Se i dati per il nostro Paese sembrano essere positivi, il vice primo ministro russo, Alexander Novak, ha dovuto ammettere che “il livello di produzione di gas alla fine del 2023 ha raggiunto i 636,7 miliardi di metri cubi, il 5,5% in meno rispetto al 2022”
Il piano dell’Italia per abbandonare il gas russo procede a gonfie vele. Come ha scritto su X Matteo Villa, Head of DataLab dell’ISPI, “le importazioni di gas russo in Italia sono crollate del 90%. Il gas negli stoccaggi italiani è ancora moltissimo, e il prezzo fa segnare -77% rispetto alla media del 2022”. “Bye bye, Mosca – aggiunge Villa al suo post, con un velo di ironia –, anche quest’anno moriremo di freddo l’anno prossimo”.
VENIER (SNAM): TRA 2021 E 2023 QUOTA DI GAS RUSSO IN UE È PASSATA DAL 45% AL 14%
Ieri, presentando il piano strategico 2023-2027 agli analisti finanziari a Milano, l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, ha affermato che “la quota di gas russo nelle importazioni dell’Ue, tra il 2021 e il 2023, è scesa dal 45% al 14%. Del gas estratto nel Mare del Nord, la quota della Norvegia e del Regno Unito è salita dal 26 al 34% e la quota di gas proveniente dal Mediterraneo, in primis l’Algeria, è salita dal 13 al 15%”. In rialzo anche “il GNL dagli Usa, passato dal 6 al 20% e quello proveniente da altre località, tra cui l’Australia, salito dall’11 al 17%”. Quanto alla domanda di gas, “l’Unione europea ha registrato un calo del 7%, da circa 360 a 335 miliardi di metri cubi, che dovrebbe essere parzialmente recuperato nel breve termine tra il 2025 e il 2027, per poi scendere di nuovo dopo il 2030”.
L’ad di Snam ha aggiunto che la fonte principale di approvvigionamento per l’Europa “rimarranno gli Stati Uniti, con il GNL e l’infrastruttura dei gasdotti. L’Italia è in una posizione molto favorevole perché abbiamo 5 diversi punti di accesso, 5 diverse fonti, e abbiamo un’area che può giocare un ruolo nel prossimo futuro, che è l’estremità orientale, al largo dell’Egitto e al largo di Israele, dove c’è il grande giacimento Leviatan che ha una grande capacità di espandere la produzione”.
IL CALO DELLA PRODUZIONE DI GAS RUSSA NEL 2023
Nel frattempo, il vice primo ministro russo, Alexander Novak, in un articolo per la rivista “Energy Policy” riportato dall’agenzia russa Tass ha affermato che “il livello di produzione di gas alla fine del 2023 ha raggiunto i 636,7 miliardi di metri cubi, il 5,5% in meno rispetto al 2022″. Alla fine dello scorso anno la produzione di gas nei giacimenti offshore “è aumentata del 10,9%, a 34,5 miliardi di metri cubi, mentre l’esportazione di gas ammontava a 91,4 mld di mc e l’esportazione di GNL a circa 43,6 mld di mc”.
IL RUOLO DEL GAS CHE DAL QATAR GIUNGE IN ITALIA
Per quanto riguarda l’approvvigionamento da altri Paesi, l’ISPI stima che a gennaio in Italia arriverà dal Qatar circa il 70% in meno, ma “dipenderà da molti fattori. Al momento però non si rilevano problemi per la fine dell’inverno. Per l’Italia, il GNL qatarino “rappresenta circa il 10% dei consumi nazionali” ed è dunque “una risorsa fondamentale”.
LA CRISI NEL MAR ROSSO E IL COMMENTO DELL’ISPI
La crisi nel Mar Rosso sta avendo conseguenze sulle rotte commerciali per tutti i Paesi ma, spiega ancora l’ISPI sul suo sito, “si tratta di capire due cose: se le navi metaniere del Qatar che non attraversano Suez non stiano semplicemente compiendo un percorso più lungo circumnavigando l’Africa e, in secondo luogo, di fronte alle notizie di cronaca che danno conto di almeno 3 metaniere con gas qatarino al momento ferme davanti alle coste dell’Oman, quanto a lungo durerà l’interruzione del loro viaggio. In ogni caso, ad oggi gli stoccaggi di gas in Italia sono a un livello del 73%, più alti rispetto alla media del 2015-2019 (65%). Ciò consentirà di arrivare senza grandi problemi alla fine della stagione invernale anche in caso di totale interruzione delle forniture dal Qatar. Per il momento, inoltre, gli operatori di mercato europei non sembrano credere che una simile ipotesi possa realizzarsi: nell’ultimo mese il prezzo del gas al TTF di Amsterdam ha continuato a scendere, da circa 40 a 28 €/MWh, allontanandosi ulteriormente dalla media annuale di 130 €/MWh raggiunta nel 2022, in piena crisi energetica”.
IN UE PREZZI GAS INTORNO AI 27 EURO AL MWH
Il gas naturale europeo per la consegna estiva è più costoso dei contratti per l’inverno in corso. In base ai dati di Bloomberg, i futures di riferimento per le consegne di febbraio e marzo oggi sono scambiati a quasi 1 euro in meno rispetto a quelli per le consegne di giugno e luglio, con un divario tra i due contratti che si è ampliato nel corso di gennaio. “Questa differenza indica che nelle ultime settimane gli operatori sono diventati sempre più fiduciosi che l’Europa avrà poche o nessuna difficoltà di approvvigionamento per il resto dell’inverno, nonostante la volatilità che domina ancora il mercato. I contratti sono scambiati al momento intorno ai 27,6 euro al MWh, vicino ai minimi dalla scorsa estate. A contribuire alla domanda tiepida sono anche la lenta ripresa economica, gli alti livelli degli stoccaggi (attualmente al 73,5% della loro capacità), la produzione di energie rinnovabili sopra la media e un inverno mite.