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idroelettrico

Sì alle gare idroelettriche e subito. Ecco perché per l’Istituto Bruno Leoni

Non c’è più tempo da perdere per l’Istituto Bruno Leoni: le gare idroelettriche devono essere indette subito. Ecco perché

Le gare idroelettriche potrebbero portare investimenti maggiori del 45,7% rispetto al prolungamento delle concessioni in essere. Percentuale che scende al 21,9% rispetto alla base d’asta fissata dalla Regione Lombardia nelle procedure appena avviate. È quanto emerge da simulazioni effettuate dall’Istituto Bruno Leoni sulla base dei risultati delle gare svolte in provincia di Bolzano.

LE GARE IDROELETTRICHE NON POSSONO PIU’ ATTENDERE

L’idroelettrico è la principale fonte rinnovabile italiana. Da qui al 2029 scadranno l’86% circa delle concessioni. Nonostante l’Italia si sia impegnata con il Pnrr ad assegnare le concessioni tramite gare, diversi operatori stanno spingendo per prolungare i contratti in essere, oppure per riassegnare le concessioni ai gestori uscenti attraverso una negoziazione tra concedenti e concessionari. Una “quarta via”, questa, che secondo i fautori potrebbe portare investimenti per oltre 15 miliardi di euro. Una cifra molto inferiore rispetto a quella che si potrebbe ottenere assegnando le concessioni attraverso gare, secondo l’Istituto Bruno Leoni.

“L’applicazione dei criteri previsti dalle gare della Regione Lombardia equivale a investimenti per 18 miliardi di euro, mentre uno scenario basato sugli esiti delle gare svolte in provincia di Bolzano arriva a 23,3 miliardi”, si legge nello studio dell’istituto.

PNRR, LA QUARTA VIA PROVOCHERA’ UN PASSO INDIETRO?

La quarta via potrebbe avere effetti negativi anche sul Pnrr. Infatti, secondo IBL potrebbe portare a passi indietro nello stato di avanzamento del Pnrr. Un rinnovo basato su una negoziazione diretta è un modello giuridico diverso rispetto ai bandi, previsti dal regolamento europeo sul NGEU. Un’eventualità che metterebbe a rischio le rate successive del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Infatti, in questo caso, “i pagamenti successivi vengono sospesi e gli ulteriori traguardi e obiettivi vengono considerati come non raggiunti, finché permane la condizione in ipotesi. Se nessun rimedio viene preso nei sei mesi successivi, la Commissione può ridurre la rata successiva calcolando la riduzione sul valore dell’obiettivo annullato”, si legge nel report.

“Dal punto di vista del benessere collettivo è essenziale creare strumenti di trasparenza e periodica revisione degli accordi concessori. Questo strumento non può che derivare da una selezione competitiva, all’interno della quale individuare criteri sia tecnici e qualitativi, sia economici, in particolare, relativi agli investimenti e ai canoni. Individuare il corretto bilanciamento tra le varie componenti è scelta politica – nel senso di stabilire l’equilibrio nella ripartizione della ren­dita fra remunerazione del capitale, reinvestimento nell’impianto e gettito a favore della collettività (oltre ovviamente ad altre componenti fondamentali quali quelle legate all’ambiente o all’uso delle acque). Allo stesso modo, è politica la decisione sulla destinazione del gettito del canone, per esempio, a favore della collettività in senso ampio, o della riduzione delle bollette per tipologie specifiche di consumatori”, scrive l’Istituto.

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