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Smart Cities

A che punto è l’Italia sulle Smart Green Cities? Il talk di Rcs Academy

Si è svolta questa mattina la seconda giornata dei Green & Blue Talk di Rcs Academy e Corriere della Sera. Ecco gli interventi principali sugli sviluppi delle Smart Cities

La transizione energetica è un processo che coinvolge interi Paesi, che sta orientando le politiche dei continenti. Ma, più da vicino, è un percorso che sarà impattante soprattutto nell’ottica del singolo cittadino. Quindi, degli abitanti delle città.

In questi termini, allora, come stanno evolvendo i centri urbani del nostro Paese? Ne hanno parlato, tra gli altri: Valentina Infante (Edison Next), Fabio Pressi (A2A E-Mobility), Gianni Vittorio Armani (Enel Grids & Innovability) e Patrizia Toia (Parlamento Europeo) alla seconda giornata del Green & Blue Talk di Rcs Academy e Corriere della Sera Smart Green Cities”.

Ecco cosa hanno detto.

ECCO COME INTEGRARE MOBILITA’ E ENERGIA NELLE SMART CITIES

“Quando si parla di mobilità elettrica dobbiamo pensare a una cosa lenta. Noi abbiamo inziato da Milano e Brescia dieci anni fa. Oggi siamo in un contesto di energia integrato alla mobilità. Ci sono difficoltà ma l’automotive è cambiato come mondo. Serve un cambio di paradigma, che si interseca con lo sharing. A2a deve cercare di dare una soluzione a tutti, a chi non ha il garage, ad esempio. Serve un’evoluzione in termini di infrastrutture”. A dare le coordinate è Fabio Pressi, Ceo di a2a e-mobility.

“Le aziende al 2030 effettueranno il 75% delle ricariche, servono infrastrutture. Noi dall’anno scorso abbiamo elettrificato quasi tutta la nostra flotta”, spiega Pressi. “Abbiamo 700 veicoli full-electric con oltre 90 punti di ricarica aziendali. Più l’azienda si elettrifica, però, e più il tutto diventa complesso. Perché le auto al mattino devono essere tutte cariche, per intenderci”.

Parlando poi della transizione, “da un lato le aziende devono andare sull’elettrico per risparmiare costi – dunque lo si fa per decarbonizzare ma anche per questo tema economico; dall’altro c’è il tema energetico. Mobilità ed elettrico vanno insieme”.

Insomma, per Pressi “dobbiamo trovare i sistemi per cui le persone passino all’elettrico senza ostacoli. Le infrastrutture di Milano sono ben impostate, ad esempio. Ci immaginiamo, in generale, città a ricarica diffusa con colonnine distribuite, non invasive, ben inserite nel contesto urbano. Lo sharing è l’obiettivo del futuro”.

LA CONDIVISONE DELL’ENERGIA

Il fattore energetico per le Smart Cities è stato ampiamente toccato anche da Valentina Infante, Direttore Rigenerazione Urbana Edison Next.

“Le città inquinano per il 75% dei gas alteranti, consumano circa il 65% dell’energia mondiale. Dunque, è in città che dobbiamo lavorare sulla trasformazione verso un sistema più efficiente. Servono sistemi condivisi per l’uso di energie pulite”, ha detto Infante. “Creare quartieri autosufficienti con fonti rinnovabili, ma anche combinandole con sistemi come teleriscaldamento intelligente per condividere l’energia, sfruttando le asincronie. Ci sono poi le comunità energetiche rinnovabili”.

Per ottenere risultato vicino al net-zero o addirittura positive – ha concluso – serve anche la transizione digitale. E’ importante avere tutti gli attori sul tavolo, una regia unica. Edison Next ci sta lavorando con una progettazione importante, dove anche la Pa si è resa disponibile per creare tavoli congiunti”.

IL PIANO DI ENEL PER LE SMART CITIES

“Le reti sono un abilitatore fondamentale delle smart cities perché i sensori hanno bisogno di elettricità, di una rete diffusa che raggiunga e alimenti in modo distribuito l’intelligenza che creiamo con le smart cities. Sono anche un facilitatore della costruzione di connettività, in un contesto in cui è difficile costruire infrastrutture in modo efficiente”, ha dichiarato Gianni Vittorio Armani, direttore Enel Grids & Innovability

“Ad oggi – ha aggiunto Armani – 35.000 km della rete di distribuzione sono già connessi in fibra. In Italia buona parte delle reti di telecomunicazioni, sia fisse che mobili, si sono appoggiate sulle infrastrutture elettriche. Tutta questa conoscenza distribuita e flessibilità che è necessaria in un contesto smart oggi è una realtà già presente sulla rete elettrica, in quanto la diffusione delle rinnovabili, in particolare della rete distribuita, crea esigenze di coordinamento, di connessione e di contatto.”

Come aggiunto poi dal direttore Enel Grids & Innovability, “abbiamo 1,5 milioni di clienti consumatori di elettricità che hanno deciso di diventare anche produttori. Di questi, 400.00 hanno anche capacità di stoccaggio e possono quindi fornire servizi a loro stessi per accumulare l’energia elettrica che si genera nelle ore di sole e averne poi disponibilità in altre ore, ma possono dare anche servizi alla rete. Questo è un fenomeno che nei prossimi anni si svilupperà: nel 2030 prevediamo 4 milioni di produttori distribuiti. In Europa passeremo dal 20% al 50% di consumi di tipo elettrico – perché si passerà ai vettori elettrici sia nel settore della mobilità che nella generazione di calore – questo produrrà da un lato maggiore sostenibilità, ma anche la richiesta di una maggiore flessibilità”.

LE CASE SARANNO GREEN?

Infine, sul tema più specifico delle case green e del dibattito in corso in Ue, ha parlato Patrizia Toia – Vicepresidente Commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia Parlamento Europeo.

“La direttiva green è importante perché ha come obiettivo l’efficientamento delle nostre abitazioni. Risparmiando energia, costi in bolletta, migliorando l’ambiente”, ha detto Toia. “L’ansia che ha prodotto questa direttiva si deve alla scarsa informazione. Adesso la negoziazione è nella fase del trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione. Si tratta di una direttiva, che andrà recepita a livello nazionale e quindi le date è probabile vengano dilazionate. Ma c’è un tema di classi da raggiungere e di esclusioni, oltre alle date. Penso che entro fine anno arriveremo all’approvazione. (…) A livello nazionale servirà buona programmazione per attuazione interna affinché gli obiettivi siano raggiungibili”.

Sul Green Deal, ha concluso Toia, “più che un rallentamento c’è bisogno di integrare le necessità ambientali degli investimenti con la capacità industriale e le tecnologie necessarie a disposizione. La riconversione ambientale costa, darà frutti ma costa. Servono investimenti”.

– Leggi anche: I piani (e i sogni) dei miliardari del mondo per realizzare le loro smart cities

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