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biocarburante

Antitrust: “Margini gonfiati e prezzi allineati dal cartello del biocarburante. Eni regista”.

Le imprese coinvolte nel cartello sul prezzo dei biocarburanti avrebbero trasformato l’adeguamento alle politiche ambientali in un’occasione di profitto. Margini triplicati in quattro anni, ma la sanzione resta sotto il miliardo. L’audizione del Capo di Gabinetto di AGCM

Il cartello creato dal 2020 al 2023 dalle 6 principali imprese petrolifere italiane sul prezzo del biocarburante per autotrazione ha scaricato interamente sui clienti “i costi legati all’adeguamento delle normative sulle politiche bio, ma anche la realizzazione di buoni margini sugli stessi”. È l’accusa lanciata oggi da Giovanni Calabrò, capo di gabinetto dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), durante le audizioni presso la Camera dei Deputati in merito al recente provvedimento sanzionatorio che ha coinvolto Eni, Esso, IP, Q8, Tamoil e Saras. Calabrò ha puntato il dito, in particolare contro Eni, accusata di essere il regista del sistema. Le 6 imprese dovranno pagare meno di 1 miliardo, sanzione minima per reati di distorsione del mercato.

AGCM: “CARTELLO BIOCARBURANTE HA SCARICATO COSTI POLITICHE BIO SU CLIENTI E PORTATO MARGINI”

Il cartello ha permesso alle 6 compagnie coinvolte di scaricare interamente “i costi legati all’adeguamento delle normative sulle politiche bio, ma anche la realizzazione di buoni margini sugli stessi”, secondo Calabrò.

“La componente bio è passata da poco più di 20 euro a metro cubo del 2019 a 60 euro a metro cubo nel 2023, rappresentando circa il 29% del margine lordo. La componente bio è risultata cruciale nelle politiche di prezzo con i loro clienti grossisti, rete ed extra-rete, ed è stata utilizzata per giustificare gli aumenti di prezzo dei carburanti. In questo caso un whistleblower ha informato l’Autorità dell’esistenza di un coordinamento delle imprese su questa componente e sarebbero coordinate grazie ad annunci puntuali effettuati da Eni ogni tre mesi su Staffetta Quotidiana. L’Autorità ha rilevato indizi di un comportamento anomalo con valori e aumenti della componente bio allineati nei segmenti rete ed extrarete”, ha sottolineato.

CALABRO’: SANZIONE MINIMA AL CARTELLO DEL BIOCARBURANTE PER DARE UN SEGNALE

Il cartello formato dalle sei principali imprese petrolifere italiane ha allungato i suoi tentacoli sulle transazioni in tutte le parti del mercato, secondo i rilievi dell’Autorità garante del mercato.
L’AGCM, però, ha deciso di infliggere la sanzione minima alle aziende coinvolte per mandare un segnale: 936,6 milioni di euro.

“La sanzione ammonta a meno di un miliardo di euro (936 milioni), ma avrebbe potuto essere di 13 miliardi di euro, perché è stata calcolata sui livelli minimi. L’intesa ha riguardato tutte le transizioni delle parti attive nel mercato, inclusi grossisti, pompe bianche etc. Un mercato di cui le imprese coinvolte detengono il 90%”, ha detto Giovanni Calabrò, capo di gabinetto dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM).

“Eni ha costantemente comunicato a Staffetta Quotidiana il valore della componente bio e rivelato la propria strategia ai componenti, comunicando che avrebbe applicato la stessa tariffa a tutti i clienti. Questo ha determinato un’artificiosa trasparente del valore della componente bio, alterando il mercato. Nell’intesa è stato accertato il ruolo di Eni nella promozione, organizzazione e monitoraggio dell’infrazione. La società ha innescato e costantemente alimentato il sistema di supporto e monitoraggio del cartello, contribuendo in modo significativo al protrarsi e al successo della strategia. Per questo motivo, è stato incrementato l’importo base della sanzione per Eni. La sanzione è calcolata moltiplicando la percentuale sulle vendite per un coefficiente di gravità. La sanzione irrogata rappresenta una minima parte del fatturato totale delle imprese coinvolte, in media inferiore all’1% del fatturato, quindi è molto al di sotto del limite massimo del 10% fissato dall’Antitrust. Le imprese sono perfettamente in grado di assorbirla senza riversarla su soggetti terzi”, ha aggiunto Calabrò.

CALABRO’ “MONITORAGGIO CARTELLI IMPOSSIBILE, WHISTLEBLOWER FONDAMENTALE”

Il ruolo del whistleblower è fondamentale per identificare i cartelli, secondo Calabrò.

“Effettuare un’attività di monitoraggio puntuale sui cartelli è impossibile o molto difficile. Il segnalante ha dato una serie di informazioni circostanziate, che poi abbiamo verificato, riferendo fatti fondamentali. I prezzi dei carburanti cambiano in continuazione, quello che possiamo fare è non abbandonare il cartello. Speriamo che il provvedimento superi il vaglio della giustizia amministrativa”, ha detto Giovanni Calabrò, capo di gabinetto dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM).

LA DIFESA DEL MIMIT

Il Mimit fa quel che può per monitorare sulla situazione prezzi, secondo Calabrò.

“Siamo presenti al tavolo ministeriale presso il Mimit quando convocati, spesso la presenza principale è di imprese. La collaborazione tra l’Autorità garante e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy è massima. Il Mimit fa quel che può”.

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