Il cancelliere annuncia un cambio di passo nella transizione energetica per contenere i costi e superare la fragilità della rete.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha ribadito un significativo cambio di passo nella transizione energetica della Germania, preannunciando un probabile rallentamento nell’espansione delle energie rinnovabili durante una conferenza con i comitati aziendali del settore energetico che si è tenuta la scorsa settimana a Berlino. Alla base di questa riconfigurazione strategica c’è il rapporto di monitoraggio sullo stato della transizione energetica curato dalla ministra dell’Economia Katherina Reiche, presentato proprio ieri dopo un’ultima fase di valutazione. Merz, che era naturalmente a conoscenza in anticipo del contenuto del rapporto Reiche, ha espresso chiaramente le sue aspettative: “La mia ipotesi è che potremo fare un po’ meno in termini di espansione”, ha detto, aggiungendo che questo comporterà “cambiamenti significativi nei costi” della transizione energetica.
GARANTIRE MAGGIORE SICUREZZA ENERGETICA
Il sigillo del cancelliere rende più forte la proposta presentata ieri dalla sua ministra sulla base del rapporto che dovrà superare le resistenze del partner di coalizione socialdemocratico e anche le critiche che già piovono dall’opposizione, in particolare quella dei Verdi. Merz ha motivato questa svolta con la necessità di garantire maggiormente la sicurezza energetica e contenere i costi, soprattutto nei contesti dove i cosiddetti costi marginali risultano particolarmente elevati a causa delle difficoltà tecniche. “Se riusciremo a ridurre un po’ tutto, allora almeno in termini di tempistiche lo sviluppo potrebbe procedere un po’ più lentamente e la sicurezza dell’approvvigionamento potrebbe diventare un po’ più rapida e affidabile”, ha affermato Merz, sottolineando come la Germania, in quanto paese industriale, non possa al momento garantire un approvvigionamento energetico sicuro e climaticamente neutro basandosi esclusivamente sulle fonti rinnovabili.
Questa posizione riflette le preoccupazioni emerse dopo i recenti episodi di “Dunkelflaute” – periodi di scarsa luce solare e vento – che hanno portato a picchi dei prezzi elettrici e dimostrato la fragilità di un sistema sempre più dipendente da fonti intermittenti.
Il cambio di rotta annunciato da Merz sembra allinearsi con l’indirizzo tracciato dalla ministra Reiche, che punta a perseguire una politica energetica più focalizzata sui costi e sulla sicurezza dell’approvvigionamento, marcando una discontinuità con le politiche del predecessore Robert Habeck (Verdi) che avevano spinto sull’accelerazione di eolico e solare. Tuttavia, questa possibile frenata alle rinnovabili sta già sollevando forti critiche non solo da altri partiti, ma anche da alcuni settori dell’industria energetica e dalle associazioni ambientaliste. L’associazione industriale Bdew ha sottolineato come nel 2024 la Germania abbia aggiunto un record di 20 GW di capacità rinnovabile, ma per raggiungere gli obiettivi del 2030 sarebbero necessari aggiunte annuali di 19 GW di solare e 12 GW di eolico, obiettivi che rischiano di essere compromessi da un rallentamento. I Verdi, oggi all’opposizione, attraverso un documento programmatico, hanno chiesto al contrario una transizione energetica “turbo”, che mantenga il sostegno al fotovoltaico privato e finanzi l’installazione di pannelli solari su scuole e strutture pubbliche.
CENTRALI A GAS COME RISERVA
Parallelamente al possibile rallentamento delle rinnovabili, Merz ha confermato la necessità di nuove centrali a gas, la cui strategia di sostegno è stata definita dal governo ed è in fase di coordinamento con la Commissione europea per l’approvazione. Questi impianti, che in futuro dovrebbero funzionare a idrogeno, serviranno da riserva durante le fasi di scarsa produzione da rinnovabili, appunto le cosiddette “Dunkelflaute”. La ministra Reiche intenderebbe avviare le prime gare d’appalto per queste centrali entro la fine dell’anno, con un sostegno statale che potrebbe costare miliardi.
Questa strategia cerca di rispondere alla crescente preoccupazione per la stabilità della rete, dopo che la chiusura delle ultime centrali nucleari nel 2023 e il phase-out programmato del carbone entro il 2030 hanno ridotto la capacità garantita del sistema energetico tedesco. Tuttavia, la realizzazione di queste centrali di riserva procede a rilento, bloccata da divisioni politiche e opposizioni, lasciando la Germania in una situazione di dipendenza dalle importazioni durante i periodi di picco della domanda.
IL RAPPORTO REICHE
Le parole anticipatrici di Merz hanno trovato conferma nel rapporto presentato dalla ministra dell’Energia proprio ieri a Berlino. Sulla base dello studio, affidato all’Istituto di economia energetica dell’Università di Colonia (EWI) e alla società di consulenza BET, specializzata in tematiche energetiche, Reiche ha proposto una revisione del sistema di incentivi per le energie rinnovabili con l’obiettivo di ridurre i costi della transizione energetica. Sono state indicate dieci misure per rendere più sostenibile dal punto di vista finanziario lo sviluppo delle fonti verdi, tra cui la progressiva riduzione delle sovvenzioni e l’abolizione della tariffa fissa di immissione in rete per i nuovi impianti solari. In più il ministero dell’Economia intende rallentare l’espansione dei parchi eolici offshore, sostenendo che una loro ottimizzazione permetterebbe di risparmiare fino a 40 miliardi di euro grazie alla riduzione delle necessità di collegamenti di rete.
La ministra ha precisato che la crescita delle capacità solare ed eolica dovrà essere maggiormente calibrata sui reali fabbisogni, evitando eccessi che si traducono in produzione superiore alla domanda in alcune fasi e insufficiente in altre. Nella strategia delineata, un ruolo centrale è attribuito al mercato europeo delle emissioni per orientare le scelte verso le tecnologie più efficienti.
IL NODO È L’ATTUAZIONE
Il tema resta fortemente dibattuto, con il governo Merz alla ricerca di soluzioni praticabili nell’ottica della svolta pragmatica annunciata a inizio legislatura. La scossa del cancelliere durante la conferenza berlinese si inserisce in una discussione più ampia sul futuro energetico della Germania, la cui dipendenza storica dalle importazioni – in particolare di gas russo prima della guerra in Ucraina – ne ha plasmato le vulnerabilità strategiche. Pur avendo compiuto progressi significativi, con le rinnovabili che secondo i dati del Fraunhofer-Institut für Solare Energiesysteme (Ise) hanno raggiunto il 62,7% della produzione elettrica nel 2024 e punte del 125% della domanda in alcuni momenti della giornata, il paese si trova ora a dover bilanciare gli obiettivi climatici con la sicurezza energetica e i costi per cittadini e imprese. La nuova direzione annunciata da Merz e Reiche segna dunque un tentativo di trovare un equilibrio tra queste esigenze, anche se rischia di allontanare la Germania dai suoi ambiziosi, ma forse utopistici traguardi di neutralità climatica entro il 2045. Il problema, come sempre, resta però quello della capacità di mettere in pratica le svolte annunciate e di mantenere il consenso degli elettori.