L’addio di Tavares da Stellantis non è un fulmine a ciel sereno. Il nuovo ad è in arrivo entro metà 2025. I candidati sono De Meo e Edouard Peugeot. Eni in prima fila nella ccs, in partenza progetti a Liverpool e Londra. La rassegna Energia
L’addio di Tavares da Stellantis provoca un terremoto ma non è un fulmine a ciel sereno. Infatti, l’ad sapeva di avere poche chance di essere riconfermato, ma era sicuro di arrivare a fine mandato. La scelta dell’ex nasce dopo un Consiglio di amministrazione molto difficile dove sono emerse visioni diverse tra lui e i membri del cda sui prossimi mesi e sulle decisioni da prendere, secondo La Repubblica. L’obiettivo è individuare il successore entro i primi 6 mesi del 2025. Sono due i candidati principali al momento, secondo il Corriere della Sera: Edouard Peugeot, figlio dell’attuale presidente della Peugeot Invest e Luca De Meo, numero 1 di Renault. Eni si sta affermando come capofila della filiera della Ccs che coinvolge diverse attività, dalla cattura al trasporto allo stoccaggio della CO2. A breve nascerà una newco in cui “saranno conferiti gli asset con un certo tasso di maturità. Inizialmente le attività a Ravenna e nel Regno Unito, dove abbiamo due progetti, uno a Liverpool e l’altro nel Sudest di Londra. (…) La gara è in corso e abbiamo ricevuto diverse offerte. Pensiamo che entro la prima metà del 2025 avremo l’assetto societario che comprenderà da uno a due partner»”, spiega Guido Brusco, direttore generale e Chief operating officer Global natural resources dell’Eni a Il Corriere della Sera. La rassegna Energia.
AUTO, NUOVO CEO STELLANTIS ENTRO 2025
“Carlos Tavares lascia Stellantis. Il regista della fusione tra Fca e Psa, che ha dato vita al nuovo gruppo nel 2021, ha firmato ieri sera le sue dimissioni. L’amministratore delegato, 66 anni, è arrivato a questa scelta dopo un Consiglio di amministrazione molto difficile dove sono emerse visioni diverse tra lui e i membri del cda sui prossimi mesi e sulle decisioni da prendere. Le dimissioni sono state accolte all’unanimità dai consiglieri. Ora la guida passa in capo ad un comitato esecutivo presieduto da John Elkann, presidente di Stellantis, in attesa che nei primi sei mesi del 2025 venga trovato il successore. (…) «Siamo grati a Carlos per il suo impegno costante in questi anni e per il ruolo che ha svolto nella creazione di Stellantis, in aggiunta ai precedenti rilanci di Psa e di Opel, dando avvio al nostro percorso per diventare un leader globale nel settore», dice il presidente. E aggiunge: «Intendo mettermi subito al lavoro con il nostro nuovo comitato esecutivo ad interim mentre completiamo il processo di nomina del nuovo ceo», spiega Elkann che ha subito informato personalmente delle dimissioni di Tavares il capo dello Stato, Sergio Mattarella, e la premier Giorgia Meloni”, si legge su La Repubblica.
“Il gruppo italo-francese-americano, che ha Exor come primo azionista, conferma i target per fine anno presentati alla comunità finanziaria il 31 ottobre 2024 e rivisti al ribasso rispetto ai precedenti. Stellantis aveva comunicato una riduzione delle consegne alla rete di più di 200.000 veicoli nel secondo semestre, il doppio della stima precedente. Alla base del divorzio consensuale visioni differenti sui prossimi mesi. A spiegarlo ilsenior independent director della società nata nel 2021, Henri de Castries, che commenta: «Il successo di Stellantis sin dalla sua creazione si è basato su un perfetto allineamento tra gli azionisti di riferimento, il consiglio e il ceo. Tuttavia, nelle ultime settimane, sono emerse vedute differenti che hanno portato il consiglio e il ceo alla decisione di oggi». (…) Prima laclass action dei piccoli investitori Usa, poi i sindacati sul piede di guerra e anche le concessionarie statunitensi che hanno scritto una lettera aperta per criticare le scelte del gruppo. Oltre alle quote di mercato, è sceso anche il valore delle azioni di Stellantis: perso il 38% negli ultimi 12 mesi secondo Bloomberg”, continua il giornale.
“Da ricordare, tra le operazioni dell’ultimo anno e mezzo, l’intesa con i cinesi di Leapmotor e la nascita della joint venture per la produzione e commercializzazione delle elettriche in Europa. Accordo che non ha attirato molte simpatie a Tavares, soprattutto in Italia.
(…) Non aveva tenuto in conto i malumori nella squadra e tra alcuni direttori del gruppo. E poi le polemiche su più fronti, dai politici europei e italiani, fino ai sindacati. In particolare con il governo e con l’opposizione lo scontro in questi ultimi mesi è stato acceso: un mese fa Tavares è stato in audizione a Montecitorio, dove lo scontro è stato duro”, continua il giornale.
AUTO, LE OPZIONI DI STELLANTIS PER IL DOPO TAVARES
“Carlos Tavares sapeva di non essere amato ma era sicuro di arrivare all’inizio del 2026 per terminare il lavoro che da quattro anni aveva intrapreso. Chi potrà essere il suo successore? Una scelta non facile, anche se la decisione della famiglia Peugeot di designare, qualche giorno fa, Edouard Peugeot, figlio dell’attuale presidente della Peugeot Invest, Robert Peugeot, aveva fatto pensare a movimenti interni al gruppo. Potrebbe essere proprio Edouard a prenderne le redini. A 40 anni ha condotto la maggior parte della sua carriera, a Londra, presso la banca d’affari JP Morgan, per poi essere responsabile del fondo di private equity TowerBrook, famoso per aver sempre affrontato situazioni non solo complesse, ma molto difficili. (…) L’altro nome, sulla bocca di tutti, è quello di Luca de Meo, l’italiano a capo di Renault Group, diretto concorrente di Peugeot e attuale responsabile dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei dell’automobile. Le sue scelte hanno sempre avuto un grande impatto sul settore, crede fermamente nel futuro dell’industria automobilistica europea(…) negli sforzi congiunti e nelle partnership tra il settore pubblico e privato, il solo modo per arrivare sulla strada del rinnovamento”, si legge su Il Corriere della Sera.
CO2, ENI IN PRIMA LINEA PER RAVENNA-LIVERPOOL
“Il business della cattura e lo stoccaggio della Co2 si candida a essere la soluzione che l’anno prossimo catalizzerà una bella fetta dell’attenzione (e degli investimenti) tra le tecnologie per la decarbonizzazione dell’industria. Il 2030 si avvicina e i governi di diversi Paesi — Germania, Francia, Regno Unito, Paesi nordici e Italia — stanno studiando le politiche per sostenere la nascita di un nuovo settore (…). Da giugno è al lavoro il «Comitato Ccs» ( Carbon capture and storage ), creato ad hoc dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, che porterà alla predisposizione di una norma, con la legge delega che probabilmente entrerà nella legge di Bilancio, su cui sarà definito il quadro regolatorio. Regolazione (e tasso di remunerazione) a cui guardano anche i grandi fondi. Non si tratta di vagliare una tecnologia nota da anni, ma di capire come svilupparla facendo un’analisi di costi e benefici, in cui il confronto principale è il prezzo del diritto a emettere Co2. Nella partita di questo nuovo business l’Eni sarà protagonista in Italia, ma anche nel resto d’Europa, dove si sta affermando come capofila di una filiera che coinvolge diverse attività, dalla cattura al trasporto allo stoccaggio. Lo spin off è in rampa di lancio. (…) «Nella newco — spiega Guido Brusco, direttore generale e Chief operating officer Global natural resources dell’Eni — saranno conferiti gli asset con un certo tasso di maturità. Inizialmente le attività a Ravenna e nel Regno Unito, dove abbiamo due progetti, uno a Liverpool e l’altro nel Sudest di Londra. (…) La gara è in corso e abbiamo ricevuto diverse offerte. Pensiamo che entro la prima metà del 2025 avremo l’assetto societario che comprenderà da uno a due partner». Snam, che è socia al 50% a Ravenna, è già uscita allo scoperto, poi ci sarebbe l’interesse di Vitol e di due fondi, tutti al vaglio dell’advisor di San Donato Milanese, Jp Morgan”, si legge su Il Corriere della Sera.
“Intanto a Ravenna in estate è partita la fase 1, con l’iniezione sottoterra della Co2 della centrale di Casalborsetti. «Il tasso di cattura — spiega Brusco — oscilla tra il 92 e 96% e per questo tipo di concentrazione e pressione si tratta di un impianto tra i più efficienti al mondo. La fase 2, in cui l’attività di Ccs sarà offerta alle aziende hard to abate, siamo in attesa del quadro legislativo che riteniamo possa essere definito entro fine 2025. (…) Eni e Snam hanno condotto un’indagine a cui hanno aderito 61 aziende e i risultati sono stati pubblicati un mese fa: le manifestazioni di interesse (non vincolanti) hanno mostrato una potenziale domanda che eccede la capacità di stoccaggio del progetto, pari a 500 milioni di tonnellate di Co2 nel lungo periodo. (…) «In futuro — anticipa Brusco — potremmo trasportare Co2 liquida non solo via tubo ma anche via nave: è già in sviluppo un progetto per decarbonizzare il distretto industriale di Fos-Marseille nel Sud della Francia»”, continua il giornale.
“La maggior parte dei Paesi adotta il modello regolato. Il costo, su cui incide prevalentemente la cattura, ha un range molto ampio, compreso tra i cento e i 500 euro a tonnellata. E dipende da diversi fattori, tra cui la concentrazione della Co2 (più alta è e inferiore è il costo) e dalla vicinanza dei centri di emissione da quelli di stoccaggio. «Di fatto — analizza Brusco — il costo di un progetto di Ccs è site specific. Eni a Ravenna ha il vantaggio di poter sfruttare giacimenti esauriti e un costo di re-iniezione basso perché le infrastrutture (tubi, pozzi, piattaforme) ci sono già e quindi il costo complessivo scende sotto gli 80 euro a tonnellata». (…) La capacità iniziale è di 4,5 milioni di tonnellate all’anno e crescerà fino a 10 milioni e anche qui la domanda, che a Liverpool proviene raffinerie di idrogeno, termovalorizzatori, acciaierie, industrie della carta, è ampiamente superiore all’offerta». Lo spazio fisico c’è: in base a uno studio di Unece, la capacità di stoccaggio di Co2 del Pianeta è «essenzialmente illimitata”, continua il giornale.