Dal 2 al 6 aprile, il Presidente della Repubblica visiterà i due Paesi dell’Africa occidentale dove opera Eni in termini energetici e cooperativi
Sergio Mattarella torna in Africa. Il Presidente della Repubblica da oggi e fino sabato visiterà la Costa d’Avorio e il Ghana, dove l’Italia coltiva forti interessi cooperativi ed energetici grazie alla presenza di Eni.
Tutti i dettagli.
COSA FARA’ MATTARELLA IN GHANA E COSTA D’AVORIO
La visita si inserisce, anzitutto, nel contesto di un rinnovato programma politico della nostra Repubblica verso il continente africano. Con il governo Meloni, infatti, è arrivato il celeberrimo Piano Mattei da (almeno) 5 miliardi per numerosi progetti di sviluppo. Ma già in virtù della nuova aggressione russa all’Ucraina del febbraio 2022, Italia ed Ue hanno attinto nuovamente alle relazioni con tanti partner africani (soprattutto del Nord) per diversificare le forniture di gas e petrolio (che valgono rispettivamente il 39,7% e il 27,5% dei prodotti importati da Roma), favorendo il distacco da Mosca.
Lo stesso Mattarella, prima con Draghi e poi con Meloni, ha contribuito a rafforzare l’interesse nostrano per l’Africa (soprattutto orientale, ora occidentale) con numerose visite di Stato in Etiopia, Mozambico e Zambia tra 2016 e 2022. Eccone altre due da aggiungere alla lista, allora. Il Presidente, nel dettaglio, arriverà oggi pomeriggio ad Abidjan con la figlia Laura e il vice di Antonio Tajani, Edmondo Cirielli. Lo spostamento in Ghana è previsto per il tardo pomeriggio di giovedì, per visitare Accra, il castello di Christiansberg e il centro di addestramento Don Bosco ad Ashaiman, oltre al porto di Tema (vedi sotto).
Questione energetica e formativa saranno al centro della cinque giorni, poiché Eni opera in entrambi i Paesi anche nel settore della cooperazione con progetti di rafforzamento delle istituzioni educative che supportano il piano migratorio legale verso il Vecchio Continente. C’è poi anche un tema di sicurezza marittima e di difesa, al centro delle visite che si protrarranno fino a sabato. La Marina italiana, infatti, è presente con nave Bettica nel porto ghanese di Tema e sta attualmente operando nel Golfo guineano per operazioni anti-criminalità (tema già al centro dell’accordo siglato dal ministro Piantedosi un anno esatto fa) e di sicurezza dei commerci e della navigazione in generale.
COSA FA ENI IN AFRICA OCCIDENTALE
Mattarella visiterà anche il campo offshore di Eni a Baleine (CdA), una delle testimonianze della presenza energetica del cane a sei zampe in Africa occidentale.
Partendo dal Ghana, dove è in corso una crisi del cacao a dir poco rilevante, il colosso italiano opera dal 2009 con il progetto Offshore Cape Three Points che consente l’immissione di gas nel sistema energetico locale per soddisfare il 65% del fabbisogno (nel 2020 era il 50%). Inoltre, sono in corso nuove esplorazioni nel blocco 4.
Come si legge dalle note ufficiali Eni, il campo Octp è “situato al largo della costa occidentale del Ghana, i suoi impianti Sankofa e Gye Nyame sono sviluppati con pozzi e sistemi sul fondo del mare, collegati all’unità galleggiante di produzione e stoccaggio (FPSO) John Agyekum Kufuor. La produzione di OCTP è iniziata in anticipo rispetto al piano di sviluppo e continua ad essere una delle fonti energetiche maggiormente affidabili del territorio. Possediamo anche una quota nella licenza esplorativa offshore Cape Three Points Block 4, dove abbiamo trovato notevoli risorse di gas e condensato associato”.
Passando alla Costa d’Avorio, qui la presenza del gigante energetico guidato da Claudio Descalzi è più storica e ammonta al 1960. Come detto, c’è il capo di Baleine definito dal cane a sei zampe “il più importante ritrovamento di idrocarburi avvenuto nel Paese e il primo progetto con sviluppo a zero emissioni nette scopo 1 e 2 in Africa”. Qui Eni lavora “utilizzando una combinazione di attività di compensazione delle emissioni, tramite iniziative per la conservazione delle foreste e progetti di distribuzione di fornelli migliorati. La scoperta di Baleine riveste un ruolo chiave per lo sviluppo industriale interno e per la transizione energetica”.