Privatizzazioni a rilento e il Governo cambia i piani, Fitto candidato a vicepresidenza Ue, l’acquisizione di 2i Rete Gas entra nel vivo. La rassegna Energia
Le privatizzazioni delle aziende energetiche procedono a rilento e il Governo potrebbe cambiare i suoi piani, ma l’obiettivo dello 0,7% dovrebbe essere confermato. Fitto è in corsa per ottenere una vicepresidenza esecutiva in Europa, ma prima von der Leyen dovrà riuscire a convincere Francia e Germania. La partita dell’acquisizione di 2i Rete Gas da parte di Italgas entra nel vivo. In campo ci sarebbero già Jp Morgan, Morgan Stanley, Banco Bpm, Société Générale Bank of America, Citi, ma non è escluso che nel consorzio entrino altri istituti, secondo Il Corriere della Sera. La rassegna Energia.
ENERGIA, PRIVATIZZAZIONI A RILENTO
“Un percorso ad ostacoli. Necessario per ridurre il debito pubblico, non per far quadrare i conti della manovra (anche se poi si tradurrebbe in un risparmio effettivo sugli interessi da pagare). Il piano di privatizzazioni abbozzato dal governo procede a tentoni, stretto tra la necessità di mediare tra gli interessi politici e l’interesse del mercato che non sempre reagisce con l’entusiasmo auspicato. In questa nuova cornice potrebbe subire qualche ritocco il piano di privatizzazioni. Già in primavera il Def aveva ridimensionato l’obiettivo iniziale di arrivare all’1% del Pil, portando il target complessivo del triennio 2024-26 allo 0,7% (circa 14 miliardi e non i 20 previsti nella manovra dello scorso anno). Cifre che è probabile vengano ribadite”, si legge su La Stampa.
“Al momento il bottino è vicino a quota 3 miliardi: il ministero dell’Economia ha ceduto, con operazioni di accelerated bookbuilding, il 2,8 per cento del capitale di Eni, con un incasso di 1,4 miliardi e poi, tra novembre 2023 e marzo 2024, quote del capitale di Mps, totalizzando 1,5 miliardi (anche se una quota si riferisce, appunto, all’anno scorso). (…) E quindi nel mirino ci sono Poste, Mps, Fs, Enav, Eni, ma pure una liberalizzazione dei porti. Proprio Poste sembra essere il dossier più imminente e remunerativo. (…) L’iter avviato a gennaio prevedeva che lo Stato non sarebbe sceso sotto il 35%, a fine maggio il cambio di rotta: mai sotto 51%, con l’effetto di ridurre il potenziale incasso a circa 2 miliardi. Il Dpcm che parlava del 35% però non è ancora stato modificato (così avrebbe potuto cedere fino al 29% con un incasso potenziale di 5 miliardi). A dare battaglia erano stati i sindacati, contrari a ulteriori vendite, che già a maggio avevano ottenuto la retromarcia”, continua il giornale.
“«Il contestato progetto di svendita di ulteriori quote di Poste italiane registra oggi un mezzo passo indietro del Governo. Restiamo in attesa che agli annunci seguano i fatti, dal momento che non esiste alcun testo scritto», aveva detto il segretario confederale Cgil Pino Gesmundo. E avevano aggiunto: «Vendendo la quota di Poste, il ricavato andrebbe obbligatoriamente destinato ad abbattere il debito pubblico, ottenendo un risparmio inferiore a quanto lo Stato incassa dai suoi dividendi». Da allora non è cambiato nulla nel Dpcm, il decreto non è stato modificato ma nemmeno la versione che riportava il 35% è stata ufficializzata. Per essere formalizzata, infatti, serviva un’ulteriore approvazione in Cdm dopo il parere delle commissioni parlamentari, per poi essere pubblicato in gazzetta ufficiale. (…) Un capitolo che sembra più complicato di altri è quello Enav, che comunque non sarebbe possibile portare a casa prima del 2025, per incassare circa mezzo miliardo. Secondo alcuni fondi potenzialmente interessati, il titolo sarebbe molto illiquido e non particolarmente amato perché poco performante. Inoltre per il Mef scendere sotto il 51% imporrebbe la necessità di cambiare le norme. Seguendo il modello degli aeroporti, allo studio c’è anche l’apertura ai privati degli scali marittimi. Il governo ha fatto sapere, tramite il viceministro dei Trasporti Edoardo Rixi, che intende approvare una riforma dei porti”, continua il giornale.
ENERGIA, FITTO IN CORSA PER VICEPRESIDENZA UE
“L’ultimo Paese è stato il Belgio, che sta ancora negoziando la formazione di un governo dopo le elezioni legislative di giugno: ieri Bruxelles ha indicato come commissaria europea la ministra degli Esteri Hadja Lahbib, andando incontro così alle richieste della presidente Ursula von der Leyen di un nome femminile nel tentativo di bilanciare la presenza delle donne nell’esecutivo europeo. Adesso le caselle del puzzle sono complete. Ieri la Romania ha cambiato candidato e ha nominato l’eurodeputata Roxana Mînzatu al posto di Victor Negrescu. Al momento quindi ci sono 10 donne, inclusa la presidente, su 27 membri ma la componente femminile potrebbe crescere ancora dopo le interviste con von der Leyen e dopo le audizioni con il Parlamento europeo, che tradizionalmente respinge sempre qualche candidato (nella scorsa legislatura tre)”, si legge su Il Corriere della Sera.
“Le eventuali bocciature permetteranno a von der Leyen di negoziare altri nomi femminili. Secondo diverse fonti Ue sarebbe già in corso una trattativa con Malta che ha indicato il 34enne Glenn Micallef, funzionario pubblico che è stato a capo della segreteria del premier Abela. Malta ha messo gli occhi sul portafoglio del Mediterraneo ma il curriculum di Micallef non è dei più prestigiosi, la maggior parte dei candidati sono ex ministri. Dunque optare per una donna di esperienza aumenterebbe le chance di successo dell’isola. (…) Sofia ambirebbe al portafoglio della Coesione, che è lo stesso a cui stanno puntando l’Italia e la Grecia. Secondo alcune fonti Ue le deleghe a cui starebbe pensando von der Leyen per Raffaele Fitto sarebbero la politica di coesione, con le due direzioni generali Regio e Reform, più la supervisione del Pnrr con la task force Recover, guidata da Celine Gauer, e la parte della Dg Ecfin che segue Next Generation Eu”, continua il giornale.
“Sul tavolo per l’Italia ci sarebbe anche una vicepresidenza esecutiva, ma von der Leyen dovrà convincere Francia e Germania, visto che la premier Meloni ha votato contro la riconferma della leader tedesca ed è espressione di un gruppo — i conservatori dell’Ecr — che non fanno parte della «maggioranza Ursula». Gli altri vice esecutivi dovrebbero essere il francese Thierry Breton (Parigi potrebbe essere interessata all’Antitrust Ue con la Dg Competition per riscrivere le regole della concorrenza dopo le frizioni con Vestager, ma anche all’Industria e al Digitale), la spagnola Teresa Ribera (Madrid vuole guidare la politica climatica), il lettone Valdis Dombrovskis che anche in questa legislatura ha lo stesso titolo e lo slovacco Maros Šefcovic. Altra vicepresidente, come d’abitudine, sarà l’estone Kaja Kallas che è Alto rappresentante Ue. (…) La nuova Commissione è spostata a destra, con 15 rappresentanti del Ppe (inclusa la presidente e nell’ipotesi che scelga la bulgara Zaharieva), cinque socialisti (anche se Šefcovic fa parte dello Smer, che è stato sospeso dal Pse), quattro liberali, uno dell’Ecr (Fitto), uno dei Patrioti (Várhelyi) e un indipendente”, continua il giornale.
GAS, ISTITUTI COINVOLTI ACQUISTO 2I RETE GAS
“Conclusa la pausa estiva, entrano nel vivo i lavori per una delle più grandi operazioni dell’anno nell’industria energetica europea. Tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima, secondo indiscrezioni, potrebbe riunirsi il consiglio di amministrazione di Italgas per approvare l’offerta vincolante per la concorrente 2i Rete gas. La proposta dovrebbe attestarsi intorno ai 5,2 miliardi di euro, debito incluso, per l’intero capitale dell’azienda controllata dal gestore infrastrutturale F2i e partecipato dai fondi Ardian e Apg. L’offerta sarà poi sottoposta al board di 2i Rete gas che dovrà a sua volta accettarla.(…) Italgas farà fronte inizialmente al fabbisogno finanziario mediante un prestito ponte garantito da Jp Morgan. Dopodiché, il rifinanziamento di tale debito avverrà tramite una combinazione di strumenti di capitale, debito o ibridi, con l’obiettivo comunque di mantenere l’attuale merito di credito di Italgas. Se dovesse risolversi per un aumento di capitale — che potrebbe ammontare a un miliardo — il gruppo dovrebbe convocare un’assemblea straordinaria dei soci per approvarlo e poi raccoglierne la disponibilità a sottoscriverlo”, si legge su Il Corriere della Sera.
“Cassa depositi e prestiti, che controlla il 59% di Cdp reti, a sua volta primo azionista di Italgas con il 26%, si è già detta disponibile a fornire il suo supporto. Resta da capire se gli altri soci di Cdp reti — i cinesi di State Grid al 35% e altri investitori istituzionali al 5,9% — faranno altrettanto. Snam, secondo azionista di Italgas con il 13,5%, ha fatto poi sapere che «manterrà la stessa esposizione finanziaria». (…) Da valutare infine le intenzioni degli altri azionisti di Italgas, fra cui i fondi Usa di Lazard (9,7%) e l’imprenditore Romano Minozzi (4,2%)”, continua il giornale.
“Questa lunga procedura richiederà, in ogni caso, tempo. Italgas è intanto al lavoro per definire la squadra delle banche che cureranno l’operazione dal punto di vista finanziario. In campo ci sarebbero già Jp Morgan, Morgan Stanley, Banco Bpm, Société Générale Bank of America, Citi, ma è possibile che nel consorzio entrino altri istituti. (…) Fra Italia e Grecia, Italgas serve 1.983 Comuni e in Borsa capitalizza 4,1 miliardi, a fronte di 1,8 miliardi di ricavi. Sotto la regia di F2i, invece, 2i Rete gas ha continuato ad aggregare realtà locali arrivando a fine 2023 a 815 milioni di fatturato con un ebitda di 546 milioni. Come è evidente da questi numeri, l’unione potrebbe comportare rischi antitrust, eventualmente scongiurabili con la cessione di attività. La questione, comunque, diventerà di attualità solo dopo l’intesa definitiva e sarà competenza dell’autorità della concorrenza dirimerla. Ciò non toglie che i consulenti di Italgas abbiano elaborato delle simulazioni, secondo le quali i rimedi antitrust potrebbero comportare la cessione del 20-25% delle attività acquisite. Chi potrebbe candidarsi a rilevarle? Sul mercato si fa con insistenza il nome di Ascopiave — da solo o con un alleato finanziario — che è a caccia di occasioni di crescita”, continua il giornale.