Urso chiede dazi Ue alle auto cinesi e annuncia 10 miliardi per microchip, il Piano idrico di Salvini (Pniissi) accelera ripartizione fondi tra Regioni e destina 5,1 miliardi a Sud, dl Salva Case renderà seminterrati e lavatoi abitabili. La rassegna stampa
Da Catania il ministro Adolfo Urso chiede subito dazi Ue alle cinesi e annuncia 10 miliardi di investimenti in microchip. Il ministro del Mimit anticipa anche che entro luglio cominceranno le procedure per l’assegnazione degli impianti dell’ex Ilva. Urso dimostra il suo appoggio alla spending review decisa dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giorgetti “perché la precondizione dello sviluppo economico è la sostenibilità dei conti pubblici”. Il Piano nazionale per gli interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (Pniissi) proposto dal Ministro Matteo Salvini può contribuire ad accelerare la ripartizione dei fondi fra le Regioni e destina 5,1 miliardi di euro al Sud. Capitolo dl Salva Case: I parlamentari della Lega sottoscriveranno gli emendamenti che modificheranno la soglia minima dei requisiti necessari oggi per il rilascio del “bollino” dell’abitabilità: l’altezza e la superficie. Così facendo il dl permetterebbe a solai e seminterrati di diventare abitabili. L’obiettivo è allineare lo status delle piccole abitazioni, e in prospettiva la loro costruzione, alle esigenze del mercato
URSO (MIMIT): “OGGI SIGNIFICATIVO ANNUNCIO MICROELETTRONICA, SUBITO DAZI UE ALLE CINESI, 10 MILIARDI PER MICROCHIP
«Ne ho parlato ieri sera con la Commissaria Vestager qui a Catania, dove oggi faremo insieme un significativo annuncio sulla microelettronica. Abbiamo risposto a tutte le richieste e penso che otterremo a breve il gradimento della Commissione. Il piano di ripristino produttivo degli stabilimenti prevede che alla fine del prossimo anno si possa finalmente tornare a produrre 6 milioni di tonnellate annui, il massimo sino ad oggi consentito. La prossima settimana inizieranno le visite agli impianti delle aziende interessate ed entro luglio cominceranno le procedure per l’assegnazione». (…) «Si, abbiamo creato le condizioni per il rilancio della siderurgia nazionale, la più avanzata nella tecnologia green e nella tutela ambientale in Europa, anche se ovviamente, come accade in altri settori in transizione, servirà meno occupazione a parità di produzione. Per questo stiamo lavorando, a Taranto come a Genova, allo sviluppo di altre attività collaterali. Siamo fiduciosi», si legge sull’edizione odierna de La Stampa.
“(…) In pochi mesi abbiamo registrato l’investimento di Silicon Box per oltre tre miliardi nel Nord Italia, la linea pilota della Commissione sui nuovi materiali, per 420 milioni a Catania e, ancor di più, avremo il più importante investimento autorizzato dalla Commissione europea che farà dell’Etna Valley il più grande polo della microelettronica nel Mediterraneo, con accanto il più grande stabilimento fotovoltaico d’Europa, 3Sun dell’Enel, sulla cui produzione sono indirizzati gli incentivi di Transizione 5.0. Entro fine anno potremo conteggiare almeno 10 miliardi di investimenti sulla microelettronica in Italia»”, si legge sul giornale.
“Sulla prossima legge di bilancio pesa «il macigno del Superbonus», perciò il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso difende il collega dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sotto l’attacco dei partiti della maggioranza per la spending review su bonus, dicasteri ed enti locali: «Sto con lui, perché la precondizione dello sviluppo è la sostenibilità dei conti pubblici». Per il rilancio della crescita, secondo Urso è necessario che «la Bce tagli i tassi» e poi chiede all’Europa «di muoversi e mettere i dazi sulle auto cinesi». L’Italia punta sulla microelettronica e annuncia «10 miliardi di investimenti, a Catania sorgerà il più grande polo del Mediterraneo». L’ex Ilva tornerà al massimo della produzione, «ma con meno occupazione»”, si legge sull’edizione odierna de La Stampa.
“(…)L’ultima modifica parlamentare è giunta con il decreto Superbonus pubblicato in Gazzetta tre giorni fa, mentre altre modifiche erano state apportate nel decreto Pnrr sempre durante l’esame parlamentare, di cui abbiamo dovuto tener conto. Abbiamo lavorato per superare alcuni vincoli europei che in prima istanza avevano escluso le aziende cosiddette energivore come la ceramica, il vetro, la siderurgia che sono quelle che peraltro ne avrebbero più bisogno per ridurre l’emissione di CO2. Ci siamo riusciti ed ora il testo è pronto per la concertazione con il Mef e il ministero dell’Ambiente , per poi andare quindi alla Corte dei Conti»”, ha detto Urso a proposito del Piano Industria 5.0.
“(…) «La Commissione europea ha ritenuto di affidare al Mimit altri 9,7 miliardi nella riprogrammazione di dicembre scorso proprio perché siamo un’amministrazione virtuosa: abbiamo centrato sinora tutti gli obiettivi e impiegato le risorse nei tempi. Le nuove risorse sono state così ripartite: 6,3 miliardi al Piano Transizione 5.0 che si aggiungono ai 6,4 del bilancio nazionale; 2,5 miliardi ai contratti di sviluppo per l’industria, altri 320 milioni alle Pmi a fondo perduto. È il più grande piano mai realizzato per la transizione green delle imprese. Sarà un volano per l’efficienza e l’innovazione, quindi per la competitività del Sistema Italia»”, si legge sul giornale.
“(…) «Il Piano incentivi è indirizzato sui modelli prodotti in Italia. Sulle auto cinesi servono i dazi, come ha preannunciato ieri il commissario Dombrovskis. Biden li ha portati al 102,5%. Anche l’Europa dovrà muoversi». A poco più di una settimana dal voto la maggioranza sembra vivere tensioni e rivalità sempre più accese. Dal Superbonus fino ai tagli ai Comuni, siete tutti contro la spending del ministro Giorgetti?”, continua il quotidiano.
“(…) «Io sto con Giorgetti, perché la precondizione dello sviluppo economico è la sostenibilità dei conti pubblici»”, ha detto Urso a proposito del Superbonus.(…) «È questo l’impegno del governo, in una situazione che abbiamo ereditato dove pesa il macigno di scelte che non hanno considerato la tenuta dei conti pubblici, come il Superbonus»”, si legge sul quotidiano.
SALVINI ACCELERA RIPARTIZIONE PIANO IDRICO FRA REGIONI E DESTINA 5,1 MILIARDI AL SUD
“Distribuire un po’ di soldi per gli investimenti pubblici a ridosso dell’apertura dei seggi è sempre stato e resta un grande classico della politica. In questi giorni accelerano procedure di programmazione che in genere sonnecchiano lentamente o richiedono maratone a ostacoli di 12 o 18 mesi per arrivare in porto, come nel caso dei fondi da assegnare alle Fs o all’Anas. Che poi si trasformino “informative” al Cipess sul contratto di programma di Rete ferroviaria italiana in concreta distribuzione di soldi, che non c’è, fa parte della commedia generale. Basta non bersela”, si legge sull’edizione odierna de Il Foglio.
“(…) L’elettore non va certo per il sottile e il rigoroso fact checking non è il test su cui si misura più volentieri la politica romana. C’è però qualcosa di più del semplice comunicato elettorale nella precipitosa convocazione della “cabina di regia idrica” – un nome che fa paura per tasso burocratico – a opera del vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il 29 maggio, per “presentare” la proposta di “Piano nazionale per gli interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico (Pniissi)” – altro nome mostruoso. Sono due le ragioni interessanti. La prima è tutta politica (ma non elettorale)”, continua il quotidiano.
“(…) Parliamo di attuazione del decreto Pnrr, dell’imminente taglio al Piano nazionale complementare, della riprogrammazione dei fondi di coesione, dei programmi ordinari di settore per cui il Mezzogiorno sembra aver finito le cartucce (in termini progettuali). Erano seguite nei giorni successivi le consuete rassicurazioni a parole del ministro Fitto, ma nessun segno concreto. Ecco che ora il ministro Salvini accelera la ripartizione del Piano idrico fra le regioni e destina al sud 5,1 miliardi dei 12 miliardi del piano pluriennale per una quota del 42,1 per cento. Non solo. Ripartisce anche il primo piano stralcio, da avviare subito con i 946,6 milioni disponibili, e destina al Mezzogiorno ben 449,5 milioni, il 47,5 per cento del totale contro il 39,5 per cento del nord e il 13 per cento del Centro”, continua il quotidiano.
“(…) La seconda ragione di una scelta che va oltre la frenesia elettorale è che se il voto europeo e locale ha contribuito ad accelerare il Piano idrico non si può che plaudire. Perché il Pniissi, aldilà del nome impronunciabile, è la migliore cosa che sia stata fatta dai governi nel settore idrico da venti anni in qua. E’ un piano di orizzonte pluriennale che è passato per una prima analisi costi-benefici – e già questi sono due meriti in Italia – e deve dare una sterzata alla qualità degli investimenti del settore, introducendo per la prima volta interventi di risposta ai cambiamenti climatici e di miglioramento dell’approvvigionamento in tempi di siccità”, si legge sul giornale fondato da Giuliano Ferrara.
SALVA CASE, DL SALVINI RENDE ABITABILI SEMINTERRATI E LAVATOI
“(…) Ragioni legate alle compravendite, perché il mancato possesso del certificato di abitabilità svaluta il valore di questi “micro immobili”. Ma il leader della Lega ha in mente un obiettivo più ambizioso, in linea con la necessità di tutelare e rafforzare il suo ruolo di “mister casa” all’interno dell’esecutivo. Un tema, la casa, che è assai sensibile per il boom dei mutui e il caro-affitti, ma anche perché è appetibile agli alleati di governo. La strategia punta ad allineare lo status delle piccole abitazioni, e in prospettiva la loro costruzione, alle esigenze del mercato. Nel Paese dove i single hanno superato le coppie con figli, la sanatoria sulle “mini case” intercetta una richiesta che è già stratificata”, si legge sull’edizione odierna de La Repubblica.
“(…) L’occasione è pronta: la conversione in Parlamento del decreto “Salva-casa”, che proprio ieri è entrato in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Saranno i parlamentari della Lega a sottoscrivere gli emendamenti che modificheranno la soglia minima dei requisiti necessari oggi per il rilascio del “bollino” dell’abitabilità: l’altezza e la superficie. La prima misura è fissata a 2,70 metri (trenta centimetri in meno per corridoi, bagni e ripostigli), mentre la seconda deve essere pari ad almeno 28 metri quadrati, per un monolocale abitato da una persona. Criteri «vetusti» per il leader del Carroccio, che punta a superare norme datate: risale al 1975, quarantanove anni fa, il decreto ministeriale “Sanità” che contiene le istruzioni sull’altezza minima e i requisiti igienico-sanitari. Il provvedimento è «anacronistico» anche per i costruttori edili dell’Ance, che sollecitano «una flessibilità per andare incontro alle nuove esigenze abitative»”, continua il quotidiano Gedi.
“(…) L’intento è superare una logica «estremamente prescrittiva» e distante dall’impostazione che invece prevale in Paesi come Germania e Inghilterra, dove le altezze minime sono assai inferiori e non esiste un limite di superficie minima per l’abitabilità. I testi degli emendamenti saranno scritti nei prossimi giorni: nel “pacchetto” anche la norma “salva-grattacieli” per Milano” spiega il quotidiano Gedi, aggiungendo che il “Consiglio nazionale degli ingegneri accoglie la linea di Salvini con toni positivi: «Siamo d’accordo con questa impostazione se l’idea è regolarizzare le mansarde che non sono abitazioni in maniera continua o la camera dello studente con il bagno e l’angolo cottura»”.