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Enel

La fine della “sunshine tax” potrebbe rilanciare le rinnovabili spagnole

Nel 2017 l’energia rinnovabile ha rappresentato il 46 per cento della potenza installata, generando il 33,7 per cento del fabbisogno nazionale.

Sette anni fa, la Spagna era in procinto di diventare leader mondiale nel settore delle energie rinnovabili. Ma dopo l’elezione, alla fine del 2011, di un governo popolare “ostile” al settore, i progressi sono stati pressoché scarsi o nulli. Come ricorda il Financial Times in un articolo, la Spagna dispone di importanti riserve di gas e petrolio shale onshore e offshore. Riserve non sfruttate a causa delle proteste di ambientalisti e autorità locali. Da giugno, tuttavia, il nuovo governo di minoranza, guidato dal socialista Pedro Sánchez, ha riaffermato l’impegno dell’esecutivo a favore delle energie rinnovabili.

IL GOVERNO SI È IMPEGNATO A RIMUOVERE LA COSIDDETTA SUNSHINE TAX

Uno dei suoi primi atti è stato quello di andare a Bruxelles per affermare il suo obiettivo di tornare ad essere uno dei leader europei in questo campo. Il governo si è impegnato a rimuovere il principale ostacolo allo sviluppo dell’energia solare, la cosiddetta sunshine tax, (o ‘impuesto al Sol’, imposta sul Sole) che si applica a coloro che generano la propria elettricità utilizzando la tecnologia fotovoltaica. Il governo ha anche messo sotto lo stesso tetto i ministeri dell’Energia e dell’Ambiente.

NEL 2017 L’ENERGIA RINNOVABILE HA GENERATO IL 33,7 PER CENTO DEL FABBISOGNO NAZIONALE

Secondo i dati di Red Eléctrica de España, che gestisce la rete spagnola, nel 2017 l’energia rinnovabile ha rappresentato il 46 per cento della potenza installata, generando il 33,7 per cento del fabbisogno nazionale. Di questi, il 22,2 per cento proveniva dall’eolico, il 16,4 per cento dall’idroelettrico e il 6,7 per cento da una combinazione di solare fotovoltaico e termico. Ciò fa delle rinnovabili la maggiore fonte di produzione di energia elettrica, seguite dal carbone (9,6 per cento) e dal nucleare (6,8 per cento). La quota di energie rinnovabili è diminuita del 16,3 per cento nel 2017 a causa della siccità che ha colpito l’idroelettrico. Il deficit è stato colmato dalle centrali a ciclo combinato e a carbone, con un aumento delle emissioni di CO2.

TROPPI SQUILIBRI TERRITORIALI IN SPAGNA

Fernando Ferrando, presidente della Fondazione per le Energie Rinnovabili di Madrid, ha spiegato a Ft che le compagnie energetiche hanno ricevuto sovvenzioni per costruire parchi eolici in luoghi dove c’era molto vento, ma non molto richiesta. Di conseguenza, le regioni con la più alta capacità rinnovabile sono quelle con la popolazione più bassa. Sebbene l’80% della popolazione e il 75% del consumo di elettricità sia concentrato nelle città, Madrid e Barcellona queste due sono le regioni con la minore capacità rinnovabile. Mentre la Galizia, con una popolazione di 2,7 milioni di abitanti, produce 7.152 MW da fonti rinnovabili rispetto all’area metropolitana di Madrid (6,6 milioni di persone), con 231 MW.

LE RAGIONI DELLA SCARSA PENETRAZIONE DEL FOTOVOLTAICO

La maggior parte dei paesi permette ai proprietari di case di vendere l’energia in eccesso generata dai loro pannelli solari per compensare i costi di installazione. In Spagna, le società elettriche hanno convinto il governo ad introdurre la “sunshine tax”, in base alla quale gli individui sono tassati sull’elettricità prodotta, anche se per uso proprio. Come risultato, l’installazione dei pannelli solari si è fermata, distruggendo migliaia di posti di lavoro. Ma ora c’è da considerare anche un altro fattore: secondo l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili, il costo della produzione di energia solare è diminuito del 73% dal 2010. Secondo la Fondazione per le energie rinnovabili se il governo rendesse efficienti dal punto di vista energetico 500.000 edifici all’anno, creerebbe anche molti posti di lavoro in un paese in cui la disoccupazione è al 15,3%.

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