Gli Stati membri e la Commissione europea lavorano da mesi ad un accordo per adempiere agli obblighi Ue previsti dall’accordo di Parigi sul clima del 2015, che prevede impegni di riduzione delle emissioni di carbonio per il prossimo decennio
I Paesi dell’Unione europea stanno ancora discutendo su impegni cruciali sulla crisi climatica senza alcun segno di accordo. È quanto emerge da una bozza di testo trapelata e visionata dal quotidiano The Guardian. A poche settimane dalla scadenza fissata dall’ONU, la Commissione europea e i principali Stati membri restano in disaccordo sugli obiettivi sulle emissioni di gas serra, con la prospettiva di un risultato positivo che appare sempre più a rischio.
I PAESI NON INDICANO I NUOVI OBIETTIVI SUL CLIMA
Il documento negoziale visionato dal Guardian presenta degli spazi vuoti contrassegnati da parentesi quadre e testo segnaposto al posto dei numeri chiave che dovrebbero indicare i nuovi obiettivi. Gli esperti hanno affermato che la mancanza di numeri, anche di natura provvisoria, o di un intervallo di valori, è un segnale negativo, in una fase così avanzata del processo.
Niklas Höhne, co-fondatore dell’organizzazione di ricerca New Climate Institute, ha affermato che “è deludente constatare che le discussioni interne sul nuovo obiettivo climatico dell’Unione europea non includano ancora i valori obiettivo. Si sta facendo molto tardi, ora è estremamente urgente che l’Ue presenti un nuovo obiettivo climatico ai negoziati internazionali. Finora solo 28 Paesi su 196 hanno presentato un nuovo obiettivo. Solo la presentazione dell’Ue potrebbe dare slancio e spingere altri Paesi a seguire l’esempio”.
L’IMPORTANZA DEGLI NDC (CONTRIBUTI DETERMINATI A LIVELLO NAZIONALE)
Gli Stati membri e la Commissione stanno lavorando da mesi ad un accordo per adempiere agli obblighi dell’Unione previsti dall’accordo di Parigi sul clima del 2015, che prevede impegni di riduzione delle emissioni di carbonio per il prossimo decennio. Tutti i Paesi devono elaborare piani nazionali sulle emissioni, denominati contributi determinati a livello nazionale (NDC), ai sensi dell’accordo di Parigi, ma finora solo una trentina di essi lo hanno fatto.
L’ONU ha invitato tutti i Paesi a presentare i propri NDC prima di una riunione chiave a margine dell’Assemblea generale del prossimo 24 settembre, per darne il tempo di valutazione prima del vertice sul clima COP30, in programma in Brasile a fine novembre.
L’attuale obiettivo europeo è una riduzione del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, obiettivo che l’Ue, rafforzando le politiche, dovrebbe essere in grado di raggiungere.
L’OBIETTIVO DELLE ZERO EMISSIONI NETTE
Il prossimo NDC, per il 2035, dovrebbe mettere l’Unione europea sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo delle zero emissioni nette entro il 2050, il che implicherebbe una riduzione delle emissioni del 90-95% entro il 2040, e quindi una riduzione di circa il 74-78% entro il 2035, a seconda di come verrà calcolato.
Michael Petroni, analista di politiche climatiche per Climate Analytics, ha affermato che per raggiungere le zero emissioni nette servono azioni più incisive nel breve termine, piuttosto che rimandarle a metà secolo. “Il documento trapelato – ha spiegato – non indica un obiettivo per il 2035, ma un grafico suggerisce un semplice percorso lineare dal 2030 al 2040. La nostra analisi mostra chiaramente che nessuno dei livelli risultanti per il 2035 sarebbe allineato con 1,5 °C. Un approccio lineare ritarda azioni cruciali a breve termine, in un momento in cui la leadership globale è assolutamente necessaria”.
GLI OBIETTIVI UE SUL CLIMA AL 2035 E AL 2040
Le discussioni dell’Ue sono rese più complicate dalle scadenze: i piani interni prevedono un obiettivo per il 2040, che avrebbe dovuto essere fissato per primo, in modo da poter estrapolare da esso un NDC con un obiettivo per il 2035. Tuttavia, alcuni Stati membri hanno avanzato la possibilità di separare le discussioni, in modo da definire prima un NDC e in seguito un obiettivo per il 2040.
Tuttavia, qualsiasi separazione implicherebbe quasi certamente un NDC e un obiettivo per il 2040 più deboli di quanto auspicato dagli esperti, e qualsiasi rinvio dell’NDC verrebbe colto al volo da coloro che auspicano il fallimento della COP30.
LE POSIZIONI DI FRANCIA, GERMANIA, ITALIA E UNGHERIA
Il presidente francese Emmanuel Macron ha sollevato la possibilità di un rinvio o di un indebolimento degli impegni dell’Unione europea. Gli attivisti temono che il cancelliere tedesco Friedrich Merz possa indebolirsi, nonostante la sua necessità del sostegno dei Verdi, e la premier italiana Giorgia Meloni in passato si è scagliata contro le politiche verdi Ue. Si prevede che anche il leader dell’estrema destra ungherese Viktor Orban si impegnerà per indebolire l’obiettivo.
I PAESI CHE VOGLIONO OSTACOLARE I PROGRESSI ALLA COP30
Qualsiasi percezione di una mancanza di impegno da parte dell’Ue causerebbe dei problemi alla COP30, un vertice già turbato dall’ostilità degli Stati Uniti e da venti geopolitici contrari. Donald Trump a inizio anno ha annunciato per la seconda volta il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi e sta smantellando le politiche climatiche e le istituzioni ambientali negli USA.
Sebbene nessun altro Paese lo abbia ancora seguito nell’uscita dall’accordo di Parigi, i Paesi che vogliono rallentare o ostacolare i progressi alla COP30 – inclusi Stati petroliferi come Russia e Arabia Saudita – sono stati rincuorati dalla posizione di Trump. Altri Paesi potrebbero considerare la COP30 e gli obiettivi climatici meno prioritari a livello diplomatico, in un contesto di turbolenze geopolitiche: Cina e India, che devono ancora produrre i loro NDC, hanno instaurato delle relazioni più cordiali con la Russia.
SIEBER (350.ORG): “LA CREDIBILITÀ DELL’EUROPA ALLA COP30 È A RISCHIO”
Andreas Sieber, direttore associato per le politiche globali e le campagne del gruppo della società civile 350.org, ha avvertito che l’Unione europea deve svolgere un ruolo più incisivo: “in un momento in cui dovremmo gestire collettivamente l’accordo di Parigi, è un’amara e pericolosa ironia che il presidente francese Macron stia cercando di indebolire l’ambizione. Questi giochi minano la credibilità dell’Europa alla COP30, macchiano l’eredità dell’accordo di Parigi e tradiscono vergognosamente gli impegni climatici su cui il mondo conta”. La Commissione europea non ha commentato il documento trapelato.