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Ufficio Parlamentare Bilancio: l’Italia perde un punto di PIL 2022 a causa dei rialzi sul gas

Nella Nota sulla congiuntura di ottobre si legge che “se i prezzi del gas si mantenessero su questi livelli anche nel prossimo biennio, gli impatti complessivi sul livello del PIL nel 2024 (a tre anni dallo shock) sarebbero di circa tre punti percentuali”

Le difficoltà per l’economia italiana stanno aumentando su più fronti. Il PIL potrebbe essere sceso in territorio leggermente negativo già nel terzo trimestre, mentre l’inflazione continua a salire e l’incertezza di famiglie e imprese ha ripreso a intensificarsi. Lo comunica l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che ha pubblicata la Nota sulla congiuntura di ottobre 2022.

Il tutto, in un contesto internazionale sempre più complicato, nel quale l’impatto della guerra in Ucraina si aggrava di mese in mese con il protrarsi delle ostilità e rischia di compromettere le prospettive di crescita dell’economia mondiale.

IL PESO DI GUERRA E INFLAZIONE SULL’ECONOMIA GLOBALE

Dallo scoppio del conflitto – si legge nel documento – l’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche ha subìto una drammatica accelerazione, spingendo l’inflazione dell’area euro fino a quasi il 10 % in settembre (dal 2% di luglio 2021). Negli Stati Uniti, invece, l’inflazione ha iniziato a mostrare primi segnali di inversione di tendenza, pur mantenendosi ancora su valori molto elevati (8,2% a settembre). Sul versante commerciale, nei primi sette mesi dell’anno gli scambi internazionali hanno avuto un andamento altalenante, facendo segnare quattro variazioni congiunturali negative e tre positive, con attese di indebolimento nella parte finale dell’anno.

Il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente rivisto al ribasso le previsioni di crescita dell’economia mondiale per il prossimo anno, al 2,7% (-0,2 punti percentuali rispetto a luglio scorso). Per l’area euro il taglio della crescita sarebbe decisamente più forte: dall’1,2 % previsto a luglio a un modesto 0,5%.

GLI EFFETTI DI UNO SHOCK PERMANENTE SUI PREZZI DELL’ENERGIA

L’UPB ha recentemente modificato il modello macroeconometrico MeMo-It, utilizzato anche per la validazione delle previsioni del MEF, per quantificare gli effetti macroeconomici di variazioni del prezzo del gas per l’economia italiana. Uno shock permanente del 10% del prezzo del gas ha un impatto stagflattivo non inferiore a quello attribuito alle quotazioni del petrolio, e potenzialmente anche più forte.

Con riferimento alla crescita reale, l’aumento del prezzo del gas si traduce in una minor variazione del PIL a partire dal secondo anno dallo shock (-0,1%) e l’impatto negativo si accentua progressivamente con un massimo nel quinto anno (-0,25%).

A pesare è anche la flessione degli investimenti, meno marcata rispetto a quella del PIL nei primi anni dello shock, analoga a quella del prodotto nel quinto anno (circa -0,3%) e più accentuata successivamente. Allo stesso tempo, la maggiore inflazione deprime il reddito disponibile reale; i consumi privati si riducono in misura maggiore del PIL nel primo anno e, nei periodi successivi, quasi quanto il prodotto (circa -0,2% nel sesto anno).

Si stima – conclude la Nota sulla congiuntura di ottobre dell’UPB – che il rialzo delle quotazioni del gas (triplicato quest’anno rispetto al livello del 2021) abbia sottratto circa un punto percentuale alla variazione del PIL del 2022; se i prezzi del gas si mantenessero su questi livelli anche nel prossimo biennio, gli impatti complessivi sul livello del PIL nel 2024 (a tre anni dallo shock) sarebbero di circa tre punti percentuali.

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