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Verso un nuovo approvvigionamento globale di petrolio

Nell’attuale mercato del petrolio, l’attenzione si sposta sui Paesi con delle riserve vaste, comprovate ed economicamente estraibili. E un ruolo da protagonista potrebbero averlo soprattutto l’Arabia Saudita e il Venezuela

I mercati petroliferi globali stanno entrando in una fase cruciale, con il ritardo nella sostituzione delle riserve indotta dall’esplorazione. A parte qualche caso positivo, come Namibia e Guyana, le stime suggeriscono che solo il 25-30% del petrolio consumato ogni anno attualmente viene compensato da nuove scoperte.

LO SCENARIO DEL MERCATO DEL PETROLIO NEGLI ANNI 2030

Questo crescente deficit, unito alle previsioni di un picco di produzione di scisto statunitense negli anni ’30 del XXI secolo, pone le basi per un peggioramento delle prospettive di offerta globale. Se non verranno effettuate nuove importanti scoperte, il mondo potrebbe trovarsi ad affrontare un deficit di 18 milioni di barili al giorno entro il 2040, supponendo che le previsioni di domanda siano confermate.

In questo contesto, scrive Rystad Energy, l’attenzione si sposta inevitabilmente di nuovo sui Paesi con riserve vaste, comprovate ed economicamente estraibili. In questa categoria, si distinguono soprattutto due Stati: l’Arabia Saudita e il Venezuela, sebbene le loro rispettive capacità di agire negli anni ’30 come swing producer (entità operanti in un regime di oligopolio) differiscano significativamente.

PETROLIO: IL RUOLO DELL’ARABIA SAUDITA

Saudi Aramco, la compagnia petrolifera nazionale dell’Arabia Saudita, gestisce oltre 283 miliardi di barili di risorse recuperabili rimanenti, in gran parte costituite da greggio convenzionale a basso costo. La capacità di Aramco di aumentare o diminuire la produzione con precisione, supportata da infrastrutture di livello mondiale, investimenti costanti e una significativa capacità produttiva inutilizzata, posiziona l’Arabia Saudita come una forza stabilizzatrice chiave nei mercati petroliferi globali.

Con la flessibilità dello shale statunitense che si sta esaurendo e i risultati delle esplorazioni che restano limitati, l’Arabia Saudita è ben posizionata per riprendere il suo tradizionale ruolo di produttore globale di riferimento, con la capacità di influenzare l’offerta e i prezzi per tutto il prossimo decennio.

PETROLIO: IL RUOLO DEL VENEZUELA

Nel frattempo, il Venezuela detiene quelle che alcuni considerano le maggiori riserve di petrolio al mondo, con stime che arrivano fino a 300 miliardi di barili. La maggior parte di queste risorse è concentrata nella Faja de Orinoco, una vasta fascia di greggio extra-pesante onshore. Sebbene tecnicamente recuperabili, queste risorse richiedono un complesso ammodernamento, infrastrutture solide e investimenti a lungo termine. La produzione, inclusa quella della compagnia petrolifera nazionale PdVSA, negli ultimi decenni è diminuita significativamente a causa di investimenti insufficienti, difficoltà operative e sanzioni internazionali.

Tuttavia, le recenti attività di alcune compagnie internazionali, tra cui Chevron, indicano che, nelle giuste condizioni e con il supporto tecnico esterno, alcune aree rimangono commercialmente vitali.

IL VENEZUELA PRONTO A TORNARE PROTAGONISTA

Sbloccare appieno il potenziale del Venezuela come importante fornitore probabilmente richiederà cambiamenti strutturali più ampi a livello istituzionale. Il contesto operativo per gli investimenti esteri è stato fortemente limitato e la ripresa a lungo termine dipenderebbe dalla stabilità istituzionale, da quadri normativi chiari e da un clima imprenditoriale complessivamente migliorato.

Sebbene sia difficile prevedere gli sviluppi politici, qualsiasi ripresa significativa della produzione probabilmente dipenderà da un contesto più normalizzato, in grado di attrarre capitali e competenze tecniche costanti, in particolare dagli Stati Uniti e da altri Paesi occidentali. In queste condizioni, il Venezuela potrebbe ristabilire il suo ruolo di importante fonte di approvvigionamento nel mix petrolifero globale.

LE DIFFERENZE TRA ARABIA SAUDITA E VENEZUELA

Sia l’Arabia Saudita che il Venezuela nel 1960 sono stati membri fondatori dell’OPEC, e ne sono membri ancora oggi. Riyadh continua a svolgere un ruolo di leadership centrale all’interno del gruppo, mentre l’influenza di Caracas negli ultimi anni è diminuita a causa della sua minore produzione e della sua limitata portata di mercato.

In un Venezuela senza precedenti, il riavvicinamento al settore petrolifero globale diventa fondamentale, mettendo in discussione il futuro allineamento con il quadro produttivo dell’OPEC. La flessibilità strategica, in particolare per attrarre investimenti esterni o gestire la nuova produzione, in futuro potrebbe indurre ad una rivalutazione del suo ruolo all’interno dell’organizzazione.

IL FUTURO DEL MERCATO GLOBALE DEL GREGGIO

Con l’esplorazione globale che non sta dando i risultati sperati e lo scisto statunitense che si avvicina al suo limite massimo di produzione, il prossimo decennio probabilmente verrà plasmato dai Paesi con riserve esistenti e accessibili. Si prevede che l’Arabia Saudita consoliderà questa fase, ma il futuro del Venezuela resta una variabile importante.

Se il Paese sudamericano dovesse creare le condizioni per la ripresa, il suo ritorno sul mercato petrolifero globale potrebbe introdurre nuove dinamiche in quello che, altrimenti, sta diventando un panorama di approvvigionamento più concentrato. L’evoluzione di questi produttori tradizionali potrebbe definire il prossimo capitolo del petrolio mondiale, non attraverso nuove scoperte, ma attraverso il ritorno e la reinvenzione di coloro che già detengono le più grandi basi di risorse.

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