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Transizione energetica, tutti i dubbi sul decreto sulle Aree idonee

Il documento – che illustra i criteri per l’individuazione delle aree idonee all’installazione di rinnovabili – dovrebbe essere approvato prima della pausa estiva, ma sono già in molti ad evidenziarne le mancanze e a chiedere quindi al governo di rivederlo

Missione transizione energetica. È con questo obiettivo che il governo punta ad aumentare in maniera significativa entro il 2030 l’energia prodotta in modo sostenibile, anche grazie al Decreto sulle aree idonee. La bozza del decreto è ancora sul tavolo della Conferenza delle Regioni, ma il documento dovrebbe essere approvato prima della pausa estiva.

IL DECRETO SULLE AREE IDONEE

Il provvedimento – che fissa un obiettivo nazionale di 80 GW di potenza aggiuntiva da fonti rinnovabili – è suddiviso in due titoli: il primo si occupa di definizione e obiettivi, il secondo riguarda invece i criteri per l’individuazione delle aree idonee: si parte con l’individuazione della ripartizione fra Regioni e Province autonome dell’obiettivo nazional al 2030 di una potenza “aggiuntiva pari a 80 GW” da rinnovabili, necessari per raggiungere i target di PNIEC, Fit for 55 e RepowerEU.

Ad essere considerati nel conteggio ci sono tutti gli impianti entrati in esercizio od oggetto di revamping a partire dal 1 gennaio 2022 e il “quaranta per cento della potenza nominale degli impianti a fonti rinnovabili off-shore di nuova costruzione entrati in esercizio dal 1° gennaio 2022 fino al 31 dicembre dell’anno di riferimento le cui opere di connessione alla rete elettrica sono realizzate sul territorio della Regione o provincia autonoma”, si legge nella bozza.

Dal punto di vista della ripartizione regionale, al primo posto tra le Regioni in termini di MW al 2030 c’è la Sicilia con 10.380 MW, seguita dalla Lombardia (8687 MW), dalla Puglia (7.284) e dall’Emilia Romagna (6.225).

Sono però già in molti a chiedere di rivedere il testo che, allo stato attuale, presenterebbe problemi e lacune.

PICHETTO: QUADRO NORMATIVO PIÙ STABILE FACILITEREBBE RUOLO COMMISSIONE PNRR-PNIEC

Due giorni fa, rispondendo a un’interrogazione in Aula alla Camera sull’operatività della commissione tecnica PNRR-PNIEC, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi relativi all’energia rinnovabile da produrre entro il 2030, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin ha affermato che “un quadro normativo più stabile, che consideri una programmazione a monte nello sviluppo delle energie rinnovabili faciliterebbe anche il ruolo della commissione PNRR-PNIEC”.

Per questo, ha spiegato Pichetto, “lo scenario disegnato nel PNIEC, insieme all’individuazione delle aree idonee da parte delle Regioni, con tutte le facilitazioni procedurali che ne conseguono, la predisposizione di procedimenti unici semplificati statali sono tutte leve sulle quali agire per consentire alla Commissione di innalzare i ritmi di approvazione dei progetti per consentire il rispetto dei target europei al 2030”.

RE REBAUDENGO: SU RINNOVABILI CI SONO TROPPI PALETTI

Ieri in un’intervista al Sole 24 Ore, il presidente di Elettricità Futura, Agostino Re Rebaudengo, ha affermato che, “se il decreto resterà nella versione attuale, lo sviluppo degli impianti di energia rinnovabile sarà impossibile. La definizione di aree idonee serve a ridurre a un terzo i tempi dei permessi in aree del paese predefinite ma, con i criteri individuati, per gli operatori sarà più conveniente andare ad investire nelle aree non idonee”.

Per Re Rebaudengo il decreto contiene aspetti positivi, ma “quello che non va sono gli indici previsti per i terreni ad uso agricolo, che limitano al 10% dell’area a disposizione lo spazio dove costruire l’impianto fotovoltaico a terra e del 20% nel caso di agrivoltaico. Se il decreto rimarrà nella versione attuale, io credo che le aree verrebbero rese inidonee”. Per sostenere lo sviluppo dell’agricoltura una soluzione potrebbe essere “incentivare di più le coltivazioni agricole, se sostenibili, utilizzando le tasse pagate da tutta la filiera delle rinnovabili”.

TREVISI (M5S): GOVERNO APPRONTI SUBITO DECRETO AREE IDONEE

Oggi il senatore del M5S Antonio Trevisi ha dichiarato che, “nell’attesa che Bruxelles ci rimandi indietro i decreti attuativi sulle comunità energetiche, sulle rinnovabili bisogna fornire un quadro normativo più chiaro. L’Italia ha delle potenzialità incredibili, ma finché il governo non appronterà un nuovo piano sulle aree idonee, il sistema continuerà ad avere delle storture.

Oggi – ha proseguito Trevisi – abbiamo centinaia di richieste di autorizzazione per impianti fotovoltaici e eolici ancora inevase. Da una parte manca appunto una mappatura sulle aree idonee. Dall’altra, se tutti questi impianti venissero realizzati, la rete non sarebbe in grado di assorbire tutta l’energia prodotta, soprattutto in regioni come Sicilia e Sardegna. Il rischio quindi è di spalancare le porte alla speculazione, magari da parte di major che mirano ad ottenere concessioni al solo scopo di rivenderle a prezzo maggiorato. Urge quindi un confine temporale stringente per la realizzazione degli impianti, una volta che la concessione è stata ottenuta.

Sulle rinnovabili – ha concluso il senatore pentastellato – finora si sono prodotte più chiacchiere che fatti. Al Senato noi del M5S abbiamo depositato delle proposte di legge chiare: sul reddito energetico, sugli incentivi fiscali per le rinnovabili e anche sulla mobilità elettrica: il governo le consideri attentamente. Un piano sulle aree idonee, intanto, sarebbe un primo grande passo”.

ANEV: IL DECRETO PENALIZZA IL SETTORE EOLICO

Già il 13 luglio scorso, quando iniziò a circolare la bozza del decreto, anche l’Anev aveva espresso le sue perplessità, spiegando che “risulta poco soddisfacente per il settore eolico principalmente per due elementi: il primo individua la distanza tra il perimetro delle aree dei beni sottoposti a tutela e gli impianti eolici. Purtroppo la fascia di rispetto è rimasta di 3 km, nonostante le ripetute segnalazioni, tuttavia si sarebbe auspicato che tale limite potesse essere equiparato a quello previsto per il fotovoltaico. Invece, il mantenimento di tale distanza impedirà l’individuazione di aree idonee in quantità sufficiente a realizzare i numeri contenuti nell’obiettivo settoriale, in considerazione della conformazione geografica e delle caratteristiche territoriali della nostra Penisola. Il secondo elemento di criticità – aggiungeva Anev – riguarda il fatto che si prende come elemento per l’individuazione delle aree idonee la ventosità delle aree sulla base di strumenti inadeguati a tale scopo. Si fa riferimento infatti, nell’articolo 8, comma 1, lettera h), punto 1, alle mappe del vento che sono un interessante strumento indicativo della ventosità su macroaree, ma non adeguato a calcolare una produttività specifica di un impianto eolico”.

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