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Biden Arabia Saudita

Tutta l’Arabia di Joe Biden: il petrolio oltre i diritti umani

Oggi il Presidente degli Stati Uniti concluderà la sua missione in Medio Oriente con la visita di Arabia Saudita 

Da questo lato dell’Oceano Atlantico i governi europei vivono momenti di subbuglio, da Johnson a Draghi passando per Macron e Sánchez. Ma la crisi delle democrazie, che per molti versi avvantaggia la propaganda russa, soffia anche dalle parti degli Stati Uniti.

In un clima sociale ed economico delicato nell’impero a stelle e strisce, l’inquilino della Casa Bianca è volato in Israele mercoledì scorso. Non solo, nel viaggio mediorientale il passaggio finale – ma non per questo meno importante – prevede anche la tappa saudita.

BIDEN TRA ISRALE E ARABIA SAUDITA, GLI OBIETTIVI

Tra i dossier all’ordine del giorno nel viaggio in Medio Oriente, che proseguirà sabato con la visita in Arabia Saudita, c’è anche l’energia. C’è il negoziato per riaprire i discorsi sul nucleare iraniano, nonché incrementare la produzione di petrolio per fare fronte all’aumento del prezzo che deriverebbe dal bando già deciso da Usa e Ue per quello russo. Infatti, l’accordo Opec+ che include Mosca scadrà a settembre.

Lo stesso Biden ha sostenuto che la sua visita di ieri e oggi in Arabia Saudita è qualcosa di più del semplice dialogo finalizzato a  garantire impegni per l’ulteriore fornitura di petrolio. Per gli americani è una vera e propria urgenza. Perché, di qua come al di là dell’oceano, i prezzi del carburante sono sempre più insostenibili (5 dollari al gallone il mese scorso, in Usa).

QUANTO CONTA L’ARABIA SAUDITA SUL PETROLIO

L’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti detengono poco meno di 2,5 milioni di barili al giorno di capacità di greggio di riserva, numeri che parlano da soli in termini di rilevanza energetica. Eppure, in ambito Opec+ proprio l’Arabia sta assumendo una postura sempre più prudente. La capacità di greggio sta diminuendo e quindi occorre frenarne l’elargizione, sostiene.

In ballo, c’è la stabilità del gruppo: vero fattore del suo successo da aprile 2020.  Ma nel mentre il contesto è quello che  è, c’è una emergenza mondiale e serve tamponare le esigenze dell’oggi.

LA SFIDA DEL PETROLIO SAUDITA PER GLI USA IN CHIAVE RUSSA

Infatti, a guardare dall’altro capo del mondo c’è la Russia. Dmitry Peskov, portavoce di Putin, ha commentato la visita del presidente degli Stati Uniti. “Speriamo certamente che la costruzione e lo sviluppo delle relazioni tra Riyadh e le altre capitali mondiali non siano in alcun modo diretti contro di noi”, ha detto. “Apprezziamo molto il lavoro che stiamo facendo con i nostri partner, compresi i principali partner come l’Arabia Saudita”.

Nel botta e risposta sulla guerra centra anche il petrolio. “L’Opec ha la capacità di aumentare la produzione di petrolio greggio”, ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Jake Sullivan all’inizio di questa settimana. “Crediamo che ci sia la capacità di ulteriori passi che potrebbero essere intrapresi”.

Ma, come riporta Oilprice, gli analisti sposano la tesi della prudenza di Arabia ed Emirati. Che, dicono, non possono pompare troppo petrolio greggio al di sopra dei livelli attuali per un periodo sostenibile. Il tiro alla fune può continuare, anche sul petrolio.

 

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