Un cavo sottomarino da record lungo 4.800 km per portare il sole e il vento del Sahara al cuore dell’industria tedesca. Un progetto da 40 miliardi di euro che ridisegna la mappa energetica e geopolitica del continente.
Un filo invisibile lungo quasi cinquemila chilometri potrebbe collegare il sole e il vento del Marocco alle case e alle industrie tedesche. È questa l’ambizione del progetto Sila Atlantik, un’iniziativa che punta a portare grandi quantità di elettricità verde attraverso il più lungo cavo sottomarino mai realizzato al mondo. L’idea è già in fase avanzata, scrive l’Handelsblatt che pubblica in esclusiva informazioni di prima mano: i promotori hanno avviato contatti con il ministero dell’Economia a Berlino e presentano cifre che danno la misura della portata del progetto. In Nord Africa sorgeranno impianti eolici e fotovoltaici da 15 gigawatt complessivi, capaci di generare fino a 26 terawattora di energia l’anno, l’equivalente del 5% del fabbisogno tedesco.
UN CAVO RECORD DAL MAROCCO ALLA GERMANIA
L’elettricità verrebbe trasmessa attraverso due linee a corrente continua, ciascuna da 1,8 gigawatt di capacità, per un percorso sottomarino di circa 4800 chilometri che si concluderebbe in due punti di approdo in Germania. Sarebbe un primato mondiale per lunghezza, con la prospettiva di rafforzare la transizione energetica tedesca in un momento in cui Berlino fatica a definire una rotta stabile per il futuro mix energetico.
A sostenere l’iniziativa vi è un gruppo di manager con esperienze in grandi utility – rivela il quotidiano economico tedesco – come EnBW e Orsted, affiancati da partner di rilievo. Eon, Uniper e la britannica Octopus Energy hanno manifestato interesse. Uniper, ad esempio, sottolinea che l’elettricità marocchina potrebbe rappresentare un’integrazione preziosa accanto alle centrali a gas flessibili, mentre Eon parla di progetto stimolante ma ancora prematuro per entrare nei dettagli. Anche il ministero dell’Economia, interpellato dall’Handelsblatt, mantiene cautela, pur ricordando che già l’anno scorso l’allora sottosegretario Philipp Nimmermann definì l’iniziativa “molto interessante”.
Le condizioni di produzione in Marocco sono l’elemento decisivo: il sole garantisce fino a cinque volte più ore di utilizzo rispetto alla Germania e i venti costieri offrono rese superiori agli impianti onshore tedeschi. Un rendimento più elevato riduce i costi per chilowattora e, soprattutto, assicura una produzione più costante, con minore necessità di centrali di compensazione.
INTERESSE EUROPEO E OSTACOLI DA SUPERARE
Il progetto ha già attirato l’attenzione degli operatori di rete europei, spiega ancora l’Handelsblatt. L’associazione Entso-E lo ha incluso nel suo piano decennale di sviluppo, descrivendolo come un’infrastruttura capace di integrare grandi quantità di energia rinnovabile, ridurre le emissioni e rafforzare la sicurezza dell’approvvigionamento. I costi stimati oscillano fra i 30 e i 40 miliardi di euro, con una parte potenzialmente coperta da fondi Ue nel quadro dei progetti di interesse comune. La Commissione europea, infatti, sta valutando se concedere questo status che garantirebbe corsie preferenziali nelle autorizzazioni e accesso ai finanziamenti del programma Connecting Europe Facility.
Sul fronte tedesco, i due cavi dovrebbero collegarsi alle reti dei gestori Tennet e Amprion, rispettivamente a Emden, in Bassa Sassonia, e più a sud, così da riequilibrare la distribuzione interna di energia. Oggi, infatti, il nord del paese produce più elettricità di quanta ne possa assorbire, mentre il sud dipende ancora da centrali tradizionali e dal costoso meccanismo del “redispatch”, la riallocazione dell’energia elettrica nel sistema elettrico nazionale. L’apporto del Marocco potrebbe quindi stabilizzare il sistema, fornendo un flusso prevedibile di energia verde. Gli esperti parlano di un impatto paragonabile a una centrale di base con 7000 ore a pieno carico.
NECESSARIO IL COINVOLGIMENTO DELLO STATO
Ma perché il progetto prenda forma servono garanzie: i promotori chiedono l’introduzione di contratti per differenza, strumenti che assicurano un prezzo fisso per l’elettricità e riducono i rischi legati alle oscillazioni del mercato. Senza un coinvolgimento statale, sostengono, Sila Atlantik non potrebbe realizzarsi. L’esempio britannico pesa: un’iniziativa analoga, XLinks, che prevedeva anch’essa forniture dal Marocco, è naufragata di recente dopo il ritiro del sostegno governativo.
LE SFIDE TECNICHE
Non mancano inoltre sfide tecniche. La produzione di cavi sottomarini e turbine è già al limite delle capacità industriali, tanto che gli iniziatori pensano a una fabbrica dedicata. Occorre poi il consenso di tutti i paesi lungo il tracciato, dal Portogallo al Belgio. A differenza del vecchio progetto Desertec, però, Sila Atlantik punta a un’infrastruttura interamente subacquea, cosa che consentirà di evitare i ritardi legati a opposizioni locali per i tracciati terrestri. Infine, c’è la ricaduta economica sul Marocco, che potrebbe beneficiare di nuovi posti di lavoro e di un rafforzamento industriale. Un tassello non secondario, che aggiunge un ulteriore livello politico al dossier.