L’Azerbaigian negli ultimi anni si è imposto come un’importante alternativa alle forniture di gas che provenivano dalla Russia. Tra i Paesi che ricevono più gas azero ci sono la Bulgaria (le cui importazioni da Baku rappresentano il 60% del totale), la Grecia (18%) e l’Italia (15%)
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, domani sarà in Azerbaigian per partecipare all’inaugurazione della nuova centrale elettrica a ciclo combinato di Mingachevir, realizzata da Ansaldo Energia per conto di Azerenerji, principale produttore di energia elettrica del Paese.
L’ACCORDO DEL 2023 TRA ANSALDO E AZERENERJI
L’inaugurazione rappresenta una tappa significativa nel percorso di cooperazione industriale ed energetica tra Italia e Azerbaigian, e segue l’intesa siglata nel febbraio 2023 – alla presenza del Ministro Urso – tra Ansaldo Energia e Azerenerji per la fornitura di quattro turbine a gas AE94.3A destinate all’ammodernamento della storica centrale di Mingachevir.
A margine della cerimonia, il ministro Urso incontrerà il presidente azeroIlham Aliyev per un colloquio bilaterale finalizzato a rafforzare ulteriormente le relazioni economiche e industriali tra i due Paesi.
AZERBAIGIAN PARTNER STRATEGICO DELL’ITALIA
Italia e Azerbaigian intrattengono relazioni eccellenti, fondate sulla Dichiarazione sul Partenariato Strategico Multidimensionale sottoscritta nel 2020. Baku rappresenta per l’Italia un partner energetico di primaria importanza, sia per l’approvvigionamento di petrolio, sia per quello di gas naturale, grazie al gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline).
Il TAP, parte del Corridoio Sud del Gas, trasporta gas naturale dal giacimento azero di Shah Deniz, attraverso Grecia e Albania, fino a Melendugno, in Puglia. È lungo 878 km e ha una capacità iniziale di 10 miliardi di metri cubi all’anno, espandibile fino a 20 miliardi
L’AZERBAIGIAN VUOLE AUMENTARE LA PRODUZIONE DI GAS PER L’UE
Lo scorso aprile il presidente Aliyev, nel corso di una riunione ministeriale, ha dichiarato che “l’Azerbaigian è pronto ad aumentare la sua produzione di gas naturale, se la domanda da parte dell’Unione europea crescerà. Dobbiamo garantire che il nostro gas sia richiesto in Europa, dobbiamo essere certi che questa domanda esista sul mercato europeo per molti anni a venire”.
Aliyev si è detto ottimista sulla possibilità di ampliare l’elenco dei Paesi verso cui l’Azerbaigian esporta gas, che attualmente ne comprende 12, otto dei quali sono Paesi dell’Unione europea. “La geografia delle nostre forniture di gas in Europa senza dubbio aumenterà, poiché stiamo lavorando per espandere la rete di distribuzione” nella regione.
Il presidente azero ha detto anche che il Corridoio Meridionale del Gas in questo momentgo sta operando a piena capacità, per cui è necessario ampliarne l’infrastruttura, ma ciò richiederà delle risorse.
LE FORNITURE DI GAS DA BAKU ALL’EUROPA
L’Azerbaigian fornisce gas all’Unione europea dal dicembre 2020, e col tempo si è imposto come un’importante alternativa alla disconnessione energetica dalla Russia provocata dallo scoppio della guerra in Ucraina, nel 2022. Tra i Paesi che ricevono più gas azero ci sono la Bulgaria (le cui importazioni da Baku rappresentano il 60% del totale), la Grecia (18%) e l’Italia (15%).
L’ACCORDO TRA ITALGAS E SOCAR ALLA COP29 DI BAKU
Nel novembre 2024, durante il vertice sul clima COP29 che si svolse nella capitale azera, Italgas e SOCAR (State Oil Company of Azerbaijan Republic) hanno firmato un accordo per rafforzare la collaborazione tra i due gruppi industriali. L’intesa, sottoscritta dall’amministratore delegato di Italgas, Paolo Gallo, e dal vicepresidente di SOCAR, Elshad Nassirov, consolida una partnership strategica finalizzata a promuovere innovazione, efficienza e sostenibilità nel settore della distribuzione del gas.
Gli ambiti di collaborazione includono lo scambio di best practice e tecnologie per incentivare la transizione energetica e la digitalizzazione, con particolare attenzione alla decarbonizzazione delle infrastrutture tramite il rilevamento delle dispersioni di gas con tecnologia Picarro e alla digitalizzazione dei processi sfruttando la metodologia agile adottata dal 2018 nella digital factory di Italgas.
L’intesa scaturisce dall’accordo in essere tra Bludigit, la digital company di Italgas, e Azerigas Production Union, l’ente responsabile della distribuzione e vendita di gas in Azerbaigian, per l’individuazione di dispersioni nella rete gas azera e la riduzione delle emissioni attribuibili al settore della distribuzione.
LA QUESTIONE DELL’EX ILVA DI TARANTO
Ma i rapporti tra Italia e Azerbiagian non si fermano qui, ma anzi potrebbero riguardare anche una storica azienda del nostro Paese: l’ex Ilva di Taranto. Nel marzo scorso, infatti, i commissari di Acciaierie d’Italia (la società in amministrazione straordinaria che gestisce l’impinato pugliese) hanno decretato che l’offerta di acquisizione presentata dall’azienda azera Baku Steel è la migliore, e hanno quindi chiesto al governo di poter avviare un negoziato formale ed esclusivo con il consorzio formato, oltre che da Baku Steel, anche dalla compagnia di investimento statale Azerbaijan Investment Company. A febbraio i commissari di Acciaierie d’Italia Giovanni Fiori, Giancarlo Quaranta e Davide Tabarelli si erano recati nel Paese caucasico per visitare gli impianti di Baku Steel.
L’OFFERTA DI BAKU STEEL E L’INCENDIO ALL’ALTOFORNO 1
L’offerta di Baku Steel prevede 600 milioni di euro per gli impianti più altri 500 milioni per il magazzino, e garantisce inoltre circa 7.800 occupati e la presenza di un altoforno e due forni elettrici. L’operazione, già complessa per la rilevanza dell’asset e per le difficoltà produttive, si è aggravata con l’incendio all’altoforno 1 dell’ex Ilva, avvenuto a inizio maggio, che ha portato al sequestro dell’impianto da parte della Procura di Taranto.
Per il ministro Urso bisogna attendere la decisione della Procura di Taranto perché, senza l’altoforno 1, è difficile – se non impossibile – raggiungere gli obiettivi fissati dal nuovo piano industriale, che è alla base della procedura di vendita. “Dobbiamo prendere atto che il piano industriale, sulla base del quale la Commissione Ue ha autorizzato un prestito ponte, oggi è inficiato”, ha detto il titolare del Mimit a inizio giugno, alla vigilia di un nuovo incontro con i sindacati.
Il blocco dell’Altoforno 1 non ha bloccato la trattativa con la società azera, ma l’ha portata a modificare l’offerta iniziale, poiché i potenziali acquirenti considerano pregiudiziale anche il via libera alla realizzazione di un rigassificatore galleggiante nel porto di Taranto e il rilascio di un’autorizzazione integrata ambientale con prescrizioni meno restrittive di quelle ipotizzate.