione di auto in Italia, “utile a incrementare il suo Go Global”. Infine, l’Italia non è il quinto maggiore finanziatore mondiale dell’industria fossile. I conti di ReCommon non tornerebbero secondo Il Foglio. Tutto nasce dall’equivoco delle garanzie Sace: “Se, grazie alla garanzia Sace, le imprese possono ottenere i finanziamenti a un tasso inferiore di un punto percentuale, allora l’ordine di grandezza del sussidio effettivo su un totale di 20 miliardi non è pari a 20 miliardi, ma ad appena 200 milioni”, si legge sul quotidiano.
PONTE SULLO STRETTO, DUBBI DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE: CHIESTE 239 INTEGRAZIONI
“Quarantadue pagine di osservazioni. Con la richiesta di 239 ‘integrazioni’ sull’analisi costi-benefici, sulla descrizione di tutti gli aspetti progettuali, sulla cantierizzazione, sui vincoli ambientali, sulla gestione delle terre, dei materiali e dei rifiuti, sul rischio sismico e di maremoti, sull’impatto su atmosfera, aria, clima, ambiente idrico, flora, fauna, rumore e campi magnetici. Dopo i dubbi del Comitato scientifico, nonostante il finale «parere positivo» al progetto, arrivano quelli del ministero dell’Ambiente. E il percorso del Ponte sullo Stretto di Messina sembra sempre più accidentato”. È quanto scrive il Corriere della Sera di oggi. “(…) Dal Mase viene chiarito che ‘la richiesta di integrazioni non è un giudizio di merito finale ma soltanto la prima tappa tipica del procedimento di Via’, che comunque ‘il progetto del Ponte ha superato il primo step, quello della Commissione Via-Vas’ e che ‘il numero di chiarimenti è in linea con le procedure per opere assimilabili, per alcuni impianti petroliferi il numero è stato anche maggiore’. E poi la precisazione: ‘La procedura di Via va avanti con celerità e ogni attenzione possibile, nella consapevolezza comune, in primis all’interno del governo, che il Ponte dovrà essere un’opera utile, sicura e sostenibile’. Anche per il ministero dei Trasporti ‘si tratta della normale procedura ed è corretto approfondire tutti gli aspetti di un’opera che sarà unica al mondo’ e viene assicurato: ‘Le integrazioni saranno fornite entro 30 giorni’”, prosegue il quotidiano.
“(…) E però, dopo i rilievi del ministero dell’Ambiente c’è anche una ‘richiesta integrazioni’ dal ministero della Cultura con la direzione generale che interviene dopo aver consultato le Soprintendenze archeologiche di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Messina che avevano giudicato in alcuni casi ‘carente’, non ‘sufficientemente approfondita’ o ‘insoddisfacente’ la documentazione inviata sul progetto, in particolare sugli aspetti paesaggistici e archeologici. Anche il ministero di Piazza del Collegio Romano ritiene perciò ‘necessaria l’acquisizione di documentazione integrativa’ (…)”, conclude il quotidiano.
AUTO, DONGFENG IN TRATTATIVE CON IL GOVERNO PER LO SBARCO IN ITALIA
“Inizia a dare i suoi frutti la ripresa della diplomazia economica inaugurata da Commissione Mista e Forum Imprenditoriale Italia-Cina che si sono svolti a Verona la scorsa settimana, protagoniste le due delegazioni guidate dal ministro degli Esteri, Antonio Tajani e da quello del commercio cinese, Wang Wentao. Comune ai due schieramenti l’obiettivo di incrementare gli investimenti bilaterali, confermato dalle indiscrezioni secondo cui la cinese Dongfeng Motor Group Co. è in trattative preliminari con il Governo italiano per la produzione di auto in Italia, utile a incrementare il suo Go Global”. È quanto si legge su Il Sole 24 ore di oggi.
“Dongfeng, partner del produttore Fiat Stellantis NV, sta valutando infatti un impianto in Italia con una capacità di produrre più di 100mila veicoli all’anno. La conferma viene dalle dichiarazioni a Bloomberg di Qian Xie, direttore delle operazioni in Europa. (…) In realtà l’azienda cinese è sotto pressione, dal picco nel 2017 con 2,83 milioni di consegne le vendite di Dongfeng sono scese a 1,72 milioni nel 2023 (-38%). ‘In Italia si può trarre vantaggio da tutta la forte eredità che il Paese ha nell’industria automobilistica’, ha precisato Xie, perchè ‘nonostante Dongfeng creda “fortemente” in un futuro elettrico, a partire da ora per l’Italia la casa automobilistica dovrebbe concentrarsi sulle auto ibride’. L’Italia, con il 4% delle vendite di EV è sotto la media europea del 15 per cento. (…)”, conclude il quotidiano.
ENERGIA, PERCHÉ È UNA BUFALA L’ITALIA QUINTO PAESE AL MONDO PER SOLDI PUBBLICI ALL’OIL&GAS
“E’ possibile che l’Italia – un paese povero di risorse – sia il quinto maggiore finanziatore mondiale dell’industria fossile? La risposta breve è: no. Eppure, questa notizia è stata ampiamente reclamizzata da ReCommon, ‘un’associazione che lotta contro gli abusi di potere e il saccheggio dei territori’. (…)”. È quanto si legge su Il Foglio di oggi. “Per quanto riguarda l’Italia, dunque, nel mirino c’è la Sace che ‘tra il 2016 e il 2023 ha emesso garanzie (assicurazioni sui progetti o garanzie sui prestiti per la realizzazione dei progetti) per il settore degli idrocarburi pari a 20 miliardi di euro, che rappresentano una fetta importante dei cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi italiani. Una cifra che equivale quasi a una manovra finanziaria’. Ed ecco svelato l’arcano: questi 20 miliardi di euro non sono fondi trasferiti agli inquinatori, bensì il valore degli investimenti garantiti. Se, grazie alla garanzia Sace, le imprese possono ottenere i finanziamenti a un tasso inferiore di un punto percentuale, allora l’ordine di grandezza del sussidio effettivo su un totale di 20 miliardi non è pari a 20 miliardi, ma ad appena 200 milioni (…)”, si legge sul quotidiano.