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Filosa

Perché Filosa corteggia la Francia e lascia le briciole di Stellantis all’Italia

Stellantis accelera in Francia con 1.400 assunzioni e oltre 1 milione di auto l’anno, ma in Italia regna l’incertezza

Filosa annuncia 1400 assunzioni in Francia e promette di produrre oltre 1 milione di auto all’anno, incoronandola primo Paese in Ue. Intanto, prende tempo sul futuro produttivo del gruppo in Italia. Le parole pronunciate ieri dal ceo di Stellantis rassicurano i lavoratori francesi e il suo predecessore, Carlos Tavares, ma i dipendenti italiani ancora non hanno certezze sul futuro.

FILOSA RASSICURA LA FRANCIA

Ieri il ceo di Stellantis ha rassicurato i sindacati francesi sul futuro produttivo nel Paese transalpino, la seconda casa del gruppo dopo gli Usa. “La Francia rappresenta il secondo Paese per Stellantis, in termini di fonte di profitti nel mondo e il primo Paese in Europa. Inoltre, è fondamentale per il successo di Stellantis e della regione Europa. Il gruppo vi investe di più, con oltre 2 miliardi di euro nel 2025 (lo stesso importo annuale degli ultimi anni), e 3 miliardi per la transizione energetica, in totale, nell’ultimo quinquennio”, ha detto il ceo, annunciando 1.400 nuove assunzioni a tempo indeterminato nel 2026 (700 quadri e altrettanti tra operatori e operai specializzati). Allargando l’orizzonte al 2028, i piani del gruppo prevedono assunzioni e garanzie pubbliche sulla produzione.

STELLANTIS VERSO IL MILIONE DI AUTO PRODOTTE IN FRANCIA

Filosa ha assicurato ai sindacati che il tessuto industriale non sarà intaccato e che non ci saranno chiusure di stabilimenti. Negli ultimi anni Stellantis ha già investito 2 miliardi di euro nei siti francesi. Fondi destinati ad aumentare in maniera esponenziale, stando ai piani di produrre numerosi modelli elettrici in diversi siti. L’obiettivo è raggiungere una produzione di motori elettrici che supera il milione all’anno.

IL PIANO ITALIANO DI STELLANTIS

Se i sindacati francesi possono sorridere, i rappresentanti dei lavoratori italiani chiedono maggiore chiarezza sui piani nazionali di Stellantis. Il Piano Italia presentato a dicembre dell’anno scorso prevede l’assegnazione di nuovi modelli Fiat (quali la 500 e la “Pandina”), linee ibride/elettriche, piattaforme compatte e acquisti dai fornitori italiani per circa 6 miliardi di euro. (es. STLA Small a Pomigliano dal 2028). Una strategia che mira a rilanciare i siti e rinforzare i marchi storici italiani attraverso investimenti mirati per 2 miliardi di euro nel 2025.

Un piano che sembra guardare più al passato che al futuro. Infatti, attualmente non ci sono certezze riguardo le gigafactory che sorgeranno sul suolo italiano. Diversi progetti di trasformazione dei siti italiani in hub batterie sono stati fermati a causa della riduzione della domanda di vetture elettriche. Al contrario, in Francia il gruppo ha già avviato attività legate a batterie e motori elettrici, premendo l’acceleratore sulla produzione di ibride ed elettriche in diversi stabilimenti. In Spagna, invece, Stellantis e CATL hanno annunciato una joint venture per costruire a Zaragoza un impianto di batterie LFP (litio-ferro-fosfato) da 4,1 miliardi di euro con una capacità potenziale di fino a 50 GWh all’anno.

ITALIA FANALINO DI CODA IN UE PER PRODUZIONE

Ad oggi, l’Italia è fanalino di coda del gruppo Stellantis per quanto riguarda la produzione. E il futuro non sembra roseo. Nel 2024, dalle fabbriche italiane sono uscite appena 475.090 vetture a marchio Stellantis, circa 300.000 in meno rispetto al 2023. Nel 2024 i tre stabilimenti spagnoli (Zaragoza, Vigo, Madrid) di Stellantis hanno prodotto 981.120 veicoli. Contemporaneamente, le fabbriche francesi hanno costruito circa 600.000 vetture.

FILOSA (STELLANTIS): NORME UE SBAGLIATE

Filosa è netto invece sulle normative Ue sulla mobilità. “Sono molto sbagliate sulle auto e ancora di più sui furgoni – avverte in un dibattito a Parigi – Stellantis potrà effettuare maggiori investimenti in Europa solo se il divieto di vendita delle auto a benzina verrà allentato e i costruttori europei saranno liberi di innovare in tecnologie diverse da quella puramente elettrica”.

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