Secondo il CREA nel terzo anno dell’invasione russa, le importazioni di combustibili fossili da Mosca siano diminuite solo dell’1% rispetto all’anno precedente
Nonostante le sanzioni e i tentativi di affrancarsi dalla dipendenza energetica russa, l’Unione Europea continua a destinare ingenti risorse all’acquisto di petrolio, gas e prodotti petroliferi provenienti dalla Russia. Secondo uno studio del Center for Research on Energy and Clean Air (CREA), nel 2023 gli Stati membri dell’UE hanno speso per l’energia russa più di quanto abbiano stanziato in aiuti finanziari per l’Ucraina. Questo dato solleva interrogativi sulla reale efficacia delle misure adottate dall’Europa per contrastare l’influenza economica di Mosca e supportare Kiev nel contesto del conflitto in corso.
Il CREA, think tank con sede a Helsinki specializzato nel monitoraggio degli impatti dell’inquinamento atmosferico e delle politiche energetiche, ha evidenziato come, nel terzo anno dell’invasione russa, le importazioni di combustibili fossili da Mosca siano diminuite solo dell’1% rispetto all’anno precedente. Il valore complessivo di tali importazioni è sceso del 6%, attestandosi a 21,9 miliardi di euro. Tuttavia, questo importo supera ancora i 18,7 miliardi di euro concessi dall’UE all’Ucraina in aiuti finanziari nello stesso periodo.
MOSCA TROVA NUOVI SBOCCHI COMMERCIALI
Nonostante la contrazione delle esportazioni energetiche verso l’Europa, la Russia ha saputo mantenere e persino rafforzare le proprie relazioni commerciali con altri mercati. Secondo il CREA, nel 2023 le esportazioni russe di combustibili fossili hanno raggiunto i 242 miliardi di euro, segnando una riduzione del 3% rispetto all’anno precedente e dell’8% rispetto ai livelli pre-invasione. Il grosso delle esportazioni russe è stato assorbito da Cina, India e Turchia, i tre maggiori acquirenti, che insieme rappresentano il 74% delle entrate di Mosca derivanti da petrolio, gas e carbone.
Un ruolo chiave nel mantenimento delle esportazioni russe lo ha giocato la cosiddetta “flotta ombra”, una rete di navi adibite al trasporto di greggio che elude le sanzioni occidentali. Nel 2024, questo sistema ha permesso di trasportare circa il 61% delle esportazioni petrolifere russe via mare, per un valore complessivo di 83 miliardi di euro.
L’EUROPA ANCORA DIPENDENTE DALL’ENERGIA RUSSA
Secondo l’eurodeputato Thomas Pellerin-Carlin, interpellato dalla prima rete televisiva pubblica tedesca ARD, negli ultimi anni l’Europa ha compiuto progressi significativi nella riduzione della propria dipendenza energetica dalla Russia. La quota di petrolio e gas importati da Mosca è passata dal 45% nel 2021 al 18% nel 2023. Tuttavia, un quarto delle entrate russe derivanti dal settore energetico proviene ancora dall’Europa, segno che il legame commerciale con Mosca è tutt’altro che spezzato.
Uno dei fattori che contribuiscono a questa situazione è la spesa sostenuta dai singoli Stati membri dell’Ue per l’acquisto di gas naturale liquefatto (GNL) russo. Secondo il CREA, nel 2023 tali acquisti hanno raggiunto un valore di sette miliardi di euro. Inoltre, alcuni paesi dell’Ue hanno continuato a beneficiare delle deroghe previste per gli Stati con una forte dipendenza dal petrolio russo, come Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, che hanno mantenuto un flusso costante di importazioni.
Mentre la Germania ha ridotto quasi a zero la propria quota di acquisti di combustibili fossili dalla Russia, altri paesi hanno invece mantenuto un ruolo di primo piano come importatori. Lo studio del CREA indica che Ungheria, Francia, Slovacchia e Spagna sono stati i maggiori acquirenti di combustibili fossili russi in termini di valore economico.
LE IMPLICAZIONI PER L’EUROPA (E PER L’UCRAINA)
I dati del CREA sollevano preoccupazioni riguardo alla coerenza della strategia energetica europea rispetto agli obiettivi dichiarati di sostegno all’Ucraina e di riduzione della dipendenza energetica da Mosca. Sebbene siano stati fatti passi avanti significativi nel diversificare le fonti di approvvigionamento, il fatto che l’Europa continui a destinare ingenti risorse all’acquisto di energia russa mette in discussione l’efficacia delle sanzioni e delle politiche adottate. Con la guerra ancora in corso e la necessità di una maggiore coesione europea nella gestione delle relazioni con la Russia, la questione energetica rimane uno degli elementi cruciali nel futuro assetto geopolitico del continente.