Skip to content
emissioni globali, i colpevoli

Perché le grandi colpe delle emissioni sono dei grandi produttori di petrolio e gas

Che cosa ha rilevato il nuovo Carbon Majors aggiornato dal think tank britannico Influence Map sulla produzione di emissioni globali

L’80% delle emissioni globali dal 2016 al 2022 può essere ricondotta a solo 57 entità produttrici aziendali e statali. A rilevarlo, l’ultimo aggiornamento del database Carbon Majors diffuso dal think tank inglese Influence Map.

Tutti i dettagli.

DA EXXON A CHEVRON, PRIVATI E COMPAGNIE STATALI SONO GLI UNICI COLPEVOLI DELLE EMISSIONI CARBONICHE

Il quadro dipinto dai numeri di aprile sono inequivocabili. ” Nei sette anni successivi all’adozione dell’accordo di Parigi alla fine del 2015, 251 GtCO2e di emissioni sono collegati alle 117 entità esistenti nel database, la cui quota di CO2 è superiore all’88% delle emissioni totali di combustibili fossili e cemento in questo periodo”. Ma non solo. “L’80% di queste emissioni globali dal 2016 al 2022 può essere ricondotta a solo 57 entità produttrici aziendali e statali. Durante questo periodo, i produttori statali rappresentano il 38% delle emissioni nella banca dati, mentre le entità statali rappresentano il 37% e le società di proprietà degli investitori il 25%”.

IL QUADRO MONDIALE: ASIA E MEDIO ORIENTE IN TESTA

Dunque, dopo Parigi non è cambiato – anzi – il trend di produzione energetica. La produzione di Oil & Gas è aumentata e la responsabilità è di “58 aziende su 100”, soprattutto asiatiche (87% con 13 aziende su 15) e Medio Oriente, con 7 aziende su 10. E ancora: “In Europa, 13 delle 23 aziende (57%), in Sud America, 3 delle 5 (60%) aziende e in Australia, 3 delle 4 (75%) erano legate all’aumento delle emissioni, così come 3 delle 6 (50%) aziende africane. Il Nord America è l’unica regione in cui una minoranza di aziende, 16 su 37 (43%), è stata collegata all’aumento delle emissioni”.

E’ vero, forse dobbiamo preoccuparci sempre meno del carbone che ha aumentato i consumi dell’8% dal 2015 al 2022 ma attualmente registra una fase calante di produzione degli investitori (-28%). Ma, di contro, “le emissioni di CO2e legate alla produzione di carbone delle società statali e degli stati nazionali sono aumentate rispettivamente del 29% e del 19%”.

Come si vede dal grafico di Axios e dal trend qui sopra raffigurato, “il database classifica le entità in tre tipi: società di proprietà degli investitori, società di proprietà statale e stati-nazione. Storicamente, le società di proprietà degli investitori rappresentano il 31% di tutte le emissioni monitorate dal database (440 GtCO2e), con Chevron, ExxonMobil e BP rispettivamente i tre maggiori contributori. Le società statali sono collegate al 33% del totale del database (465 GtCO2e), con Saudi Aramco, Gazprom e la National Iranian Oil Company che sono i maggiori contributori. Gli stati nazionali rappresentano il restante 36% (516 GtCO2e), con la produzione di carbone della Cina e l’ex Unione Sovietica i maggiori contributori”.

QUALI SCENARI SULLE EMISSIONI VERSO COP29

“Questi risultati sottolineano che, più che mai, abbiamo bisogno che i nostri governi resistano a queste aziende e abbiamo bisogno di una nuova cooperazione internazionale attraverso un trattato sui combustibili fossili per porre fine all’espansione dei combustibili fossili e garantire una transizione veramente giusta”, ha commentato Tzeporah Berman, direttore del programma internazionale presso Stand.earth e presidente del Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili.

Per María Mendiluce, CEO, We Mean Business Coalition, “la buona notizia è che sta emergendo un nuovo paradigma. In vista della COP28, centinaia di aziende si sono riunite per chiedere l’eliminazione graduale dei combustibili fossili. La campagna Fossil to Clean di We Mean Business Coalition ha dimostrato che una rapida transizione dai combustibili fossili è possibile e ha senso per gli affari. Mentre quel segnale di domanda continua a crescere più forte, quelli più esposti all’industria dei combustibili fossili saranno lasciati indietro”.

 

– Leggi anche: Sovranità energetica ed autonomia strategica: quali scenari per l’Unione europea?

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su