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Rifiuti Distretto Empoli

Cosa si è detto alla tavola rotonda sul distretto circolare di Empoli

Il progetto di Alia Servizi Ambientali per la città toscana consente di trattare in modo innovativo i rifiuti che non è possibile riciclare

Si sono conclusi i tre incontri di confronto su architettura e spazi dell’impianto del distretto circolare della città di Empoli. A guidare la terza giornata del 10 novembre, presso il Palazzo delle Esposizioni, l’architetto Marco Casamonti e il botanico Stefano Mancuso. I quali, davanti a 300 persone, hanno illustrato i dettagli tecnici del progetto e risposto ai quesiti sollevati dal dibattito.

Il progetto fa capo ad Alia Servizi Ambientali per la città toscana e consente di trattare in modo innovativo i rifiuti che non è possibile riciclare.

DISTRETTO CIRCOLARE DI EMPOLI, IN ARCHIVIO IL TERZO INCONTRO

Cosa è emerso nella terza giornata?  Come primo approfondimento è stato affrontato il tema “Il processo produttivo: i rifiuti adoperati, i gas prodotti e i loro utilizzi, gli scarti e le emissioni, gli impatti ambientali e le sinergie con il territorio”. Si è proceduto illustrando il cronoprogramma e gli standard di sicurezza. Mentre nel secondo appuntamento si è passati al tema “La tecnologia NextChem: il sistema di produzione del Syngas”. Con il quale è stato spiegato tra l’altro il funzionamento del Distretto Circolare, l’affidabilità e sostenibilità della tecnologia “Waste-to-chemicals”, la planimetria ed il suo inserimento all’interno del contesto urbanistico.

Infine, le esposizioni si sono concluse con le relazioni dei rappresentanti degli enti deputati ai controlli sulla compatibilità ambientale di qualsiasi impianto industriale con gli obblighi di legge per la tutela ambientale e la salute pubblica. Vale a dire, Antongiulio Barbaro e Carla Chiodini.

COME INTENDE TRATTARE I RIFIUTI IL DISTRETTO

Il Distretto Circolare di Empoli è la proposta tecnologica green per la chiusura del ciclo dei rifiuti e la risoluzione del deficit impiantistico, in sinergia con le filiere industriali e il sistema produttivo locale. Un trattamento alternativo, che è destinato ai rifiuti non riciclabili.

Il progetto, infatti, è fondato su tecnologie innovative applicate ad un impianto di riciclo chimico, il “waste to methanol/H2″. Ha come obiettivo il trattamento degli scarti degli impianti di trattamento dei rifiuti da raccolta differenziata e gli scarti di lavorazione del rifiuto indifferenziato residuo, trasformandoli in metanolo e con possibilità di produzione di idrogeno.

Per dare alcuni numeri, grazie alla tecnologia cosiddetta waste-to-chemicals, l’impianto empolese potrà trattare fino a 250 mila tonnellate di rifiuti annui e di generare prodotti circolari: metanolo e idrogeno in prospettiva. Che verranno ricavati dal syngas, un gas di sintesi ottenuto dai rifiuti.

Quali rifiuti? Il distretto tratterà “frazioni di rifiuti urbani composte da scarti del recupero delle raccolte differenziate (es. rifiuti plastici non riciclabili) e da altri rifiuti solidi urbani provenienti dal trattamento delle raccolte indifferenziate”, si spiega nelle risposte del portale web dell’impianto. Peraltro, senza produrre anidride carbonica nell’atmosfera. E di non poco conto è il concetto di complementarietà tra il distretto e gli impianti di riciclo.

NON SOLO RIFIUTI: OBIETTIVO ANCHE PAESAGGISTICO

Ma l’obiettivo è anche quello di valorizzare il paesaggio circostante. Il nuovo impianto, probabilmente destinato all’area industriale del Terrazzino, verrà integrato con l’ambiente esterno e valorizzato dalla stessa vegetazione. Ad esempio, lo stesso prof. Mancuso propone di procedere con un vero e proprio bosco da oltre 1.300 alberi di varie dimensioni e 90.000 piante.

Perché in Toscana? Perché in regione mancano impianti per lo smaltimento per 1,15 milioni di tonnellate di rifiuti l’anno. Che quindi finiscono in altre regioni, per spese di non poco conto sulla Tari. Lo smaltimento toscano in discarica è elevato: circa un terzo dei rifiuti prodotti vi è destinato. Il problema? Gli obiettivi europei impongono di ribassarli al 10% entro il 2035.

CASAMONTI: QUESTO PROGETTO PORTA A UNA NUOVA RELAZIONE TRA PAESAGGIO E INDUSTRIA

Secondo il prof. Marco Casamonti, “il progetto architettonico relativo al distretto circolare del Terrafino a Empoli costituisce una opportunità per individuare una rinnovata relazione tra paesaggio e industria con modalità e visioni che il nostro studio ha già affrontato in altri interventi”.

Secondo il professore, “l’idea che grandi manufatti industriali e ambiente naturale debbano coesistere in maniera armonica e integrata è presupposto fondamentale di una progettazione sostenibile che ponga al centro del proprio agire il rispetto e la valorizzazione dell’ecosistema nel quale viviamo”.

Come spiegato ancora da Casamonti, “per raggiungere tali finalità abbiamo immaginato di realizzare tutto intorno al previsto impianto di produzione di biocombustibili un grande parco rampante dove la natura e il verde “abitano” una struttura reticolare in acciaio che costituisce lo scheletro della foresta”.

E ancora: “L’obiettivo del parco studiato per la parte agronomica dal professor Stefano Mancuso, conosciuto per le sue celebri “Fabbriche dell’aria”, consiste non soltanto nella realizzazione di un incubatore di ossigeno in grado di assorbire Co2 – attività naturale svolta da qualsiasi specie arborea – ma soprattutto quale rilevatore della salubrità dell’impianto contenuto all’interno di questa sorta di nuova foresta urbana”.

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