Dopo la sentenza della Consulta, l’Autorità mette da parte fondi per adeguare le retribuzioni. Il Governo: “Nessuna erogazione, è solo prudenza”. FdI: “Manca etica pubblica”.
La polemica sugli stipendi dei vertici delle Autorità indipendenti sbarca in Parlamento. Al centro del dibattito, l’interrogazione del deputato di Fratelli d’Italia Massimo Milani, che ha sollevato dubbi sull’opportunità di accantonare fondi per futuri aumenti retributivi in un momento di difficoltà economica per il Paese. “Pare abbastanza stridente il fatto che chi è chiamato a regolare questo mercato si aumenti lo stipendio in prospettiva”, ha dichiarato Milani, riferendosi alla decisione di ARERA di mettere a bilancio somme precauzionali. Il deputato ha sottolineato come, pur comprendendo la prudenza contabile, tale scelta manchi di sensibilità istituzionale (“etica pubblica”) in un periodo in cui i costi energetici sono “a volte fuori controllo” e il Governo fatica a trovare risorse per calmierarli.
LA DIFESA DEL GOVERNO: “SCELTA AUTONOMA E PRECAUZIONALE”
A rispondere alle perplessità è intervenuto il Sottosegretario all’Ambiente e alla Sicurezza Energetica, Claudio Barbaro. Il rappresentante dell’Esecutivo ha chiarito che il Governo non ha potere di vigilanza su ARERA, la quale gode di piena autonomia amministrativa e organizzativa. Barbaro ha confermato che l’Autorità non ha erogato alcuna somma aggiuntiva ai componenti del collegio, ma ha semplicemente effettuato un accantonamento di bilancio con la delibera del 25 novembre 2025. Una mossa definita “di natura prudenziale” e necessaria per rispettare i principi contabili di veridicità e correttezza, in vista della chiusura dell’esercizio finanziario.
IL NODO DELLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE
All’origine della questione vi è la sentenza n. 135 del 2025 della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il tetto retributivo di 240.000 euro (poi adeguato a 256.684 euro) imposto nel 2014 ai manager pubblici. La pronuncia della Consulta, pur non avendo effetti retroattivi, ha aperto la strada a possibili adeguamenti salariali a partire dal 31 luglio 2025. ARERA, al pari di altre Autorità, ha quindi deciso di coprirsi le spalle accantonando le risorse necessarie per far fronte a eventuali oneri futuri derivanti dall’applicazione della sentenza, che ripristinerebbe il parametro del trattamento economico del Primo Presidente della Corte di Cassazione (circa 293.000 euro nel 2011).
AUTORITÀ INDIPENDENTI: TRA AUTONOMIA E RESPONSABILITÀ SOCIALE
Il caso solleva un tema più ampio sul ruolo e l’immagine delle Autorità indipendenti. Se da un lato la loro autonomia è garanzia di stabilità e imparzialità rispetto alle mutevoli dinamiche politiche, dall’altro Milani avverte il rischio di uno scollamento dalla realtà sociale. “Le decisioni purtroppo sono a favore di un lato e non anche dell’altro, quindi del lato di chi vende servizi… ma non del lato dei consumatori”, ha osservato il deputato, ponendo l’accento sulla necessità che chi vigila sui mercati mantenga una “corretta etica pubblica”, specialmente quando si tratta di auto-determinare i propri compensi in uno scenario di crisi.


