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Minerali Critici

USA, il decreto IRA e l’ambiziosa sfida sui minerali critici

Un problema evidente è la storica mancanza di investimenti nella fornitura e nella lavorazione dei metalli al di fuori della Cina, un problema che abbraccia tutto lo spettro dei minerali non ferrosi

Il decreto Inflation Reduction Act (IRA) negli Stati Uniti sta accelerando gli sforzi globali per sviluppare catene di approvvigionamento di minerali critici al di fuori della Cina, ma la portata della sfida non deve essere sottovalutata e alcuni obiettivi potrebbero rimanere irraggiungibili per gli anni a venire.

La firma dell’IRA nell’agosto scorso – scrive Ellie Saklatvala su Argus Media – ha rapidamente dato vita a nuovi investimenti nell’industria solare USA, poiché i produttori di componenti fotovoltaici cercano di qualificarsi per il credito d’imposta disponibile per coloro che possono procurarsi materiali di input dal Nord America o esplorare le opzioni di “friend-shoring” con altri Paesi.

First Solar, il più grande produttore di materiali fotovoltaici degli Stati Uniti, prevede di aumentare la sua capacità produttiva di 4,4 GW/anno e ha ampliato il suo accordo di fornitura pluriennale con l’azienda canadese 5N Plus per materiali semiconduttori composti entro il 2024. Nel frattempo, Mission Solar Energy, una filiale statunitense del produttore sudcoreano di polisilicio OCI, sta espandendo la capacità del suo impianto di moduli in Texas da 210 MW a 1.000 MW.

OCI prevede di utilizzare l’IRA come un’opportunità per espandere la propria attività solare a valle negli Stati Uniti, compresa la produzione di moduli e la generazione di energia fotovoltaica. La società statunitense Hemlock Semiconductor e la norvegese REC Silicon stanno pianificando di aumentare la loro produzione di polisilicio di grado solare per rifornire i produttori di apparecchiature statunitensi.

L’INDUSTRIA DELLE BATTERIE PER AUTO ELETTRICHE

Anche l’industria delle batterie per veicoli elettrici ha visto un’ondata di annunci in risposta all’IRA. Non tutti sono stati confinati in Nord America, come la sudcoreana LG Energy Solutions (LGES), che ha firmato un contratto di 6 anni sul carbonato di litio con il produttore statunitense Compass Minerals, nel tentativo di garantire una catena di fornitura di materiale per batterie resiliente che protegga LGES da qualsiasi ricaduta dell’IRA, mentre continua a vendere i suoi prodotti finiti a livello internazionale.

Il decreto non è privo di controversie, con l’UE e la Cina che affermano che viola le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. Inoltre, i messaggi che lo circondano sono contrastanti, poiché le aziende statunitensi devono mantenere i rapporti con i loro fornitori tradizionali finché non emergeranno altre opzioni: l’industria solare statunitense sta contemporaneamente cercando di strappare le catene di approvvigionamento alla Cina e, allo stesso tempo, si oppone ad un’indagine per eludere le tariffe su 4 società solari cinesi, avvertendo che nuovi dazi sulle importazioni di energia solare potrebbero “creare nuova incertezza” e scoraggiare gli investimenti.

La raffica di annunci aziendali da agosto smentisce la portata e la complessità dell’ambizione dell’IRA. Un pannello solare è molto più di un polisilicio o del tellururo di cadmio, e un’auto elettrica è molto più di una semplice batteria. L’elenco dei metalli e dei minerali necessari per fabbricare questi prodotti è ampio e alcune catene di approvvigionamento sono più difficili da riconfigurare rispetto ad altre, in particolare se si considerano i crescenti volumi necessari nei prossimi anni per supportare i mega trend della decarbonizzazione e della digitalizzazione, oltre che dell’industria tradizionale.

MANCANZA DI INVESTIMENTI E DEFICIT DI OFFERTA

Un problema evidente è la storica mancanza di investimenti nella fornitura e nella lavorazione dei metalli al di fuori della Cina, un problema che abbraccia tutto lo spettro dei minerali non ferrosi, dalle batterie alle terre rare, dal rame all’indio. Per i prossimi anni si prevede un grande deficit di offerta, poiché molteplici industrie di uso finale mirano ad una crescita ambiziosa senza un’idea sicura della provenienza dei metalli.

Questa situazione, in combinazione con l’IRA e la politica sui minerali critici dell’Unione europea, quest’anno ha innescato un cambiamento nel modo in cui i principali utenti finali – come gli OEM (i produttori di apparecchiature originali), le case automobilistiche e i produttori di batterie – interagiscono con le società minerarie e di esplorazione al di fuori della Cina.

Gli sviluppatori di miniere australiane sono sommersi da richieste di accordi di prelievo e offerte di finanziamento, spesso prima ancora che inizino la produzione. Diversi partecipanti al mercato avvertono però che questi accordi in fase iniziale dovrebbero essere considerati con cautela: i termini potrebbero essere complicati e a volte gli accordi possono dissuadere altri investitori dal farsi coinvolgere in un progetto, rendendo più difficile l’avvio della miniera.

Vengono anche poste dei dubbi su come dovranno essere valutati i minerali critici se non provengono o non passano attraverso la Cina, dato che i meccanismi di prezzo per i minerali più critici storicamente sono incentrati sul gigante asiatico. I principali prodotti chimici per batterie – come il solfato di manganese e il solfato di nichel – stanno attirando una crescente attenzione poiché i partecipanti al mercato cercano maggiore trasparenza e dei modi affidabili per valutarli al di fuori della Cina. Al momento, la maggior parte dei nuovi meccanismi di determinazione dei prezzi è agli inizi, e la crescita di “flussi commerciali sani” sarà la chiave della loro evoluzione.

L’IRA ha lanciato il guanto di sfida, ma ci vorrà uno sforzo globale concertato da parte delle aziende e delle autorità di regolamentazione per apportare i cambiamenti necessari per soddisfare le ambizioni del decreto USA.

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