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Ue Transizione Verde

Ecco cosa dovrà fare l’Ue per la transizione verde nel prossimo mandato

Secondo un’analisi del think tank Agora Energiewende, un nuovo fondo per il clima dovrebbe colmare il divario dopo la fine del Recovery and Resilience Facility dell’Ue 

Non scordiamolo mai: la transizione energetica è un percorso lungo e oltretutto con dei costi da non sottovalutare. A inizio giugno, l’Ue andrà al voto in un anno denso di tornate elettorali. Sarà un momento spartiacque per capire quale nuovo assetto istituzionale ci aspetta a Bruxelles. E intuire se il percorso fatto sin qui dalla Commissione a guida Ursula von der Leyen sul Green Deal avrà o meno un seguito necessario a rispettare gli obiettivi climatici al 2030 e 2050.

CHE COSA DOVRA’ FARE L’UE PER LA TRANSIZIONE VERDE

Secondo il think tank tedesco Agora Energiewende, sono ben venti le iniziative di cui tener conto in Europa e sono state raccolte in un report dal titolo Politiche dell’UE per la neutralità climatica nel decennio decisivo.

“Con le elezioni europee di giugno e la nomina di una nuova Commissione europea nel novembre 2024, c’è un crescente interesse per le priorità della politica climatica nel ciclo politico dell’UE 2024-2029”, si legge nella prefazione. Anche se da settimane, l’impressione in Italia e nel resto dell’Unione è che l’asse della Commissione possa spostarsi a destra, rompendo il sodalizio tra socialisti e popolari, in favore dei conservatori dell’Ecr (di cui Giorgia Meloni è presidente), e lasciando da parte l’agenda verde per privilegiare i dossier riguardanti la difesa comune.

Per AgoraEW, servirà un sistema finanziario solido per continuare a sostenere la transizione. Priorità, dunque, “ai finanziamenti per la produzione di materiali di base verdi, sfruttando il mercato unico europeo per guidare la domanda, facendo crescere la produzione industriale pulita strategica in patria e incentivando la diversificazione delle catene del valore globali verdi”.

Guardando all’intero quinquennio di bilancio da programmare, 2028-2034, “un nuovo fondo per il clima dovrebbe colmare il divario dopo la fine del Recovery and Resilience Facility, finanziato con un mix equilibrato di fonti tra cui le entrate dei prezzi del carbonio e il debito dell’UE. In futuro, i finanziamenti dell’UE possono anche svolgere un ruolo stabilizzante in quanto i governi vedranno un graduale calo delle entrate derivanti dalla tassazione dei combustibili fossili mentre l’UE avanza verso la neutralità climatica”.

UNA NUOVA FISCALITA’

Nel suo tracker, AgoraEW già la scorsa estate notava che “le sovvenzioni dell’UE possono coprire un quarto delle esigenze di spesa pubblica a livello europeo per investimenti in energia pulita, risorse ed efficienza energetica nel 2021-2027, ma ci sono differenze tra gli Stati membri. I paesi dell’Europa centrale e orientale sono ben coperti nonostante la recente forte inflazione nella regione. Nell’Europa meridionale, d’altra parte, le sovvenzioni dell’UE coprono una quota inferiore delle esigenze di investimento per il clima”.

Dunque, molto dovranno fare anche i singoli Stati membri dell’Ue ma sarà Bruxelles a guidare ancora la transizione, anche in senso economico oltre che politico e normativo. “Durante il periodo 2021-2027, il quadro finanziario pluriennale (FFP), l’UE di prossima generazione e i fondi finanziati attraverso il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (Fondo per l’innovazione, Fondo per la modernizzazione e Fondo per il clima sociale) rendono disponibili miliardi di euro per gli investimenti climatici”.

IL COMMENTO DI CLAUDIO BACCIANTI (AGORA EW) SULL’UE

Per Claudio Baccianti, Senior Associate del think tank, “in uno scenario di neutralità climatica dell’UE al 2050, i ricavi derivanti dai prezzi della CO2 aumenteranno rapidamente, ma l’erosione della base imponibile sui combustibili fossili compenserà in gran parte questo guadagno”.

Occorreranno “misure fiscali comuni per finanziare l’azione per il clima”, oltre che regole più flessibili per aprire a investimenti pubblici, ricorrendo ad “aggiustamenti significativi” per superare il freno al debito.

 

– Leggi anche: A rifornire l’Europa di idrogeno verde saranno il Nord Africa e il Medio Oriente

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