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acqua idrico

Perché, finora, nel settore idrico il PNRR ha fallito

Per il sistema idrico integrato il PNRR ha previsto due riforme, per semplificare la normativa e per rafforzare la capacità gestionale degli operatori, e 5,3 miliardi di euro di finanziamenti distribuiti su 568 progetti

Il servizio idrico italiano soffre da tempo di diverse criticità: alle problematiche di vecchia data – come le perdite di rete superiori al 40% – negli ultimi anni si sono aggiunti gli effetti del cambiamento climatico. Ecco, quindi, che poter fare affidamento su un servizio idrico integrato (SII) efficiente è diventato un fattore sempre più urgente.

In questo contesto, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresentava l’occasione imperdibile per superare i ritardi infrastrutturali e la frammentazione nella gestione che da decine di anni colpiscono il settore. Come ricorda La Voce, per il sistema idrico integrato il PNRR ha previsto due riforme, per semplificare la normativa e per rafforzare la capacità gestionale degli operatori, e 5,3 miliardi di euro di finanziamenti (più altre risorse di cofinanziamento, per un totale di quasi 8 miliardi di euro) distribuiti su 568 progetti.

LE DUE RIFORME DEL PNRR NEL SETTORE IDRICO

Le due riforme previste dal PNRR sono state affidate ai Ministeri competenti, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. La prima riforma ha reso il Piano Nazionale degli Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza del Settore Idrico (PNIISSI) lo strumento chiave per la programmazione, semplificando la pianificazione e integrando gli strumenti che prima erano frammentati. Il 16 settembre scorso il MIT ha firmato il decreto per lo stralcio 2025 del Piano, che prevede 957 milioni di euro per 75 interventi.

La seconda riforma punta a ridurre la suddivisione gestionale, che è ancora diffusa soprattutto nelle regioni Campania, Molise, Calabria e Sicilia, attraverso dei protocolli d’intesa per favorire aggregazioni e operatori più strutturati. La riforma ha introdotto inoltre degli strumenti economici basati sul principio del “chi inquina paga” e delle sanzioni per i prelievi abusivi nel settore agricolo. Complessivamente, le riforme hanno posto le fondamenta per un servizio più industrializzato e meno distante tra il Nord e il Sud del Paese.

LA METÀ DELLE OPERE È IN FASE DI COLLAUDO

La disponibilità di risorse è ingente, ma l’effettivo completamento degli investimenti del PNRR nel servizio idrico è ancora lontano. Dal portale “Italia Domani” emerge che il 98% delle iniziative è stato formalmente avviato, con gare bandite per 8 miliardi e aggiudicazioni pari al 79% dell’importo. I pagamenti effettivi, però, ammontano a soli 2,4 miliardi di euro, pari al 30% del totale.

Tra i soggetti attuatori spiccano i consorzi di bonifica e i gestori industriali, con avanzamenti rispettivamente del 44% e del 32%. Molto più indietro le regioni e gli enti locali, che si fermano ad una spesa del 5% e del 10%. Si assiste così ad un’attuazione disomogenea: a fine giugno 2025 risultava concluso solo il 2% dei progetti, mentre oltre la metà è ancora in collaudo. L’avanzamento medio, misurato attraverso i cosiddetti “indicatori target”, si ferma al 30%. I ritardi maggiori sono al Meridione, dove si concentrano anche le maggiori criticità del sistema idrico, come le perdite di rete vicine al 50% o le interruzioni del servizio che arrivano a 226 ore annue per utente (contro meno di un’ora al Nord).

TRA IL 2018 E IL 2029 NEL SETTORE IDRICO 40 MILIARDI DI INVESTIMENTI

Eppure, dall’ultimo studio sul tema della società di ricerca e consulenza Agici è emerso che in Italia sono stati destinati al settore idrico 40 miliardi di euro di investimenti tra il 2018 e il 2029. Lo studio ha analizzato un campione composto da 115 gestori che servono una popolazione di oltre 49 milioni di abitanti, pari all’83% della popolazione italiana. Le loro strategie di investimento mostrano una curva crescente negli anni: se tra il 2018 e il 2023 sono stati spesi 13,6 miliardi di euro, nel periodo 2024-2029 gli investimenti preventivati sono quasi il doppio, pari a 26 miliardi. L’aumento più consistente si registra nel 2024 e nel 2025 (con rispettivamente 4,3 e 5,1 miliardi); un dato che si spiega con la presenza dei finanziamenti del PNRR, e che conferma anche la successiva contrazione degli investimenti, prevista nel quadriennio successivo.

Lo studio rileva inoltre una crescita del 16% dei ricavi complessivi dei gestori del sistema idrico integrato nel periodo 2018-2023, che sono passato dai 5,6 miliardi di euro del 2018 a 6,5 miliardi del 2023, con un picco di 6,7 miliardi registrato nel 2022.

L’IMPORTANZA DEL PNRR PER IL SETTORE IDRICO ITALIANO

Il PNRR può di certo influire sulla governance del servizio idrico, favorendo l’industrializzazione e la riduzione della frammentazione. Senza un’accelerazione nella spesa e nella realizzazione delle opere, però, l’Italia rischia di perdere i fondi europei e, soprattutto, di lasciare irrisolti quei divari che incidono quotidianamente sulla qualità della vita di cittadini e imprese.

L’ultimo anno del Piano sarà decisivo: rafforzare i soggetti più capaci e continuare a finanziare gli stralci del PNIISSI ci permetterebbe di ridurre il differenziale di servizio idrico tra Nord e Sud e di garantire una maggiore sicurezza idrica al nostro Paese.

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