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Riciclo Rifiuti

Sui rifiuti l’Italia batte la Spagna (che ricicla molto meno rispetto alla media Ue)

La Fondazione BBVA e l’Istituto Valenciano di Ricerca Economia hanno realizzato un rapporto che analizza l’evoluzione degli indicatori sui rifiuti nei principali Paesi dell’Unione europea – Germania, Francia, Spagna, Italia e Olanda – e li confronta con la media Ue

La Germania ha quasi raddoppiato il tasso di riutilizzo dei rifiuti urbani, mentre la Spagna ha un problema con il riciclo: i tassi di riutilizzo, sia nelle aree urbane che in generale, sono ancora 10 punti al di sotto della media europea e a grande distanza dalla Germania, che quasi raddoppia le cifre per i rifiuti urbani.

Ancor più negativo il dato spagnolo sull’uso circolare dei materiali (cioè quante materie prime sul totale provengono dal riciclo), la cui quota dal 2010 è scesa dall’11,5% al 7,1%.

IL RAPPORTO SUI RIFIUTI DI FONDAZIONE BBVA E ISTITUTO VALENCIANO DI RICERCA ECONOMICA

Queste alcune delle principali conclusioni che emergono dall’ultimo rapporto “Esenciales” della Fondazione BBVA e dell’Istituto Valenciano di Ricerca Economica (IVIE), basato sui dati Eurostat e pubblicato mercoledì scorso.

Il rapporto analizza l’evoluzione di questi indicatori nelle principali economie dell’Unione europea – Germania, Francia, Spagna, Italia e Olanda – e li confronta con la media dell’Unione europea.

IL TRATTAMENTO DEI RIFIUTI DELLA SPAGNA E DELL’ITALIA

Oltre a conoscere il volume dei rifiuti generati, è altrettanto importante osservare come questi vengono trattati. Uno dei pilastri dell’economia circolare è infatti la necessità di riutilizzare i rifiuti e reintegrarli nei processi produttivi. In questo, la Spagna non è ben posizionata negli indicatori del trattamento dei rifiuti: si trova infatti agli ultimi posti in termini di tasso di riciclo dei rifiuti urbani, con solo il 36,7% di recupero, oltre 10 punti al di sotto della media Ue.

Un dato simile emerge se confrontiamo il tasso di riciclo di tutti i rifiuti (il 48% in Spagna, rispetto al 58% dell’Unione europea). Tuttavia, va notato che, dall’inizio del secolo, i tassi di riciclo spagnoli sono aumentati notevolmente, soprattutto nel caso dei rifiuti urbani (99%) e di alcuni rifiuti come contenitori e imballaggi (76%), rifiuti elettronici (8% dal 2010) etc.

GENERAZIONE, RICICLO E USO CIRCOLARE DEI MATERIALI

Per quanto riguarda la generazione di residui urbani pro capite, l’Italia tra il 2000 e il 2021 è passata da 509 a 495 kg per abitante, mentre la Spagna da 653 a 472. Sul tasso di riciclo dei residui urbani – che misura la relazione tra l’uso circolare dei materiali e l’uso generale dei materiali –  nel 2021 l’Italia ha fatto registrare un tasso del 51,9%, mentre la Spagna si fermava al 36,7%.

Infine, sul versante del tasso di uso circolare dei materiali, il dato 2022 mostra che, a fronte di una media Ue dell’11,5%, l’Italia ha riportato un 18,7%, mentre la Spagna solo un 7,1%.

LE DIFFICOLTÀ SPAGNOLE

La Spagna si distingue solo per uno degli indicatori, i rifiuti urbani prodotti, che tra il 2004 e il 2020 hanno visto una riduzione pro capite del 40%. Questo dato è dovuto alla diminuzione dei rifiuti chimici, di legno, tessili e di plastica, tutti con tassi di riduzione superiori al 50%. Del resto, i rifiuti di imballaggio sono in aumento, con un incremento del 12% in due decenni, soprattutto a causa dell’aumento dell’e-commerce.

Nel frattempo, i chili di rifiuti per abitante nelle aree urbane sono scesi da 654 chili pro capite nel 2000 a 472 chili nel 2021, con un calo del 32,5%. “C’è stata una maggiore consapevolezza da parte della popolazione nel separare i rifiuti prodotti, e questo ha evitato che i rifiuti finissero in discarica”, ha spiegato Ernest Reig, ricercatore dell’IVIE e uno degli autori del rapporto. “In ogni caso, la popolazione spagnola è cresciuta più della media europea e, poiché parliamo di un rapporto – che mette a confronto il volume dei rifiuti con la popolazione – questa crescita demografica porta ad una certa riduzione”.

IL TASSO DI RIUTILIZZO DEI RIFIUTI

Nel frattempo, anche il tasso di riutilizzo di tutti i rifiuti resta inferiore a quello dei Paesi vicini: il 48% rispetto al 58% dell’Europa. Reig attribuisce questa situazione alla mancanza di innovazione nel settore spagnolo: “la Germania e la Francia producono più brevetti legati al riciclo rispetto alla Spagna, e questo ha conseguenze su quel che avviene a questi rifiuti”.

Più preoccupante è il tasso di uso circolare dei materiali, che misura il rapporto tra l’uso di materie prime provenienti dal riciclo rispetto all’uso totale dei materiali. In questo caso, la Spagna è passata dal 10,5% del 2010 al 7,1% del 2022; la media europea è dell’11,5% e il leader in questo campo è l’Olanda, con il 27,5%. “Questo – ha spiegato Eva Benages, economista dell’IVIE e altra autrice del rapporto – significa che stiamo optando più per l’estrazione di nuovi materiali che per il riutilizzo, il che fa risparmiare sui costi e aiuta l’ambiente. Forse ha a che fare con il fatto che le persone sono consapevoli della separazione dei rifiuti e del riciclo, ma dobbiamo anche sensibilizzarle a dei modelli di consumo più sostenibili, cioè a scegliere prodotti di seconda mano o a riparare quelli che già possiedono”.

UNA MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA SUL RICICLO

Le persone stanno diventando sempre più consapevoli del riciclo ma, quando i vari sacchetti raggiungono il bidone, c’è ancora molto lavoro da fare. La Spagna si colloca infatti agli ultimi posti in termini di tasso di riciclo dei rifiuti urbani, con solo il 36,7% di recupero nel 2021, oltre  10 punti al di sotto della media Ue (48,7%) e molto indietro rispetto alla Germania (67,8%). “È vero che siamo ancora molto indietro – ha concluso Benages – ma in 20 anni abbiamo fatto molta strada, il tasso di riciclo è quasi raddoppiato: nel 2000 il tasso in Spagna era del 18,5%, mentre la Germania riciclava già il 52,5%”. In questi due decenni, la media europea è passata dal 27,3% al 48,7%.

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