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McKinsey Prospettive Al 2040

Quale futuro per la raffinazione dei prodotti con la transizione energetica?

Secondo un’analisi di McKinsey, l’elettrificazione, la razionalizzazione e la politicizzazione influiranno sulle prospettive al 2040

Chi parla di disastro energetico, chi parla di futuro e possibilità. Chi riesce a riconoscere il confine tra la necessità di pensare oggi alla sicurezza energetica e domani al completamento della transizione. E chi preferisce schierarsi ciecamente in uno dei due poli, come fosse una partita di calcio e non una questione di emergenza da risolvere con tanti strumenti.

In un contesto complesso e continuamente stravolto dalle dinamiche quotidiane, prova a inserirsi un’analisi di McKinsey & Company, multinazionale di consulenza strategica leader nel mondo per quota di mercato. Secondo cui, il settore della raffinazione saranno protagoniste (attive o passive dipenderà da loro) della transizione energetica.

LA RAFFINAZIONE DA QUI AL 2040

“Entro il 2040, l’industria della raffinazione globale potrebbe mantenere le sue dimensioni o perdere fino al 75% del suo valore su base EBITDA-equivalente, a seconda dello scenario”, dice McKinsey.

Nell’ipotesi di una prospettiva di crisi, “il calo del pool di valore nelle regioni OCSE è in gran parte compensato dalla crescita del pool di valore nel resto del mondo, guidato da Asia e Medio Oriente”. A 150 miliardi di dollari tra 2030 e 2040 contro i 156 miliardi di dollari nel quinquennio 2015-2019.

PAESI OCSE A RISCHIO, SOPRATTUTTO NORD AMERICA E EUROPA

Nell’ambito dei Paesi Ocse, sono Nordamerica e Europa a vedersela peggio. “A causa dell’anticipo del picco previsto nella domanda globale di liquidi rispetto al resto del mondo”, spiega il gruppo. Negli Usa, ad esempio, malgrado margini competitivi superiori per inferiorità di costi e facile reperibilità delle materie prime pesa la vicinanza proprio al vecchio Continente. E allora: “tra il 5 e il 41% della capacità di raffinazione in Nord America potrebbe avere margini netti di cassa negativi entro il 2040, a seconda dello scenario”. Che può passare dal Fading Momentum, al Current Trajectory fino allo scenario della Further Acceleration.

IL PESO DELL’ELETTRICO E NON SOLO

Tra i fattori che incideranno sul futuro della raffinazione c’è quello della svolta all’elettrico. “Nello scenario Current Trajectory (CT), l’attuale traiettoria di miglioramenti tecnologici, in particolare nella tecnologia delle batterie per veicoli elettrici (EV), continua, sostenuta dalle politiche e dagli obiettivi climatici annunciati alla fine del 2021”, spiega la ricerca.

Mentre in caso di accelerazione delle fasi, “i miglioramenti nei costi delle batterie e gli obiettivi governativi più severi nel settore dei trasporti anticipano il picco di diversi anni. I biocarburanti, i carburanti sintetici con H2 e la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (CCUS) contribuiscono in modo più significativo alla domanda e agli obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2040”. Tutto dipende dalle tempistiche del progresso. E allo stato attuale, “le vendite di veicoli elettrici raggiungeranno circa il 50% delle vendite di veicoli nuovi a livello globale in tutti i segmenti di veicoli già nel 2030, quando i costi delle batterie per i veicoli elettrici toccheranno la parità con i motori a combustione interna (ICE)”.

A incidere, specie in Europa, saranno però anche il “calo più rapido previsto della domanda regionale, dei costi energetici più elevati e dell’aumento dei prezzi della CO2 nell’ambito del sistema di scambio di quote di emissione”. Con un calo di raffinazione del 20% minimo e del 60% massimo in base allo scenario.

QUALE FUTURO

Il rapporto è denso e va osservato nella sua interezza. Ma già da queste chiavi si intuisce la traiettoria disegnata per le industrie di raffinazione. Che confluisce, poi, verso una prospettiva di “maggiori probabilità di chiudere o di subire una conversione a terminale o a biocarburanti se presentano alcune delle seguenti caratteristiche: configurazione semplice, posizione costiera esposta alla concorrenza delle esportazioni, non integrazione con i prodotti petrolchimici o proprietà privata”. Da qui al 2040, però, le opzioni a cui potremo far fronte possono essere tante. L’importante sarà prenderle tutte in uguale considerazione.

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