Skip to content
nucleare

La Germania ha davvero svoltato sul nucleare? Tutti i dubbi all’interno dell’esecutivo tedesco

Il giorno successivo il clima di apparente svolta sul nucleare della nuova ministra tedesca dell’Economia, Katharina Reiche è stato bruscamente raffreddato da una dichiarazione del ministro dell’Ambiente Carsten Schneider, che a differenza della conservatrice Reich è dell’Spd.

Fu vera svolta? L’inversione di rotta nella politica nucleare tedesca scuote Berlino e Bruxelles e le reazioni in patria alla notizia sbandierata dai media europei e tedeschi alimentano la domanda se la Germania abbia davvero abbandonato la sua tradizionale opposizione all’energia nucleare.

Se ne occupa il quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung, il quale sottolinea come le dichiarazioni della nuova ministra tedesca dell’Economia, Katharina Reiche, abbiano in realtà innescato un acceso dibattito politico all’interno dello stesso governo tedesco, lasciando aperti dubbi sulla reale portata del cambiamento.

La scorsa settimana, a margine del Consiglio Competitività dell’Unione Europea, la ministra aveva lasciato intendere un’apertura alla possibilità di includere l’energia nucleare tra le tecnologie finanziabili con fondi europei, citando espressamente i piccoli reattori modulari come esempio di innovazione da sostenere. Parole che, se confermate da una linea politica coerente, rappresenterebbero una svolta epocale nella strategia energetica tedesca, ferma da oltre un decennio su un netto rifiuto del nucleare.

LA DICHIARAZIONE CHE HA ACCESO IL DIBATTITO

Ma cosa aveva detto esattamente Reiche? Interpellata da una giornalista sull’opportunità di finanziare con il bilancio comunitario l’energia nucleare, la ministra aveva risposto con apparente apertura: “Si tratta di promuovere nuove tecnologie. Le nuove tecnologie possono essere, ad esempio, i piccoli reattori modulari. Ogni tonnellata di CO2 che riusciamo a risparmiare è un bene. In questo campo dobbiamo essere aperti a tutte le tecnologie”.

Parole misurate ma sufficienti a suscitare clamore. Numerosi osservatori le hanno interpretate come un primo passo verso un ammorbidimento della storica opposizione tedesca al nucleare. Autorevoli testate internazionali hanno rilanciato con titoli inequivocabili, seguiti dagli stessi media tedeschi: ARD ha scritto che “la Germania rinuncia alla resistenza contro la politica pro-nucleare”, mentre Der Spiegel ha titolato “Berlino ora considera l’energia nucleare francese rispettosa del clima”.

E le reazioni non si sono fatte attendere nemmeno a livello europeo. Diversi ministri dei paesi Ue hanno accolto con favore quella che sembrava una nuova posizione tedesca. La ministra svedese dell’Economia, Ebba Busch, ha parlato senza mezzi termini di una “svolta”, definendola il “cambiamento che ci aspettavamo dalla nuova leadership tedesca”.

APPARENTE ALLINEAMENTO CON PARIGI

A rafforzare questa impressione ha contribuito un comunicato congiunto franco-tedesco che era stato diffuso all’inizio di maggio, dopo i primi contatti di Parigi con il nuovo governo di Merz. Il testo recitava che Germania e Francia “attuano un riorientamento della loro politica energetica basato sulla neutralità climatica, la competitività e la sovranità”. Una dichiarazione che, seppur generica, è stata letta come un tentativo di avvicinamento tra la linea francese, storicamente favorevole al nucleare, e quella tedesca, storicamente ostile.

Un elemento chiave di questo dibattito è la cosiddetta “tassonomia” dell’Unione Europea, un sistema di classificazione che elenca le attività economiche considerate sostenibili dal punto di vista ambientale. In passato, la Germania ha sempre cercato di escludere l’energia nucleare da questo elenco, sostenendo che solo le fonti rinnovabili meritassero un simile riconoscimento e gli eventuali incentivi collegati. Se Berlino dovesse effettivamente cambiare rotta, ciò avrebbe ripercussioni significative sulla definizione delle priorità energetiche comunitarie e sulla destinazione delle risorse comuni.

BERLINO, DUE MINISTRI DUE POSIZIONI

Tuttavia, nota sempre la Neue Zürcher Zeitung, il giorno successivo il clima di apparente svolta è stato bruscamente raffreddato da una dichiarazione del ministro dell’Ambiente Carsten Schneider, che a differenza della conservatrice Reich è dell’Spd. In una nota all’agenzia di stampa Dpa, Schneider ha ribadito che la Germania continua a opporsi al finanziamento del nucleare con fondi dell’Ue. Ha inoltre respinto qualsiasi tentativo di equiparare il nucleare alle energie rinnovabili, definendo le affermazioni di Reiche “opinioni private” e non l’espressione della linea ufficiale del governo.

Una smentita netta, che ha reso evidente l’assenza di una posizione unitaria all’interno dell’esecutivo tedesco. Reiche, esponente della Cdu, e Schneider, membro dell’Spd, si trovano dunque su fronti opposti, alimentando un conflitto interno che rischia di paralizzare l’azione tedesca in ambito europeo.

INCERTEZZA E TRATTATIVE SOTTERRANEE

Alla luce di queste contraddizioni, resta difficile stabilire quale sia l’effettiva direzione della politica nucleare tedesca. Un portavoce del governo ha cercato di smorzare i toni, sottolineando che “sono in corso discussioni con i partner europei, con la Commissione europea e anche all’interno del governo federale” in merito alla questione della sostenibilità del nucleare.
Nel frattempo, a Bruxelles, c’è chi scommette su un’evoluzione della posizione tedesca. Un eventuale avvicinamento a Parigi potrebbe essere negoziato nell’ambito delle discussioni sul quadro finanziario pluriennale dell’Ue, dove gli scambi tra Stati membri su dossier strategici sono prassi consolidata. Se Berlino ottenesse concessioni su altri fronti – ad esempio nella politica industriale o nella regolazione del mercato elettrico – non è escluso che la Germania possa ammorbidire la propria posizione sul nucleare.

Ma per ora, nessuna decisione definitiva è stata presa. Resta quindi l’interrogativo iniziale: fu vera svolta? Oppure soltanto un malinteso diplomatico, generato da parole sfuggite di bocca a ministri ancora in fase di rodaggio? Non sarebbe d’altronde il primo incidente di percorso: su un altro versante, quello della gittata delle armi all’Ucraina, esponenti dell’Spd hanno appena contraddetto la svolta annunciata dal cancelliere Merz. Insomma i due partiti della coalizione sembrano assai meno uniti di quanto sarebbe necessario e ogni svolta tedesca va calibrata e misurata prima di essere data per acquisita.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su