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Transizione green, ex Ilva e Alta velocità: cosa dicono i giornali

Inizia la corsa dell’Ue sulle misure in ambito green in vista delle elezioni. ArcelorMittal è pronta ad uscire dall’ex Ilva e tratta sul divorzio con Invitalia. Le Frecce viaggiano con un ritardo superiore ai 60 minuti. Le notizie di oggi pubblicate dai quotidiani nazionali

Diversi i cambiamenti e le novità che investono l’Europa e il nostro Paese su diversi fronti. Si parte dalle elezioni europee che vedono le istituzioni Ue accelerare sul pacchetto di misure in ambito green e digitale – strategico per l’economia e per la sostenibilità – da attivare prima di giugno 2024; per arrivare alle nuove indiscrezioni sull’indiana ArcelorMittal che, secondo i quotidiani di oggi, è in trattativa con Invitalia per uscire dall’ex Ilva.

Infine, nel nostro Paese l’Alta velocità è davvero così veloce? Dai dati dell’approfondimento “Alta velocità, ecco tutti i ritardi nascosti delle Frecce”  pubblicato oggi sul Corriere della Sera.

GREEN E DIGITALE: QUALI SONO LE MISURE CHE L’UE VUOLE APPROVARE PRIMA DELLE ELEZIONI

Le elezioni europee sono dietro l’angolo e le istituzioni Ue puntano a terminare la legislatura chiudendo i fascicoli strategici per l’economia e per la sostenibilità. L’obiettivo è approvare atti legislativi che saranno decisivi per il futuro dell’Europa. Secondo quanto evidenziato dal quotidiano Il Sole 24 Ore, “gli eurodeputati, il Consiglio e la Commissione puntano sulla direttiva relativa al dovere di diligenza delle imprese ai fini della sostenibilità, che modificherà la 2019/1937. (…) Le aziende, dal tessile all’agricoltura, dal commercio all’edilizia (con limiti applicativi, invece, per le istituzioni finanziarie), saranno tenute a elaborare piani climatici nel rispetto degli accordi di Parigi e altre misure per assicurare l’applicazione dei principi ispirati a quelli contenuti nelle linee guida Ocse e nei principi Onu su business and human rights. L’intervento dell’Unione segna un passaggio epocale perché, per la prima volta, si passerà dalla volontarietà della responsabilità sociale di impresa all’obbligatorietà”.

In ambito green, tra gli atti già approvati e che entrano in vigore quest’anno, ci sono due importanti regolamenti. Nel dettaglio, secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, le misure riguardano: “il 2023/2631, sulle obbligazioni verdi europee e sull’informativa volontaria per le obbligazioni commercializzate come obbligazioni ecosostenibili e per le obbligazioni legate alla sostenibilità, in vigore dal 21 dicembre 2024, e il regolamento 2023/1115 sulla messa a disposizione sul mercato dell’Unione di materie prime e prodotti associati alla deforestazione operativo da fine 2024, che consentirà l’ingresso nel mercato Ue dei soli prodotti che non contribuiscono alla deforestazione. Interessano poi cittadini, imprese e istituzioni alcuni atti nel settore del digitale con l’entrata in vigore completa, dal 17 febbraio 2024, del Digital Services Act (Dsa), che presenta nuove garanzie per cittadini e imprese di piccole dimensioni”.

EX ILVA: ARCELORMITTAL E INVITALIA PRONTI AL DIVORZIO CONSENSUALE

Arrivano nuove indiscrezioni per il tormentato stabilimento tarantino che riguardano la trattativa dell’indiana ArcelorMittal per uscire dall’ex Ilva. Il Corriere della Sera oggi, parla di una “buonuscita” che potrebbe valere anche meno di quanto detto nelle scorse giornate: “Il governo ha deciso che ArcelorMittal dovrà uscire dall’ex Ilva e il gruppo franco-indiano non farà barricate. Se l’uscita «morbida» del socio privato da Acciaierie d’Italia è ovviamente quella preferita dal governo, anche ArcelorMittal si sarebbe convinta che un lungo contenzioso legale non converrebbe a nessuno (tanto meno l’amministrazione straordinaria con impatto negativo su fornitori e indotto). I franco-indiani, sull’indennizzo da richiedere,  — secondo quanto riferito al Corriere della Sera da fonti vicine alle negoziazioni — non faranno problemi di prezzo. Potrebbero accontentarsi di una «buonuscita» scontata del 30-40%: basterebbero 300 milioni, probabilmente anche 250, per chiudere consensualmente la partita, a fronte di un valore contabile di circa 420 milioni (il 40% della valutazione della società al momento dell’ingresso di Invitalia nel 2020)”.

Nel frattempo, ArcelorMittal – secondo quanto riporta Il Corriere della Sera – sarebbe già pronta ad investire 1,8 miliardi (anche se lo stesso ministro ha detto che la società sta effettuando gli studi finali), mentre lo Stato francese impegnerà fino a 850 milioni. Questo denaro consentirà di costruire a Dunkerque, che è considerato uno dei 50 siti industriali francesi più inquinanti, due forni elettrici e un’unità diretta per la riduzione del ferro. L’attivazione è prevista per il 2027.

TRASPORTI: I RITARDI NASCOSTI DELL’ALTA VELOCITA’

L’Alta velocità, nel nostro Paese, viaggia in ritardo e anche i dati di Trenitalia, pubblicati nel 2023 (dati 2022) e contenuti nella relazione sulla qualità dei servizi, si evince che “l’1,9% delle Frecce viaggia con un ritardo superiore ai 60 minuti, mentre il 98% arriva con un ritardo compreso tra zero e 60 minuti”. In questo calcolo “sono compresi anche i treni che arrivano in orario”.  Per scoprire, però, quali sono i veri ritardi delle Frecce, è possibile consultare l’unico sistema «aperto» riservato al cittadino-viaggiatore: il portale «Viaggiatreno» di Trenitalia. In un approfondimento sulla questione  “Alta velocità, ecco tutti i ritardi nascosti delle Frecce” di Milena Gabanelli e Giovanni Viafora, pubblicato oggi sul Corriere della Sera, sono stati analizzati i dati riguardanti  “gli ultimi dieci di novembre e i dieci prima delle feste a dicembre, gli orari di arrivo di tutte le Frecce, su tre tratte: Venezia Santa Lucia-Milano Centrale; Milano Centrale-Roma Termini e Roma Termini-Reggio Calabria: una consultazione di oltre 1.200 orari”.

Gabanelli e Viafora, nell’approfondimento, partono dai dati riguardanti la tratta Venezia-Milano evidenziando che “sono 267 chilometri (anche se di questi solo i 39,6 da Treviglio a Brescia sono integralmente ad alta velocità). Il tempo di percorrenza ufficiale è di 2 ore e 27 minuti”. I collegamenti monitorati al giorno sono stati tredici. Questi uniscono direttamente Santa Lucia a Centrale. Secondo quanto emerge dall’approfondimento “nei 10 giorni di rilevamento del mese di novembre il dato è impietoso: su 120 treni considerati (nei festivi alcune corse non vengono effettuate), quelli arrivati in orario o in anticipo sono stati 7 (il 5,8%); in ritardo 113, ovvero il 94,2%. La media è di 13 minuti di ritardo per treno. Ma con oltre 10 minuti di ritardo arriva il 44% dei treni. Mentre il 17% supera i 20 minuti di ritardo. Nei 10 giorni di dicembre di rilevamento non vanno meglio. Emergono subito alcuni treni costantemente penalizzati: quelli della sera, che fanno rientrare i pendolari a Milano: il «9748» e il «9762» di media accumulano oltre 15 minuti di ritardo ad ogni corsa (come se alla tratta, in media, si aggiungessero 30 km in più)”.

L’approfondimento pubblicato oggi sul Corriere della Sera, analizza anche la tratta da Centrale a Termini che “impiega 3 ore e 10 minuti”. Gabanelli e Viafora sottolineano che “ogni giorno, tra queste due stazioni (e in questa direzione), ci sono 45 Frecce. Il ritardo medio durante i 20 giorni di osservazione, si è attestato a 12 minuti. Poco? Non proprio. Considerato che i treni in ritardo sono stati l’84%; con il 24% arrivati con un ritardo che va dai 15 minuti ai 120. Ma l’esito più interessante è, ancora una volta, quello che riguarda le fasce orarie. Tutta la prima parte del mattino, specie i primi giorni della settimana, i ritardi si attestano a 20 minuti di media per singolo treno (su un percorso di 3 ore!). Tra i treni «peggiori» il «9519», quello che Francesco Lollobrigida dall’alto della sua carica di ministro ha potuto fermare per scendere, che di media ogni giorno, registra 27 minuti di ritardo. Ma il record è del «9515», quello che dovrebbe arrivare a Roma Termini alle 10.49 e che invece in 20 giorni ha raccolto in media un ritardo superiore ai 30 minuti. Nella fascia di arrivo tra le 14 e le 20 i ritardi medi improvvisamente crollano a 7 minuti. Il segnale (…) conduce al punto: la saturazione della rete, sulla quale il 23 gennaio si inserirà il nuovo servizio che porterà alla capitale in 2 ore e 45 minuti, con arrivo e partenza a Rogoredo e Tiburtina”.

Passando al fronte dei prezzi, gli autori dell’approfondimento “Alta velocità, ecco tutti i ritardi nascosti delle Frecce” scrivono che “la tariffa base del Frecciarossa Milano-Roma, nel 2009 era di 109 euro per la Business, oggi è di 139; l’Economy è passata da 79 euro a 102. Italo debutta nel 2012 con tariffe un po’ più alte, e nel 2016 le abbassa: vende la prima classe a 88 euro e la seconda a 79. Oggi sono rispettivamente a 129,90 e a 89,90. Ma offre una grande varietà di offerte posizionandosi sul low cost. E può permetterselo, perché su una linea, interamente pagata dal contribuente, e costruita per viaggiare ai 300 km orari, Rfi ha concesso l’ingresso anche a quella flotta di Italo che non supera i 250”.

 

 

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