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Auto elettrica, la Germania a due velocità: l’Ovest corre, l’Est resta al palo

Aumenta lo scetticismo sul traguardo dei 15 milioni di veicoli a batteria entro il 2030. Con l’attuale ritmo di adozione e un parco auto fermo al 3,4% di elettrico, l’obiettivo del governo tedesco è considerato a forte rischio.

La Germania si presenta come un arcipelago frammentato nella transizione verso la mobilità sostenibile. Mentre il parco auto del paese è ancora dominato dai motori tradizionali, con i veicoli a batteria che rappresentano appena il 3,4% della circolazione complessiva all’inizio del 2025, emerge un quadro geografico profondamente disomogeneo che rivela quanto la transizione ecologica proceda a velocità variabili sul territorio nazionale.

Un’analisi dell’Ufficio federale tedesco per la motorizzazione (Kraftfahrt-Bundesamt, KBA) documenta infatti come la penetrazione della tecnologia elettrica rimanga concentrata nelle aree occidentali e metropolitane, lasciando larghe zone, soprattutto della Germania orientale, ancora ancorate ai sistemi di propulsione convenzionali. Una divisione tra l’Est e l’Ovest del paese che getta ulteriori ombre sulla qualità della riunificazione tedesca a 36 anni dalla caduta del Muro di Berlino.

LA MAPPA DELLA DIVERGENZA EST-OVEST

L’indagine condotta dall’ente federale espone una frattura evidente tra i Länder orientali e occidentali, salvo l’eccezione rappresentata da Berlino e dal suo hinterland (che territorialmente appartiene all’Est, ma dal punto di vista socio-culturale è più condizionata da quella che fu la sua metà occidentale).

Nei territori occidentali, in particolare nelle aree urbane di rilievo come Monaco e Stoccarda, nonché nella porzione occidentale della Bassa Sassonia, la diffusione dei veicoli a propulsione elettrica risulta significativamente più marcata. Al contrario, i cinque Länder orientali (Brandeburgo, Meclemburgo-Pomerania Anteriore, Sassonia, Turingia e Sassonia-Anhalt) evidenziano una densità notevolmente inferiore di auto a batteria, riflettendo disparità infrastrutturali, economiche e di sensibilità che caratterizzano ancora il panorama nazionale. Questa mappa territoriale del cambiamento energetico nel trasporto rivela come l’adozione della tecnologia verde proceda secondo traiettorie differenziate, con le metropoli che fungono da catalizzatori di innovazione mentre le regioni periferiche stentano ad allinearvisi.

SCETTICISMO SUGLI OBIETTIVI 2030

Sulla base dei risultati, i ricercatori del KBA manifestano molti dubbi riguardo al raggiungimento dei target climatici precedentemente definiti. Con 1,65 milioni di veicoli elettrici circolanti al 1° gennaio 2025, l’ufficio federale sostiene lecitamente che l’ambizioso traguardo di 15 milioni di unità entro il 2030 appaia difficilmente perseguibile secondo le dinamiche attuali.

Il divario non si limita infatti alla sola ripartizione geografica, ma coinvolge anche la segmentazione tra proprietari privati e operatori commerciali. Nel segmento privato, il 92% del parco rimane equipaggiato con motori a combustione fossile, sebbene questo dato rappresenti un miglioramento rispetto al 98% di dieci anni addietro. Nel medesimo decennio, la quota combinata di veicoli elettrici e ibridi ha raddoppiato la propria incidenza, attestandosi al 2,3%. La progressione risulta invece più accelerata tra i gestori di flotte aziendali, dove la percentuale di autoveicoli convenzionali è calata dal 98% al 65%, mentre i mezzi totalmente elettrici hanno raggiunto l’11,6% del totale.

UNA NUOVCA POLITICA DI INCENTIVAZIONE

L’interruzione del sostegno pubblico alla fine del 2023 ha provocato una contrazione delle acquisizioni di auto green, fenomeno mitigato successivamente dal calo dei prezzi di listino. Il governo federale intende ora ricalibrare la politica di incentivazione mediante agevolazioni fiscali e aiuti economici indirizzati ai nuclei famigliari con capacità reddituale medio-bassa, nella prospettiva di accelerare il percorso verso la decarbonizzazione della mobilità. A Est come ad Ovest.

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