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Nuove prescrizioni per l’approdo Tap

Vista la presenza di biocostruzioni di piccole dimensioni che verrebbero interferite dalla condotta, Tap ha ritenuto di attivare una nuova e diversa procedura autorizzativa a maggiore garanzia della sostenibilità del progetto rispetto all’interferenza con tali affioramenti. L’articolo di Annarita Digiorgio

Sono troppo vicini tra loro i banchi di coralligeno (le “biocostruzioni” formate in simbiosi da piccoli animali e altrettanto piccole piante sottomarine, “parenti” distanti dei coralli tropicali) al largo di San Foca, in corrispondenza dell’exit point del microtunnel, il punto in cui il tubo in acciaio di Tap dovrà infilarsi nel condotto in cemento armato che passa sotto la spiaggia di San Basilio sbucando al di là della pineta, dove già sono stati espiantati i primi ulivi per far spazio al primo grande cantiere a terra di Tap.

Alla luce di questa scoperta il 10 maggio scorso, Tap ha ritirato la documentazione per alcune Verifiche di Ottemperanza al decreto Via e presentato invece al Ministero dell’Ambiente un’istanza per l’avvio del procedimento di verifica di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale per l’eventuale interferenza tra la condotta sottomarina del gasdotto e gli affioramenti di coralli (biocostruzioni).

La Procedura consentirebbe «di valutare in maniera approfondita le minime interferenze ed eventualmente individuare le più opportune misure di compensazione continuando a garantire la massima sostenibilità del progetto sul Piano ambientale». Questo ha confermato il direttore generale del ministero, Giuseppe Lo Presti, in un documento del 20 maggio.

Cambiano quindi alcune prescrizioni, proprio per salvaguardare i coralli scoperti.

Andiamole ad analizzare così come da progetto del consorzio.

LE PRESCRIZIONI A9 E A10

Il nuovo processo autorizzativo riguarda le prescrizioni A9 e A10. Entrambe inerenti le distanze minime tra i tracciati offshore della condotta e del cavo a fibra ottica con le cosiddette biocostruzioni ossia con quei substrati calcarei bio-costruiti da organismi marini animali e vegetali che si accrescono sul fondale marino (coralli).

In particolare, mentre la prescrizione A9 stabilisce in 50 metri la distanza minima dalle biocostruzioni, la prescrizione A10 consente di ridurre tale distanza fino a 5 metri nel caso si applicassero tecniche di installazione avanzata come quella del “varo guidato” che consentedi garantire tolleranze di posa minime sul fondale marino.

LE MOTIVAZIONI DIETRO LA DECISIONE DI TAP

La decisione da parte di Tap di avviare una nuova procedura autorizzativa è scaturita principalmente da due ragioni: l’approvazione da parte del Ministero dell’Ambiente, a novembre 2018, delle verifiche di ottemperanza A7 e A8 che hanno consolidato la mappatura di dettaglio del fondale marino e la qualità delle biocostruzioni interessate dal Progetto nonché dalla necessità di calcolare in maniera puntuale la reale entità degli impatti residuali sugli affioramenti interferiti di biocostruzioni proponendo adeguate misure mitigative e compensative.

Infine, nella nuova procedura è stata anche ricompresa la verifica di ottemperanza A31 relativa al Progetto di Monitoraggio Ambientale per la sola componente biocostruzioni. Scelta, anche questa, fatta nell’ottica di fornire un quadro valutativo il più possibile completo ed esaustivo che comprendesse anche le misure di monitoraggio proposte.

LA MAPPATURA DELLE BIOCOSTRUZIONI

Con l’ottemperanza alle prescrizioni A7 e A8 sono state validate la individuazione morfologica e la mappatura delle biocostruzioni (realizzata da Tap con l’ausilio di rilievi geofisici e riprese video-fotografiche) e la loro valutazione qualitativa (grazie ai campionamenti effettuati)nelle aree interessate dalla presenza degli affioramenti di biocostruzioni lungo l’asse di posa della condotta. In particolare l’area più prossima alla costa è stata investigata per una larghezza di circa 800 metri, 400 m a nord e 400 m a sud rispetto all’asse del gasdotto.

Questa mappatura ha rivelato che mentre è possibile mantenere le distanze prescritte dagli affioramenti di coralligeno di “dimensioni rilevanti” (così definiti in un parere di Ispra contenuto nel parere istruttorio per la Via), alcune biocostruzioni di dimensioni ridotte risultano all’interno del corridoio di posa e a distanze inferiori da quelle previste dalle prescrizioni A9 e A10.
A fronte di un totale di 10.194,41 ettari di questo tipo di habitat mappati dalla cartografia ufficiale, l’area interferita da Tap è di circa 4.100 metri quadrati equivalenti allo 0,004% della superficie censita dalla Regione Puglia.

TAP AVVIA UNA NUOVA PROCEDURA AUTORIZZATIVA A MAGGIORE GARANZIA DI SOSTENIBILITÀ

La presenza delle biocostruzioni è nota sin dallo Studio di Impatto Ambientale elaborato da Tap e approvato nel Decreto Via del Ministero dell’Ambiente dell’11 settembre 2014; nei pareri tecnici allegati se ne dà atto e si suggerisce di procedere al “varo guidato” della condotta per garantire una posa entro un corridoio massimo di 10 metri, per “scongiurare ogni pericolo di possibile interferenza con gli affioramenti di coralligeno di dimensioni rilevanti”. Questo approccio venne condiviso dalla Commissione Tecnica Via del Ministero in un parere del 21 luglio 2017.

La mappatura dettagliata dei fondali, effettuata per la verifica di ottemperanza alle Prescrizioni relative alla biocostruzioni, ha mostrato la presenza di biocostruzioni di piccole dimensioni che verrebbero interferite dalla condotta; per quanto si tratti di una interferenza minima, Tap ha ritenuto di attivare una nuova e diversa procedura autorizzativa a maggiore garanzia della sostenibilità del progetto rispetto all’interferenza con tali affioramenti.

COME AVVIENE LA POSA IN MARE

La posa in mare dei gasdotti viene effettuata da navi cantiere complesse che assemblano e saldano a bordo le singole sezioni della condotta lasciando poi scivolare in acqua una lunga “coda” di acciaio che, una volta raggiunto il fondo, vi si posa.

Per garantire che la posa della condotta venga effettuata lungo il tracciato di progetto con una precisione tale da minimizzare le interferenze con elementi sensibili, quali ad esempio le biocostruzioni, viene utilizzato quale strumento di supporto durante il varo il Rov (veicolo sottomarino a guida remota).

Tale modalità di varo, che costituisce una misura di mitigazione, è conosciuta come “varo guidato”. In particolare, il Rov monitora il punto di contatto della condotta con il fondo marino trasmettendo in tempo reale le informazioni, quali la posizione, la profondità e le immagini, necessarie alla nave posa tubi per regolare i propri parametri di posa e garantire che la stessa possa avvenire in un corridoio di pochi metri.

Le Barriere Coralline tropicali sono formate da coralli coloniali biocostruttori (Sclerattinie) che vivono in simbiosi con microalghe (zooxantelle) e per questo motivo occupano acque superficiali dovendo favorire la fotosintesi dei loro ospiti. In cambio ricevono nutrimento e la possibilità di formare rapidamente carbonato di calcio fondamentale per la struttura della barriera.

L’HABITAT MEDITERRANEO

In Mediterraneo non esistono barriere coralline simili a quelle tropicali, esiste un habitat che si chiama Coralligeno anch’esso formato da organismi biocostruttori ma diversi da quelli tropicali. Si tratta infatti di un insieme molto complesso di specie vegetali e animali (alghe calcaree, Briozoi, Madreporari, Gorgonacei, ecc.) che vivono in zone più profonde e a bassa intensità di illuminazione che quindi non vivono in simbiosi con le microalghe che sono il motore delle barriere coralline.

La ricerca dell’Università di Bari ha evidenziato all’interno del Coralligeno alcune specie di Sclerattinie adattate all’ambiente mediterraneo che però non hanno microalghe simbionti e quindi, pur nella affinità biologica, non hanno però alcuna convergenza ecologica con le cugine tropicali in quanto non sono in grado di costruire barriere coralline superficiali.

Dunque non ci sono particolari rischi che il progetto Tap possa interferire con qualcosa di “nuovo” per la scienza, paragonabile a una barriera corallina. Interferenze possono essere presenti con il Coralligeno che è comune in tutta la Puglia e verso il quale il progetto Tap ha avviato ogni possibile azione di tutela e mitigazione affinché possa essere salvaguardato nella sua interezza.

LA NUOVA ISTANZA PRESENTATA DA TAP

La documentazione depositata da Tap presenta le misure di mitigazione che consentono di salvaguardare tutte le biocostruzioni di dimensioni rilevanti e di ridurre al minimo l’interferenza con le altre, grazie anche all’utilizzo del varo guidato e la scelta di non posare separatamente il cavo in fibra ottica ma di vararlo solidalmente alla condotta.
Il progetto viene pubblicato a cura del Ministero dell’Ambiente ed entro 45 giorni dalla data di pubblicazione potranno essere prodotti da terzi pareri e osservazioni che saranno valutati, unitamente alle integrazioni prodotte da Tap, dal Ministero medesimo nell’ambito dell’istruttoria per il rilascio del provvedimento finale.

La nuova istanza presentata da Tap dunque permette di introdurre, a fronte del ridottissimo impatto sugli habitat sottomarini, anche misure compensative che incidono in maniera positiva sull’ambiente.

Nel frattempo il Sindaco di Melendugno Marco Potì continua a chiedere alla Regione Puglia il riconoscimento di Sito di Interesse Comunitario (SiC) per gli habitat marini protetti di San Foca.
Solo con questa qualifica, ottenibile con una delibera di giunta, si potrebbe ostacolare la assogettabilità a Via di questa variante.

Ma per la Regione attualmente non ci sono evidenze dirette per istituire l’habitat. Anche se il coralligeno era stato già mappato con il progetto Biomap, finanziato proprio dalla Regione, Emiliano non ha mai voluto adottare questo provvedimento anche se mediaticamente è sempre stato contrario all’approdo a San Foca, una volta addirittura definito “esotico”.

Il sindaco promette una trasferta a Bari nei prossimi giorni per consegnare al Presidente della regione Puglia le firme raccolte per l’istituzione dell’area Sic. Nel frattempo annuncia esposti con parlamentari della Sinistra. Insomma dopo il tubo per mezzo mondo, dopo ricorsi e proteste di ogni specie persino l’approdo è quasi terminato, ma la polemica ancora no.

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