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Smart City

I piani (e i sogni) dei miliardari del mondo per realizzare le loro smart cities

Dagli USA all’Arabia Saudita, dalla Cina alle Maldive, pullulano progetti per città intelligenti, sostenibili e ipermoderne. Incluse quelle di Bill Gates ed Elon Musk

Il miliardario Marc Lore sta concretizzando il suo piano per costruire una città utopica chiamata Telosa da 5 milioni di abitanti nel deserto americano. E Lore non è l’unico con un’ambizione del genere. Vi sono circa una dozzina di progetti in tutto il mondo per la creazione di città sostenibili e ipermoderne partendo da zero. Anche se potrebbero non essere mai realizzate, le proposte ci danno delle indicazioni su come potrebbero essere le città del futuro.

MARC LORE E IL PROGETTO “TELOSA” IN USA

Telosa sarà costruita su 150.000 acri in Nevada, Utah o Arizona e, secondo i dettagli appena rilasciati da Lore, entro il 2030 sarà la casa di 50.000 persone. Lore è un imprenditore americano che ha venduto la società di e-commerce Jet.com a Walmart per 3,3 miliardi di dollari e la società madre di Diapers.com ad Amazon per 545 milioni di dollari.

“Non stiamo solo costruendo una nuova città, ma un nuovo modello per la società”, ha detto Lore in una “riunione del municipio” di Telosa a luglio, aggiungendo che vuole che la sua nuova città sia “sostenibile ed equa per tutti”. Sarà governata da un principio che lui chiama “equità”, che sembra essere un mix di democrazia, capitalismo e socialismo. Nella visione di Lore, i veicoli saranno elettrici e autonomi e le strade non avranno cordoli (che potrebbero ostacolare i disabili), né parcheggi su strada.

I 36 distretti di Telosa saranno ciascuno una “città dei 15 minuti”, in cui tutto ciò di cui un residente ha bisogno è a pochi passi di distanza (ad un massimo di 15 minuti, appunto). Ogni edificio sarà “green”, con pannelli solari sul tetto che producono energia rinnovabile. Il progetto prevede che l’acqua dolce sia “immagazzinata, pulita e riutilizzata in loco”, creando un “sistema idrico diversificato ed efficiente resistente alla siccità”.

Un’organizzazione no-profit chiamata Telosa Community Foundation acquisterà il terreno per costruire la città, “un terreno che è praticamente senza valore”, come ha detto Lore. La speranza è che lo sviluppo aumenterà il valore della terra, e quindi la fondazione alla fine sarà in grado di creare un mercato per essa, investendo i proventi in uno strumento di sovvenzione che finanzierà l’istruzione, la formazione professionale, l’assistenza sanitaria, l’alloggio e altro ancora. Questa struttura “ci permette di offrire questi incredibili servizi sociali senza dover aumentare le tasse, è come il Santo Graal”, ha commentato Lore.

Tra coloro che lavorano per realizzare la città di Telosa vi sono anche Preet Bharara, ex procuratore degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York e amico d’infanzia di Lore, e Bjarke Ingels, importante architetto danese il cui studio sta progettando la futuristica città.

Telosa – un nome derivato dall’antica parola greca che significa “scopo più alto” – è una di un numero crescente di ambizioni di costruire comunità pianificate centralmente e sostenibili su un terreno vuoto, nonostante gli ovvi impedimenti, come la mancanza di acqua dolce.

THE LINE, LA CITTÀ ARABA RINNOVABILE AL 100%

In Arabia Saudita, il principe ereditario Mohammed bin Salman sta costruendo una megalopoli chiamata “The Line”, parte di uno sviluppo più ampio chiamato Neom. Secondo i progetti appena rilasciati, il piano della linea prevede una città lunga 105 miglia ma larga solo 220 iarde, racchiusa da pareti a specchio e alimentata interamente da energia rinnovabile. L’acqua sarà abbondante attraverso la desalinizzazione, il trattamento delle acque reflue e dell’acqua di mare e la misurazione intelligente. “Le proiezioni saudite sono che 1,5 milioni di persone vivranno a The Line entro il 2030”, riferisce NPR, con piani per arrivare anche a 9 milioni di abitanti. I recenti rapporti di Businessweek indicano che a complicare il più ampio progetto Neom sono l’indecisione ai vertici e altri problemi.

DALLE MALDIVE ALLA CINA, GLI ALTRI PROGETTI DI SMART CITIES

Floating City, alle Maldive, è immaginata come un grande gruppo di strutture esagonali che salgono e scendono con il mare, con spazio per un massimo di 20.000 persone. Dovrebbe essere completata nel 2027.

Toyota Woven City è una città aziendale in costruzione ai piedi del Monte Fuji, in Giappone. La proposta prevede una città di 2.000 persone in cui Toyota, secondo la CNN, “testerà veicoli autonomi, tecnologia intelligente e vita assistita da robot”.

Masdar City, ad Abu Dhabi, è un “complesso ecologico progettato per mostrare l’impegno degli Emirati Arabi Uniti per la sostenibilità”.

Net City a Shenzhen, in Cina, è un’altra città aziendale costruita dal gigante tecnologico Tencent. Sarà una metropoli delle dimensioni di Monaco per 80.000 lavoratori.

Altri miliardari con aspirazioni alla costruzione di città includono Bill Gates – che vuole costruire una “smart city” chiamata Belmont nel deserto dell’Arizona – ed Elon Musk. Sulla Terra, Musk ha discusso della creazione di una città chiamata Starbase, nel Texas più meridionale, come hub per l’esplorazione spaziale e, naturalmente, ha il sogno di costruire un giorno una “città autosufficiente su Marte”.

Alcune delle affermazioni avanzate dai “progettisti utopici” mettono a dura prova la credibilità, come l’affermazione di Telosa che alla fine sarà un esportatore netto di acqua ed energia. Nel mondo reale, la promessa delle città intelligenti – in cui sensori intelligenti, telecamere e Big Data si combinano per migliorare tutto, dal flusso di traffico ai servizi cittadini – è stata una costante delusione.

La strada per l’utopia è disseminata di sogni infranti. “Non abbiamo ancora capito come far funzionare gli ambienti utopici per le persone”, scrive la professoressa Sylvie Albert, dell’Università di Winnipeg, in “The Conversation”, in cui esamina i difetti di esperimenti come Brasilia, Levittown, Celebration, Songdo, Eko Atlantic e Sidewalk Toronto.

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