La gigafactory promessa per rilanciare lo stabilimento Stellantis di Termoli si allontana sempre più, tra rinvii e silenzi che alimentano i timori di chiusura. Il Green Deal europeo e le scelte del gruppo potrebbero decidere il destino di uno dei siti più a rischio in Italia
Termoli potrebbe essere la prima fabbrica italiana di Stellantis a chiudere, se il Green Deal non cambierà. Gli indizi sono tanti. La gigafactory che avrebbe dovuto rappresentare il cuore del rilancio dello stabilimento sembra ormai una chimera. Scaduto il termine fissato per l’avvio della produzione, secondo fonti de Il Corriere della Sera il gruppo starebbe pensando a un ennesimo rinvio di 6 mesi. Intanto, ieri il responsabile Europa del gruppo, Jean Philippe Imparato, ha lanciato un nuovo allarme sull’automotive: “Siamo a pochi mesi dal disastro”.
PERCHE’ TERMOLI RISCHIA DI CHIUDERE
La gigafactory di Termoli è sempre più lontana e i lavoratori di Stellantis temono la chiusura. L’avvio della riconversione rischia di slittare di altri 6 mesi, secondo fonti de Il Corriere della Sera. Una decisione che rischia di mettere la parola ine sul piano di riconversione dell’impianto, tra i più a rischio chiusura in Italia. A complicare ancora di più il quadro, a giugno Termoli ha smesso di produrre il motore Fire, uno dei cavalli di battaglia della fabbrica. C’è però una buona notizia: dall’anno prossimo verrà prodotto il cambio eDCT, un pezzo che secondo le stime dovrebbe portare vendite per 300 mila unità all’anno e impegnerebbe 250-300 lavoratori. Intanto, Stellantis ha aumentato la sua partecipazione nella joint-venture ACC, diventando azionista di maggioranza con il 45% del capitale, seguita da Mercedes Benz (30%) e TotalEnergies (25). Mosse che non bastano però a rassicurare
“Se ci fosse una rinuncia, Stellantis dovrebbe prendere impegni diversi, così resta tutto appeso nel limbo”, ha detto il responsabile automotive della Fim, Stefano Boschini.
I TIMORI DEI LAVORATORI STELLANTIS
I lavoratori della fabbrica di Termoli vedono il silenzio della dirigenza sulla gigafactory come un cattivo segnale.
“Non avendo saputo nulla, i sindacati dei metalmeccanici (Fim, Fiom e Uilm) hanno inviato nei giorni scorsi una lettera a Stellantis, ad Acc (la joint venture Stellantis, Total Energies e Mercedes-Benz che dovrebbe realizzare il progetto) oltre che al ministero delle Imprese (il Mimit) chiedendo un incontro urgente. Una data non è stata ancora fissata. Acc non commenta. Ma secondo fonti informate sarebbe nei fatti un ulteriore rinvio di ogni decisione per altri sei mesi”, scrive il maggiore quotidiano italiano.
QUALI IMPIANTI ITALIANI DI STELLANTIS RISCHIANO DI CHIUDERE?
La strategia di Stellantis potrebbe prevedere la chiusura della fabbrica di Termoli, Atessa o Cassino. Questi sono i maggiori indiziati, se le politiche europee non cambieranno. Ieri il responsabile Europa di Stellantis, Jean Philippe Imparato ha lanciato un nuovo allarme, dopo l’appello dal palco degli Stati Generali di Forza Italia: “Siamo a pochi mesi da un disastro”, senza però specificare quali impianti sono più a rischio.
“Termoli e Cassino sono senza dubbio i due stabilimenti Stellantis su cui l’allerta è maggiore”, ha detto Samuele Lodi, responsabile settore Trasporti della Fiom, sottolineando che non è tutta colpa della politica “se Stellantis sta perdendo quote di mercato, qualche errore c’è stato anche nella sua gestione”. Il risultato è che in meno di quattro anni i lavoratori del sito di Termoli sono diminuiti del 32% (da 2.569 di fine 2021 a 1.750 previsti per fine 2025), secondo i metalmeccanici della Cisl. Sale l’allerta anche su altri impianti. Infatti, la Fiom di Chieti ha scritto una nota in cui pone l’attenzione sul sito di Atessa.