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Green Deal

Hoekstra e Sefcovic stravolgeranno il Green Deal europeo?

Cosa farà e cosa non farà sul Green Deal il successore di Frans Timmermans ufficialmente nominato oggi dal Consiglio Ue

Il Consiglio ha nominato oggi Wopke Hoekstra (Paesi Bassi) come nuovo Commissario europeo, di comune accordo con il Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. La nomina segue le dimissioni di Frans Timmermans da vicepresidente esecutivo della Commissione ed è per il resto del mandato della Commissione, che dura fino al 31 ottobre 2024. Il presidente von der Leyen ha assegnato al signor Hoekstra il portafoglio dell’azione per il clima.

Con questa nota, stamani dall’Unione europea è arrivata l’ufficialità del dopo-Timmermans per la gestione del Green Deal. Assieme a lui ci sarà, con delega specifica, Maros Sefcovic.

CHI E’ WOPKE HOEKSTRA

Un passaggio formale, quello di oggi, dopo il raggiungimento della maggioranza confermato mercoledì scorso dal presidente della commissione ambiente dell’Europarlamento Pascal Canfin (Renew, Francia). Una maggioranza raggiunta, come raccontato su Policy Maker, a fatica in virtù di alcune divisioni emerse proprio sulla figura di Hoekstra. Poi, invece, fiduciato da Ppe, S&D, Renew e Verdi.

Wopke Hoekstra (qui il suo cv) è stato ministro delle Finanze e degli Esteri del governo Rutte in Olanda dal 2017 al 2022. Definito un falco dai più solidali (e radicali) della causa europea green. Ha lavorato per l’azienda petrolifera Shell e questo, visto dalla prospettiva per esempio di Greenpeace, non depone certo a suo favore. “Il risultato europeo più importante di Hoekstra consiste nell’aver insultato pesantemente gli italiani durante la crisi Covid. Inoltre, non è esattamente un campione del clima. Cosa lo rende così adatto come candidato?” aveva detto l’eurodeputata olandese di Volt Sophie In’t Veld.

LE REAZIONI DALL’ITALIA: NO DELLA LEGA A HOEKSTRA

Una reazione politica che però smentisce i timori di una svolta a destra sul Green Deal era arrivata martedì scorso dalla Lega.

“Un rimpasto che non risolve i numerosi problemi. Non nascondiamo la nostra posizione critica a seguito delle audizioni di Wopke Hoekstra e Maroš Šefčovič, candidati a succedere Frans Timmermans, l’ex vicepresidente della Commissione europea, dimessosi dal ruolo per tentare fortuna in Olanda. La Commissione cambia interpreti, ma non linea: si tira avanti in maniera cocciuta e acritica, senza ascoltare le preoccupazioni di chi fa impresa e dei cittadini. L’Europa continua a parlare di transizione energetica a tre dimensioni – ambientale, economica e sociale – ma è evidente che gli ultimi due elementi sono mancanti. Lampante che, anche con i due commissari designati Hoekstra e Sefcovic, da parte dell’Unione europea non è contemplata alcuna retromarcia su una tabella di marcia assolutamente irrealistica. Su queste basi, il gruppo Id esprime la totale contrarietà alle due nomine”.

Così si erano espressi in una nota gli europarlamentari del Carroccio Paolo Borchia, coordinatore di Identità e Democrazia in commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia (ITRE) e Silvia Sardone, coordinatrice di Identità e Democrazia in commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI).

COME CAMBIA L’AGENDA UE DEL GREEN DEAL?

Il mese scorso, il think tank Bruegel aveva stilato cinque priorità per l’Ue per accelerare sul fronte del Green Deal.

1) Tutte le emissioni dovranno essere soggette allo scambio di emissioni. Entro il 2030, i sistemi separati di scambio delle emissioni (ETS) riguarderanno le emissioni industriali e quelle degli edifici/trasporti, che rappresentano i tre quarti di tutte le emissioni territoriali. Dovrà essere creato un terzo ETS per i settori non ancora coperti, e i meccanismi di controllo delle emissioni dovranno essere unificati entro il 2040.

2) Dovranno iniziare i preparativi per un piano di investimenti verdi dell’Unione europea. Ciò dovrà garantire che, una volta terminati i finanziamenti per la ripresa dalla pandemia nel 2026, le sovvenzioni verdi Ue rimangano almeno al livello attuale di 50 miliardi di euro all’anno (0,3% del PIL).

Per colmare il deficit annuale saranno necessarie nuove risorse Ue per un ammontare di 180 miliardi di euro tra il 2024 e il 2030, ma ciò sarà importante per affrontare i problemi politici e distributivi che l’Ue vedrà in misura crescente. Inoltre, le riforme della governance economica dell’Unione europea attualmente discusse dovranno essere modificate, per consentire ai Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del Pil ma con finanze pubbliche sostenibili di ridurre il debito ad un ritmo più lento, a condizione che vengano effettuati ulteriori investimenti per la riduzione delle emissioni.

– Leggi anche: Chi è e cosa farà sul Green Deal la nuova commissaria all’innovazione

3) Dovrà essere istituita un’Agenzia Europea per l’Energia. Ciò fornirà dei punti di riferimento imparziali per la valutazione e la preparazione delle politiche. Non avrà poteri decisionali, ma raccoglierà e renderà disponibili i dati per il processo decisionale, manterrà degli strumenti di modellazione aperti e valuterà in modo indipendente le politiche Ue e degli Stati membri.

4) La governance dell’energia e del clima dovrà essere elevata al livello dei capi di Stato e di governo per aumentare il coordinamento delle politiche e la titolarità politica. Almeno una volta all’anno verranno organizzati dei vertici europei speciali, con i preparativi svolti dagli sherpa europei per l’energia e il clima.

5) Lo sviluppo e il funzionamento della rete di trasmissione dovranno essere guidati dalla minimizzazione dei costi europei. Un operatore europeo indipendente del sistema di rete garantirà che la trasmissione transfrontaliera esistente venga utilizzata in modo ottimale, anche al fine di favorire gli investimenti.

“L’Ue ha intrapreso una rivoluzione industriale verde, che però è guidata dalla politica, piuttosto che dalla tecnologia e dall’innovazione. Anche se i benefici che comporta superano i costi, forse anche in termini strettamente economici, questa trasformazione comporterà notevoli disagi”, analizzavamo qualche settimana fa su questo giornale. “Fare” la transizione comporta e comporterà il dover fare i conti con una gestione anche/soprattutto occupazionale, economica e geografica di tutto il processo. Pena, la perdita di competitività.

LE ULTIME MOSSE EUROPEE SU EMISSIONI E RINNOVABILI

Sullo sfondo, o meglio all’orizzonte, c’è il voto del giugno 2024 che vedrà rinnovare i vertici di tutte le istituzioni europee. Con due scenari più probabili di altri che sono al momento sul tavolo: un’Ue ancora a trazione Ppe-Socialisti oppure una maggioranza di centrodestra.

Intanto, il nuovo braccio destro di Wopke Hoestra, Maros Sefcovic (già vicepresidente della Commissione europea) ha dichiarato la scorsa settimana che spera che l’Unione europea fisserà un obiettivo per ridurre le emissioni di almeno il 90% entro il 2040.

Oggi, invece, è arrivato l’ok finale del Consiglio europeo alla nuova direttiva sulle energie rinnovabili: la quota di consumo energetico complessivo dell’Ue salirà al 42,5% entro il 2030. Previsto anche un aumento indicativo del 2,5% che porterebbe la percentuale al 45%. L’Unione vuole quindi accelerare sulle nuove energie pulite.

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