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Caro bollette: da Arvedi alle piccole imprese il prezzo è troppo alto. La proposta del governo

Arvedi lancia un nuovo allarme per la competitività: i prezzi dell’energia sono troppo alti in Italia rispetto ai competitor europei. Il Governo, intanto, lavora a una proposta contro il caro bollette che piacerebbe sia a Confindustria sia a Elettricità Futura

Torna il richiamo sui prezzi dell’energia, troppo alti in Italia rispetto agli altri Paesi europei. Arvedi, il più grande produttore di acciaio in Italia, ha lanciato l’allarme, puntando il dito sul divario dei costi di produzione del nostro Paese rispetto a quelli dei concorrenti europei. Secondo quanto riporta Il sole 24 Ore, l’allarme di Arvedi ha riguardato in particolare i costi del settore siderurgico e non quello complessivo di tutti i settori energivori. Un richiamo che arriva in un momento in cui quattro piccole imprese su dieci non sanno affrontare il caro bollette, come dimostrano le indagini di Unioncamere, col contributo del Centro studi Tagliacarne, presentate in occasione della Conferenza nazionale delle Camere di commercio a Cagliari, promossa da Unioncamere e Mase. La proposta del governo per far fronte alle spese sarebbe, come riporta Il Foglio, utilizzare alcuni impianti rinnovabili il cui ciclo di incentivazione sta arrivando al termine per mettere a disposizione energia a basso costo. Un’idea che sarebbe sposata sia da Confindustria, sia dai produttori di energia rappresentati da Elettricità Futura, sebbene con alcune differenze di prospettiva.

L’ALLARME DI ARVEDI E L’ENERGY RELEASE

In base all’associazione spagnola Aege (Asociación de Empresas con Gran Consumo de Energía) il prezzo medio pagato dagli elettro-intensivi tra gennaio e l’8 settembre 2025 è stato di 59,16 euro al megawattora in Spagna, 43,06 euro/MWh in Germania e 22,53 euro/MWh in Francia. Per quanto riguarda l’Italia, Arvedi riferisce un prezzo di 85 euro/MWh per il gruppo, che può essere preso a riferimento del settore. Un divario più o meno ampio, dove il confronto con l’altro grande Paese manifatturiero e siderurgico dell’Europa, cioè la Germania, vale il raddoppio del costo. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, nella tabella di Aege quello che abbassa notevolmente la bolletta dei tedeschi è il rimborso dell’anidride carbonica, che porta un risparmio di 50,90 euro. Al contrario, in Italia lo sconto è meno di 20 euro.

Il settore dell’acciaio e, in generale, gli energivori attendono da mesi il decreto Energy Release 2.0, ovvero la misura pensata dal Mase per offrire energia a prezzo calmierato, stimato a 65 euro/MWh per tre anni, in cambio dell’impegno a costruire nuovi impianti di produzione di energia rinnovabile. La misura è all’esame della Corte dei Conti e, in base alla nuova formulazione, potrebbe far salire il prezzo intorno a 75 euro/MWh. Dal gruppo Arvedi  fanno sapere che “servono misure strutturali e, senza la possibilità di intervenire sul meccanismo di formazione del prezzo di Borsa, non resta che intervenire sugli oneri di trasporto e dispacciamento”.

PICCOLE IMPRESE IN BOLLETTA

Il caro energia è difficile da sostenere anche per le piccole aziende che, nel 26% dei casi (contro il 19% delle medio-grandi) dichiarano un aumento dei prezzi tra il 50 e il 100%. Secondo le indagini di Unioncamere riportate da Il Sole 24 Ore, la bolletta energetica italiana ad agosto è stata più salata del 41% rispetto a quella della Germania e del 26% rispetto alla francese. Il tutto si traduce, fra le altre cose, in una riduzione dei margini (69% delle imprese fino a 50 dipendenti e 75% delle aziende con 50-499 dipendenti) e in un freno agli investimenti (13% per le piccole, 12% delle medio-grandi). Fra le piccole imprese c’è maggiore incertezza su misure di reazione: il 42% delle imprese con meno di 49 addetti non pensa a una strategia al riguardo. “Favorire la messa a terra di tutte le opportunità offerte dalla transizione energetica è tanto più importante in questa fase storica, in cui il bacino del Mediterraneo, con i nuovi conflitti, ha riacquistato una fortissima centralità”, ha sottolineato il presidente di Unioncamere, Andrea Prete.

CARO BOLLETTE, LA PROPOSTA DEL GOVERNO

La premier Meloni sta lavorando per tagliare le bollette elettriche degli italiani, in particolare delle imprese. Tra le proposte ci sarebbe quella di utilizzare gli impianti rinnovabili il cui ciclo di incentivazione sta arrivando al termine per mettere a disposizione energia a basso costo, secondo quanto scrive Il Foglio. Gli impianti a fonti rinnovabili (prevalentemente eolico e fotovoltaico) realizzati nel passato e oggi si avvicinano alla fine della loro vita “regolatoria” hanno davanti ancora qualche anno di vita utile.Questi impianti potrebbero siglare contratti di lungo termine con i consumatori, a prezzi calmierati, sulla scorta di altri strumenti già esistenti ma finora non operativi (energy release per l’energia elettrica e la gas release per il gas). Dall’altro lato, i titolari degli impianti potrebbero ottenere una corsia preferenziale per ottenere l’autorizzazione a svolgere attività di repowering, sostituendo gli impianti esistenti con altri più moderni ed efficienti. In tal modo, potrebbe aumentare l’energia prodotta a parità di ingombro di suolo, destinandone una parte all’industria e una parte al mercato e consentendo, quindi, agli operatori di sostenere i loro ricavi.

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