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Timori cinesi scaldano la Germania, Berlino frena sull’operazione Open Grid Europe-Snam

Il governo tedesco frena sull’acquisizione della rete OGE da parte dell’azienda italiana. Sotto la lente la partecipazione indiretta di Pechino, ma un “no” aprirebbe una crisi con Roma.

Il ministero dell’Economia di Berlino sta analizzando con estrema cautela l’operazione che vedrebbe l’azienda italiana Snam acquisire una quota della società tedesca Open Grid Europe (OGE), il principale operatore della rete di distribuzione del gas sul territorio tedesco. È quanto riporta il quotidiano economico Handelsblatt, che torna ad occuparsi della vicenda e conferma indiscrezioni trapelate in maniera frammentaria già nei mesi scorsi.

Dietro il progetto di acquisizione si cela infatti un intricato assetto proprietario: la società cinese State Grid Corporation of China (SGCC), il maggior produttore energetico globale, detiene una partecipazione azionaria indiretta attraverso il fondo italiano CDP Reti, che a sua volta controlla Snam. Le autorità tedesche, come emerge da documentazione riservata in possesso di Handelsblatt, stanno valutando se autorizzare questa transazione di rilevante importanza economica, manifestando preoccupazioni significative circa i potenziali rischi legati alla sicurezza della rete infrastrutturale.

LA RETE TEDESCA, ASSET CRUCIALE PER LA TRANSIZIONE ENERGETICA

Il quotidiano economico ricorda come Open Grid Europe gestisca una rete di condotti estesa per oltre 12 mila chilometri su un totale di 40 mila chilometri presenti in territorio tedesco, rappresentando quindi una porzione fondamentale dell’infrastruttura energetica nazionale. Questa struttura svolge una funzione essenziale per garantire l’approvvigionamento energetico del settore industriale e il riscaldamento domestico diffuso.

Classificata come infrastruttura di carattere critico, la società riveste un’importanza strategica crescente anche in relazione agli obiettivi di neutralità climatica dell’Unione Europea. La rete OGE è particolarmente concentrata nella regione della Valle del Reno, dove numerosi stabilimenti industriali si stanno preparando alla transizione verso l’utilizzo dell’idrogeno come vettore energetico alternativo. “La riconversione progressiva delle infrastrutture gassifera verso il trasporto di idrogeno rappresenta una componente centrale della strategia decarbonizzativa del continente europeo”, sottolinea l’Handelsblatt.

PREOCCUPAZIONI DI SICUREZZA E CONTROLLO DELLO STATO CINESE

Le autorità tedesche hanno espresso inquietudine per il rischio che informazioni sensibili attinenti alla gestione operativa della rete potrebbero essere divulgate a soggetti controllati dal governo cinese. La State Grid Corporation of China, sebbene formalmente costituita come entità commerciale, rimane assoggettata a un rigido controllo statale, aggiunge l’Handelsblatt: i vertici aziendali vengono nominati direttamente dal Comitato centrale del Partito comunista e dal Consiglio di Stato, mentre le linee strategiche di investimento rimangono soggette a una supervisione stringente da parte delle autorità centrali.

Negli ultimi decenni, SGCC ha progressivamente ampliato la propria presenza azionaria in società energetiche dislocate in diverse aree geografiche, dalle economie sviluppate fino ai paesi emergenti. Un precedente significativo risale al 2018, quando l’azienda cinese ha tentato per due volte di acquisire una quota nell’operatore della rete elettrica tedesca 50Hertz: solamente l’intervento della banca di sviluppo KfW, che assunse il ruolo di acquirente alternativo, consentì al governo federale di impedire l’operazione.

TIMORI PER CONSEGUENZE NELLE RELAZIONI CON L’ITALIA

Negli ultimi anni i governi di Berlino hanno ripetutamente esercitato il potere di veto su operazioni di investimento estere considerate rilevanti dal punto di vista della sicurezza nazionale, avvalendosi della normativa introdotta nel 2016 in seguito al caso dell’acquisizione da parte di un fondo cinese della società bavarese Kuka, specializzata nella robotica industriale.

L’operazione legata a Snam presenta però profili di complessità ulteriore dovuti alle implicazioni diplomatiche, nota il quotidiano di Düsseldorf. La struttura azionaria di Snam, articolata attraverso molteplici livelli di partecipazione, comporta che il divieto dell’acquisizione potrebbe generare conseguenze nelle relazioni bilaterali con l’Italia, paese nel quale ha sede il gruppo industriale interessato. La dirigenza di Snam – conclude Handelsblatt – ha manifestato esigenza di chiarezza circa i tempi procedurali, evidenziando l’impossibilità dell’azienda di attendere indefinitamente l’autorizzazione. Ma l’attesa non sembra destinata a finire presto. Il termine formale per la conclusione dell’istruttoria è fissato al 17 novembre, ma secondo quel che risulta al quotidiano economico, è probabile un’estensione di tale deadline sulla base delle indicazioni contenute nella documentazione amministrativa.

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