Pubblicato il Regolamento Delegato che definisce la metodologia per stabilire i requisiti minimi di prestazione energetica. Gli Stati membri dovranno considerare anche i costi ambientali e sanitari.
Arriva la metodologia europea per calcolare il “costo ottimale” degli interventi di efficientamento energetico sugli edifici. La Commissione Europea ha pubblicato in Gazzetta Ue il Regolamento Delegato (UE) 2025/1511, un tassello fondamentale per l’attuazione della discussa direttiva “Case Green” (2024/1275), che stabilisce il quadro di riferimento per tutti gli Stati membri. Il documento, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2026, definisce con precisione come dovranno essere calcolati i livelli ottimali di prestazione energetica per edifici nuovi ed esistenti, aprendo la strada alla definizione dei nuovi standard nazionali.
UNA METODOLOGIA COMPARATIVA PER TUTTA L’UE
Il cuore del regolamento è l’istituzione di un “quadro metodologico comparativo” che tutti i 27 Paesi dovranno applicare. L’obiettivo è stabilire dei requisiti minimi di prestazione energetica che non siano solo efficaci dal punto di vista del risparmio energetico, ma anche sostenibili economicamente nel loro intero ciclo di vita. Gli Stati membri dovranno definire degli “edifici di riferimento” rappresentativi del proprio patrimonio immobiliare (unifamiliari, condomini, uffici, ecc.) e su questi simulare l’impatto di diverse misure di efficienza energetica e di integrazione delle rinnovabili.
NON SOLO COSTI FINANZIARI, MA ANCHE AMBIENTALI E SANITARI
Una delle novità più significative introdotte dal regolamento è l’obbligo di considerare, nel calcolo “macroeconomico”, non solo i costi di investimento e di esercizio, ma anche le esternalità. Gli Stati dovranno monetizzare e includere nell’analisi il “costo delle emissioni di gas serra”, basandosi sulle traiettorie del prezzo del carbonio, e il “costo delle esternalità ambientali e sanitarie” legate all’uso dell’energia, in particolare le emissioni di inquinanti come il PM2.5 e gli ossidi di azoto (NOx). Questa visione più ampia mira a quantificare i benefici per la società nel suo complesso, spingendo verso soluzioni più virtuose.
IL RUOLO DEGLI STATI MEMBRI: TRA PROSPETTIVA FINANZIARIA E MACROECONOMICA
Il regolamento lascia agli Stati membri un margine di discrezionalità cruciale: la scelta del “benchmark nazionale”. Ogni Paese, infatti, dovrà effettuare due calcoli paralleli: uno basato su una prospettiva puramente finanziaria (che considera solo i costi e i benefici per il singolo investitore, incluse tasse e sussidi) e uno basato sulla prospettiva macroeconomica (che esclude tasse e sussidi ma include i costi ambientali e sanitari). Sarà poi il singolo Stato a decidere quale dei due risultati adottare come riferimento per definire i propri standard nazionali, con un vincolo: i requisiti minimi non potranno essere più permissivi del 15% rispetto al risultato del calcolo ottimale.
VERSO GLI EDIFICI A EMISSIONI ZERO (ZEB)
Questa metodologia non servirà solo a definire i requisiti per le ristrutturazioni, ma sarà fondamentale anche per il nuovo standard di “edificio a emissioni zero” (ZEB), che diventerà obbligatorio per i nuovi edifici. La direttiva “Case Green” stabilisce infatti che le soglie massime di consumo di energia primaria per gli ZEB dovranno essere fissate proprio in base ai livelli di costo ottimale. Di conseguenza, ogni revisione di questi calcoli comporterà un aggiornamento anche degli standard per le nuove costruzioni, in un percorso di progressivo inasprimento delle performance.
TEMPISTICHE E PROSSIMI PASSI
Il regolamento entrerà formalmente in vigore dal 1° gennaio 2026. Gli Stati membri avranno tempo fino al 30 giugno 2028 per comunicare alla Commissione i risultati dei loro calcoli e i nuovi requisiti minimi di prestazione energetica. Se da questi calcoli emergerà una differenza superiore al 15% rispetto ai requisiti attualmente in vigore, i Paesi dovranno presentare un piano con le misure necessarie per adeguare i propri standard entro 24 mesi. Si apre così una fase decisiva, che richiederà un’analisi approfondita del patrimonio edilizio nazionale e scelte politiche importanti per guidare la transizione del settore delle costruzioni.
ALLARME COMPETENZE: MANCANO 15.000 PROFESSIONISTI “GREEN” PER LE CASE
Mentre l’Italia si prepara a definire il proprio piano di ristrutturazione immobiliare, come richiesto dalla direttiva “Case Green”, emerge una criticità che rischia di compromettere l’intera roadmap europea: la drammatica carenza di competenze specializzate. Secondo l’allarme lanciato da Green Building Council Italia (GBC Italia), Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) e Accademia Italiana di Biofilia (AIB), mancherebbero all’appello circa 15.000 professionisti dell’edilizia sostenibile. Figure come esperti di decarbonizzazione, professionisti accreditati per le certificazioni energetiche e impiantisti specializzati sono sempre più difficili da reperire, con punte di fabbisogno non soddisfatto che in alcuni comparti raggiungono il 75%. Questo vuoto di competenze rappresenta un ostacolo concreto al rispetto delle scadenze serrate imposte dall’UE, che prevedono la riduzione del consumo energetico degli edifici residenziali del 16% entro il 2030 e la completa eliminazione delle caldaie a combustibili fossili entro il 2040.


