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Energia

Superbonus, buy back e gli ultimi lavori in Parlamento: cosa c’è sui giornali di oggi

Dalla tassa sulle plusvalenze da superbonus a l’indebitamento delle aziende che fanno buy back fino all’ingorgo in Parlamento prima della pausa estiva: la rassegna odierna dei giornali

Il punto della situazione del Sole 24 Ore sulla nuova tassazione Irpef riguardante i venditori di unità immobiliari che sono state oggetto di interventi agevolati con il superbonus, le stime di Jp Morgan Chase sulle ultime tendenze del buyback finanziato a debito e la corsa del Parlamento nel chiudere gli ultimi provvedimenti prima della pausa estiva, come il Dl Infrastrutture e quello materie prime.

TASSA SULLE PLUSVALENZE DA SUPERBONUS: INSIDIA SULLE COMPRAVENDITE

“La nuova tassazione Irpef sui venditori di unità immobiliari che sono state oggetto di interventi agevolati con il superbonus sta notevolmente complicando l’istruttoria delle compravendite immobiliari. Non solo perché occorre tener conto di aspetti mai affrontati in passato. Ma anche perché si tratta di una materia densa di complessità tecniche che i venditori spesso non sono in grado di gestire, privi delle nozioni e della documentazione necessaria. Occorrerà un po’ di tempo e il maturare di esperienze pratiche affinché questa tematica entri nella cultura comune e diventi una questione routinaria e non più di faticosa gestione, come attualmente invece accade. L’agenzia delle Entrate ha emanato una serie di chiarimenti con la circolare 13/E del 13 giugno scorso. Facciamo il punto della situazione”. È quanto scrive Il Sole 24 Ore di oggi. “Tassazione via Irpef o imposta sostitutiva – (…) Questa plusvalenza aumenta la base imponibile Irpef da tassare in sede di dichiarazione annuale dei redditi, ma può essere affrancata versando al notaio che stipula la compravendita (articolo 1, comma 496, legge 266/2005) un’imposta sostitutiva pari al 26% della plusvalenza stessa. 2 I contribuenti Colpite persone fisiche, società semplici o Enc – Salvo casi particolari, la plusvalenza è tassata se è conseguita da una persona fisica che effettua la cessione dell’immobile non agendo nell’esercizio di attività produttiva di reddito d’impresa o di reddito di lavoro autonomo. È altresì tassata se è conseguita a seguito di una cessione effettuata da una società (…) 3 gli immobili esenti Escluse le case ereditate e le abitazioni principali – Non è tassabile chi vende un immobile ereditato: non è rilevante che i lavori siano stati eseguiti dal defunto o dall’erede. (…) Non solo vendite Nel mirino i passaggi a titolo oneroso – A far emergere le plusvalenze tassabili sono le cessioni a titolo oneroso e quindi: la compravendita, la permuta, il conferimento in società, la transazione, la dazione in pagamento (probabilmente, anche la divisione nella quale il condividente percepisca un conguaglio). Viceversa, non sono plusvalenti le donazioni (come detto, possono essere colpite solo le eventuali rivendite da parte del donatario che ha eseguito gli interventi). (…)”, si legge sul quotidiano.

ECONOMIA: PERCHÉ LE AZIENDE SI INDEBITANO PER PAGARE BUY BACK E MAXI DIVIDENDI

“Quando i nodi dei conti vengono al pettine, il management di una quotata è chiamato a scelte difficili: fare marcia indietro e deludere gli azionisti, oppure proseguire sulla strada tracciata? In tempi di utili operativi non proprio record come è stato il 2023 – aziende finanziarie a parte – può capitare che i flussi di cassa non siano sufficienti per tener fede alle promesse e che la leva dell’indebitamento rimanga la sola alternativa. La conclusione pratica è quella tracciata dai professionisti di Janus Henderson: tra il 2023 e il primo trimestre 2024 le corporate non finanziarie di tutto il mondo hanno pagato a debito 54 miliardi di euro di dividendi (quasi il 10% del totale distribuito), e 123 miliardi di riacquisti di azioni proprie (pari al 16%)”. È quanto si legge nell’inserto Affari & Finanza de La Repubblica. “Numeri imponenti, che hanno coinvolto 73 imprese a livello globale e che trovano la loro ragion d’essere nell’importanza di riuscire a dare segnali positivi al mercato, anche in momenti complessi. (…) Secondo le stime di Jp Morgan Chase, nel 2018 almeno il 14% dei buyback veniva finanziato a debito. Negli anni le percentuali non sono molto cambiate, ma con una sostanziale differenza, ovvero che indebitarsi oggi costa parecchio di più. Gli aumenti dei tassi di interesse operati dalle banche centrali hanno fatto schizzare in alto il prezzo pagato per i finanziamenti e, indirettamente, quello delle obbligazioni societarie, costrette a pagare cedole elevate per rimanere competitive con i titoli di Stato. (…) Nello stesso identico periodo, la redditività aziendale globale totale (finanziari esclusi) è scesa del 7,7%, con gli impatti maggiori registrati nel mondo dell’energia, che ha dovuto far fronte al calo dei prezzi del prodotto venduto, seguito a ruota dal settore minerario. Le flessioni si sono fatte sentire nei listini azionari: se nel 2021 e nel 2022 l’indice Msci World Energy, che traccia l’andamento delle principali società energetiche, era cresciuto rispettivamente del 42 e del 48%, l’anno scorso le performance si sono fermate a un timido più 3,5%; nel frattempo l’indice globale è salito del 25%, trainato dalle Big tech”, si legge sul quotidiano.

“Non sembra dunque un caso che molti dei dividendi e dei buyback a leva siano stati operati proprio da società di questi due comparti. La compagnia petrolifera norvegese Equinor ha subito un contraccolpo sugli utili operativi del 55%, ma alla fine dell’anno sono comunque risultati positivi per più di 35 miliardi di euro e questo non le ha impedito (sfruttando l’indebitamento) di pagare 10 miliardi di euro di dividendi e di portare avanti il suo piano di riacquisto di azioni proprie. Lo stesso, stando alle ricerche di Janus Henderson, hanno fatto altre big minerarie come l’australiana Bhp, la londinese Anglo American e la svizzera Glencore. «Tutte queste – scrivono gli analisti – hanno preso prestiti significativi per finanziare i dividendi e riacquistare azioni proprie», mentre il flusso di cassa operativo diminuiva a causa di condizioni di mercato meno favorevoli. (…)”, ha concluso.

INFRASTRUTTURE, MATERIE PRIME E CARCERI CORSA DELLE CAMERE PER APPROVARE I DDL

“Ingorgo in Parlamento prima della pausa estiva. Le Camere stringono al massimo i tempi per chiudere la partita dei decreti legge, anche se l’affollamento dei provvedimenti da esaminare è difficile da districare. L’estate era iniziata con dieci testi da convertire in una trentina di giorni. Un “tour de force” che ha portato deputati e senatori a ritrovarsi nelle ultime giornate in interminabili sedute notturne in commissione, per esaminare e votare diversi dl, come quello sulle carceri e quello sulle Ricostruzioni. Lasciando, però, più fronti aperti, come la riforma del premierato e il ddl sicurezza, per esempio, che potranno approdare nelle aule non prima di settembre (…)”. È quanto riporta La Stampa. “Palazzo Madama punta a chiudere già mercoledì e prova a serrare i ranghi. La conferenza dei capigruppo è chiamata a decidere gli ultimi passi verso la conversione del dl Infrastrutture e del dl Materie prime. Mentre restano bloccati in commissione diversi provvedimenti, come i due disegni di legge sulla salute mentale e quello sul doppio cognome. Si tenta di stringere i tempi anche a Montecitorio, dove aspettano il via libera definitivo sia il decreto Ricostruzione (Campi flegrei), già in Aula per la discussione generale, accorpato all’ultimo momento con quello sulla protezione Civile, sia il dl Carceri. (…)” si legge sul quotidiano.

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