Le colonnine elettriche sono ancora troppo poche e inefficienti. Serviranno 774 miliardi di dollari di investimenti da qui al 2044 e milioni di stazioni di ricarica, che erogheranno 5,3 petawatt-ora di potenza. Le stime di Bloomberg
L’avvento della mobilità elettrica di massa rappresenterà una sfida titanica per la rete di colonnine di ricarica, ancora troppo poche e inefficienti. Infatti, nei prossimi 20 anni le stazioni avranno bisogno di 30 volte l’elettricità utilizzata oggi per alimentare le auto elettriche. Entro il 2044 i caricabatterie nel mondo saranno milioni e consumeranno più elettricità del fabbisogno degli Usa dello scorso anno, stando alle previsioni di Bloomberg. Serviranno 774 miliardi di dollari di investimenti per soddisfare la domanda di elettricità delle Ev, che dovrebbe raggiungere 5,3 petawatt ora di potenza. Come al solito, la Cina è la prima della corsa, ma Ue e Stati Uniti stanno iniziando ad intensificare le installazioni. Gli operatori europei saranno in grado di recuperare il terreno perso? Le sfide sono molte.
COLONNINE, LE STIME AL 2044
Nei prossimi 20 anni le colonnine consumeranno il 40% della domanda di elettrica. Nel 2050 la flotta globale di veicoli elettrici potrebbe consumare 5,3 petawatt-ora di potenza, secondo Bloomberg. La maggior parte degli investimenti attuali nelle reti pubbliche è stato diretto in ricarica veloce, in diversi Paesi le installazioni di impianti sono procedute ad un passo più spedito rispetto alle vendite di veicoli elettrici.
In Francia, ad esempio, a marzo la disponibilità di connettori di ricarica ultra-veloci è salita da una ogni 290 a una ogni 77 veicoli elettrici. Una crescita che ha interessato anche Paesi Bassi, Norvegia e Germania, che hanno raggiunto un rapporto di 95-133 BEV per connettore ultra-veloce. Il primato spetta alla Cina, che ha raggiunto una densità di 17 BEV per connettore ultra-veloce (oltre 100 kilowatt di potenza). Tuttavia, gli operatori dovranno affrontare non poche sfide per espandere la rete a sufficienza. La prima è di carattere economico. Infatti, serviranno circa 774 miliardi di dollari di investimenti nelle reti pubbliche entro la metà di questo secolo, secondo le stime di BNEF. Al momento, però, la crescente concorrenza e la redditività in calo stanno disincentivando gli investitori. L’industria matura, la competizione cresce e il rischio di chiusura per le aziende più piccole aumenta. Gli investitori sono costretti a scegliere tra annullare il finanziamento o essere pronti a guadagnare meno del previsto.
COLONNINE, LE SFIDE DELL’UE
L’Europa dovrebbe far crescere la sua rete del 20% rispetto allo scorso anno per accompagnare la transizione elettrica e aumentare la diffusione delle auto a batteria, secondo le stime di Bloomberg. La Cina, invece, rallenterà da qui al 2030. Infatti, nel Paese asiatico l’installazione di impianti di ricarica rapida diminuirà di un quinto rispetto ai 432.000 dello scorso anno. Per rendere l’idea, gli Stati Uniti, nello stesso periodo, hanno aggiunto solo 15.000. Nei prossimi anni sarà necessario un aumento delle installazioni di impianti di ricarica di tre volte rispetto al 2023 per favorire , sulla scia del Federal National Electric Vehicle Infrastructure Program, che mette in campo 7,5 miliardi di dollari.
COLONNINE, SERVONO AFFIDABILITÀ ED EFFICIENZA
Installare nuove colonnine non sarà sufficiente per accompagnare la transizione elettrica. Infatti, gli operatori dovranno anche lavorare su affidabilità, efficienza e migliore selezione del sito per conquistare i clienti. Non è raro, infatti, che le stazioni non funzionino perfettamente, provocando non pochi disagi ai guidatori di EV.
Parliamo di obiettivi che richiederanno diversi investimenti, tagliando fuori gli operatori meno facoltosi. Le tecnologie di ricarica con 350 chilowatt di potenza, wireless e veicoli autonomi rappresenteranno game changer nel mercato. Infatti, saranno necessari molto meno caricatori rispetto a quelli attuali.