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Arera

Gas, elettricità, rinnovabili, petrolio (e non solo): tutti i numeri della relazione Arera 2019

Fatti, numeri, prezzi e trend del mondo dell’energia: tutti i dettagli della relazione annuale di Arera su gas, elettricità, petrolio, rinnovabili, acqua e rifiuti

Cresce la domanda di gas mondiale e cresce anche la domanda di elettricità. In Italia, le rinnovabili soddisfano un fabbisogno sempre maggiore, grazie al boom dell’idroelettrico, mentre sempre più famiglie passano al mercato libero dell’energia.

I prezzi del petrolio sono in crescita e gli italiani (clienti domestici) pagano per il gas prezzi più alti della media Ue. Compensiamo con l’energia elettrica: per il 97,5% dei clienti domestici i prezzi sono più bassi della media Ue (con la Germania che ha prezzi superiori del 30% a quelli nostri). Questo, in estrema sintesi, è quanto riportato nella Relazione Annuale 2019 sullo Stato dei servizi e sull’Attività svolta da Arera.

Tutti i dettagli.

PETROLIO: PREZZI ANCORA IN CRESCITA, DAL 2016 + 52,4%

L’instabilità che anche nel 2018 ha caratterizzato i prezzi del petrolio è apparsa originata più dai timori legati alle tensioni politiche tra Usa e Iran che da fattori economici e dai fondamentali del mercato. Le quotazioni, in crescita, hanno conosciuto in corso d’anno due momenti di tensione, nel mese di maggio e a ottobre. Il 2018 è stato il terzo anno consecutivo di aumento dei prezzi del petrolio (e quindi dell’energia) sui mercati internazionali: in euro si è passati dai 39,5 €/barile del 2016, ai 48,1 €/barile del 2017 ai 60,2 €/barile del 2018 (+ 52,4% in tre anni). Il 2019 sarà l’anno in cui il petrolio, che continua ininterrottamente a crescere con incrementi regolari da almeno 15 anni, raggiungerà il record dei 100 milioni di b/g prodotti a livello mondiale.

GAS: IN AUMENTO DOMANDA MONDIALE, +4,6%, NUOVO RECORD PER IL GNL

La domanda mondiale di gas nel 2018 è risultata ancora in aumento (+4,6%, contro il +2,8% del 2017), raggiungendo i 3.812 miliardi di metri cubi con dinamiche regionali che riflettono quelle economiche: aumenti in Cina: +11 miliardi di metri cubi, +69 miliardi di metri cubi nell’area americana, soprattutto a seguito dell’entrata in esercizio di nuova produzione termoelettrica negli Usa. Nell’Unione europea c’è stata invece una contrazione di 16 miliardi di metri cubi (-3,3%): i cali più significativi sono stati in Germania (-7,2 miliardi di metri cubi); nei Paesi Bassi (-3,4 miliardi di metri cubi, per effetto della sostituzione del gas nazionale nelle centrali termoelettriche nazionali con importazioni di energia elettrica). L’offerta di gas via gnl segna per il quinto anno consecutivo un nuovo record dei volumi scambiati a livello mondiale (313,8 milioni di tonnellate, +8,3%), dopo l’entrata in esercizio di nuova capacità di liquefazione di gas in Asia. Aumentano i flussi di gnl in Europa sia dagli Stati Uniti (passati da 5,7 a 7,6 milioni di tonnellate, +33%), sia dalla Russia (da 0,1 a 4,4 milioni di tonnellate).

Dopo due anni di rialzi, i prezzi del gas hanno continuato a crescere in Europa e in Asia anche nel 2018, mentre gli aumenti sono stati marginali negli Usa. Gli Usa continuano a beneficiare di prezzi dell’energia significativamente più bassi. È venuto meno il progressivo allineamento nei tre mercati regionali (asiatico, americano, europeo) che si era registrato fino al 2015: l’Asia continua ad assicurare ottimi sbocchi e prezzi più alti rispetto a quelli europei.
I prezzi spot del gas nelle principali borse europee hanno registrato un rialzo da 18,6 a 24,4 c€/m3 (+31%). Le loro dinamiche si confermano influenzate da quelle del petrolio, riflettendone anche i momenti di tensione (maggio-ottobre).

ELETTRICITA’: PER IL 97,5% DEI CLIENTI DOMESTICI ITALIANI PREZZI PIU’ BASSI RISPETTO ALLA MEDIA EUROPEA

Il 2018 conferma i significativi cambiamenti, registrati per la prima volta nel 2017, in termini di prezzi finali dell’energia elettrica per i consumatori italiani rispetto a quelli europei. In passato, i prezzi italiani per le prime due classi di consumo (consumi annui inferiori a 1.000 kWh e consumi tra 1.000 a 2.500 kWh/a) si assestavano su valori inferiori a quelli mediamente praticati nell’Area euro, sia al netto, sia al lordo degli oneri e delle imposte. Per le classi successive, al contrario, si registravano valori più elevati, anche con differenze accentuate. Come già nell’anno precedente, nel 2018 si assiste invece a un differenziale negativo dei prezzi italiani lordi rispetto alla media dell’Area euro, che si estende alle prime tre classi di consumo (consumi <5.000 kWh/a).

Se per la prima classe si riapre il divario, con un significativo -23% (era del -16% nel 2016) la seconda classe (consumi tra 1.000 e 2.500 kWh) conferma un differenziale del -10% a favore dei prezzi italiani e la terza (consumi tra 2.500 e 5.000 kWh) segna minime variazioni (-5% contro il -4% del 2017).
All’origine di tali dinamiche vi sono aumenti dei prezzi netti italiani inferiori rispetto a quelli dell’Area euro, o nel caso di alcune classi, riduzioni dei prezzi netti a fronte invece di aumenti per l’area euro. Con l’entrata in vigore della riforma delle tariffe elettriche introdotta dall’Autorità (1° gennaio 2016) ha avuto inizio il progressivo riallineamento dei corrispettivi di rete applicati alle diverse classi di consumo, che ha contribuito ad avvicinare i prezzi netti italiani a quelli medi europei, grazie al graduale superamento della previgente struttura progressiva delle tariffe. A ciò si sono accompagnate nel 2018 le riduzioni, anch’esse più vantaggiose per il cliente italiano, della componente oneri e imposte. Tale componente mantiene una struttura non degressiva, a differenza di quanto accade in altri paesi europei.

Poiché il 97,5% dei clienti italiani si colloca nelle prime tre classi di consumo (entro i 5.000 kWh/a), e consuma il 90,5% del volume dell’energia venduta in Italia nel settore domestico, si conferma anche per il 2018 che la quasi totalità dei consumatori domestici italiani beneficia di prezzi più bassi rispetto alla media dell’Area Euro. Tra i principali paesi europei, la Germania si conferma il paese con i prezzi più alti per i clienti domestici di energia elettrica. Rispetto alla Germania, i clienti finali italiani pagano prezzi inferiori del -30% per le prime tre classi e del -20% per le ultime due. Per queste ultime, prima del 2017 erano invece i clienti italiani a pagare prezzi superiori (+25% nel 2015).

ELETTRICITA’: PREZZI PER IMPRESE IN RIDUZIONE, MA ANCORA PIU’ ALTI RISPETTO MEDIA EU

Anche per il settore industriale il 2018 segna il consolidamento delle positive tendenze registrate già nel 2017. Continua infatti la riduzione del divario tra i prezzi che i clienti industriali pagano nel nostro Paese e i valori medi pagati nell’Area euro. Tuttavia, i clienti industriali continuano a pagare, anche per il 2018, prezzi più alti di quelli della media dell’Euro, per tutte le classi, a eccezione di quella a più alti consumi (70-150k kwh/a, che nel 2018 registra (-12%).

La prima classe di consumo (consumi inferiori a 20 MWh), che copre il 19,9% in termini di energia e il 36,9% in termini di punti di prelievo fatturati, è arrivata a registrare nel 2018 un differenziale in più dell’8%, pur se in netto calo rispetto al 12% del 2017 e al 33% del 2016. Per le tre classi successive (20-500, 500-2.000, 2.000-20.000 MWh) si è passati, rispettivamente, dal +13% del 2017 al +11% del 2018, dal +19% al +9% e ancora più sensibile la riduzione del differenziale per la penultima classe, passata dal +27% al +5%.

I prezzi italiani comunque si confermano più bassi non solo, come di consueto, di tutti quelli dei consumatori industriali tedeschi (per percentuali via via crescenti al crescere della classe da -8% a -36% a eccezione della penultima), ma anche di quelli inglesi, almeno per le ultime tre classi di consumo e di quelli spagnoli, in questo caso per la prima e ultima classe. Solo rispetto alla Francia i prezzi italiani risultano sempre più elevati.
All’origine del miglioramento relativo dei prezzi finali italiani è la sensibile riduzione nel 2018 della componente oneri e imposte che hanno più che compensato gli aumenti dei prezzi netti italiani. Nel 2018 i prezzi lordi italiani per i clienti industriali risultano pertanto ancora in calo.

GAS: PER I CLIENTI DOMESTICI PREZZI PIU’ ALTI RISPETTO MEDIA EU

I prezzi del gas naturale per i consumatori domestici italiani al lordo di oneri e imposte si confermano anche per il 2018 sensibilmente più alti della media dei prezzi dell’Area euro, con differenziali in crescita. Fa come sempre eccezione la prima classe di consumo (< 525 m3, per lo più usi cottura e acqua calda) per la quale però per la prima volta si registra un differenziale nullo nel confronto tra i prezzi netti.
Per la classe di consumo 525-5.254 m3 (che presenta la quota maggiore sul totale dei consumi domestici, 74% circa) il differenziale con la media dei prezzi lordi dell’area euro è stato del +17% (era +15% nel 2017); per la classe di consumo oltre 5.254 m3 (per lo più riscaldamento centralizzato) è stato del + 22%, contro il + 18% dell’anno precedente. In termini netti spicca per entrambe le classi un differenziale con l’Area euro del +10% nel 2018 (era del +6% e del +3% nel 2017).
Sono gli aumenti dei prezzi netti più sensibili di quelli della media dell’Area euro a spingere i valori finali dei prezzi: l’incremento è stato infatti intorno al 7% per le prime due classi e oltre l’11% per la terza classe, a fronte di percentuali che nell’Area euro non hanno superato il 4% circa. Per quanto riguarda la componente oneri e imposte, anch’essa ha conosciuto aumenti di qualche punto percentuale, sempre però inferiori a quelli medi dell’Area euro.

GAS: PER I CLIENTI INDUSTRIALI CON ALTI CONSUMI PREZZI PIU’ BASSI RISPETTO EU

Si confermano le dinamiche degli ultimi anni: le imprese industriali appartenenti alle tre classi a maggiori consumi di gas (oltre 263.000 m3) hanno continuato a beneficiare anche nel 2018 di prezzi lordi più vantaggiosi rispetto a quelli dell’Area euro, sia pure con differenziali in riduzione rispetto all’anno precedente. Per le imprese a minori consumi (fino a 263.000 m3, corrispondenti alle prime due classi di consumo) i prezzi restano invece più elevati della media dell’Area euro, con differenziali da un anno all’altro senza troppe variazioni.
Rispetto all’anno precedente i prezzi netti italiani hanno subito rincari spiccatamente maggiori rispetto a quanto accaduto nell’Area euro, tranne che per l’ultima classe. I differenziali con l’Area euro sono tutti positivi e compresi tra il +6% e il + 14%.

 

ELETTRICITA’: NEL 2018 CONSUMI A 303 TWH (+0,5%)

Nel 2018 i consumi di energia elettrica (303,4 TWh) hanno registrato un leggerissimo aumento pari allo 0,5% (contro il +2% del 2017), spinti dal settore agricolo (+1,8%) mentre sono rimasti stabili gli altri settori e in particolare quello domestico (+0,1%). La produzione nazionale lorda è diminuita, da 295,8 TWh del 2017 a 290,6 TWh del 2018 (-1,8%).
La domanda nazionale è stata soddisfatta per l’87,1% dalla produzione nazionale, risultata in calo dell’1,8% rispetto al 2017 con tutte le fonti che vedono una variazione negativa al netto del boom dell’idroelettrico che ha segnato un +36,1%. Nel loro insieme le rinnovabili sono cresciute del 10%, nonostante la contrazione del fotovoltaico (-7,1%), e dell’eolico (-1,4%). In calo anche la produzione a gas naturale (-7,6%), quella derivante dai prodotti petroliferi del -21,6% e dal carbone del -13,3%. La fonte gas ha assicurato il 44,6% della produzione lorda (era il 47,4% nel 2017 e il 43,5% nel 2016).

La quantità di energia elettrica incentivata si è attestata sui 63 TWh (erano 65 nel 2017, -2%), per un costo del sistema di 11,2 miliardi di euro (12,1 miliardi nel 2017, -7%) su un totale di oneri generali di poco più di 13 miliardi di euro. La quantità di energia elettrica acquistata dal Sistema Italia, invece, è stata pari a 295,6 TWh (292 TWh nel 2017) toccando il massimo livello degli ultimi 6 anni.

ELETTRICITA’: I NUMERI DEL MERCATO

Il numero di punti di prelievo è rimasto sostanzialmente invariato (-0,2%) a poco meno di 37 milioni di cui 29,5 milioni famiglie e 7,3 milioni non domestici (-0,3% rispetto al 2017). L’80,3% dei clienti domestici è residente e consuma l’88,9% di tutta l’energia distribuita. Dall’analisi dei dati della distribuzione, emerge che i consumi elettrici delle famiglie italiane sono piuttosto contenuti: il 53,5% dei clienti domestici si colloca nella fascia di consumo annuo che non supera i 1.800 kWh e preleva il 26,4% di tutta l’energia elettrica distribuita mentre il restante 46,5% (>1.800 kWh) preleva il 73,6% del totale. La maggior parte delle famiglie (90% circa) ha un contratto con potenza impegnata compresa tra 1,5 e 3 kW. Guardando ai dati del mercato finale della vendita, il 43,4% dei clienti domestici si trova nel mercato libero (in aumento rispetto al 38,8% del 2017) e consuma mediamente 2.073 kWh/anno contro i 1.840 kWh/anno acquistati dalle famiglie che ancora si trovano nel mercato tutelato (valori che in entrambi i casi risultano ridotti rispetto al 2017).
Lato offerta, nel 2018 è cresciuto in maniera decisa il numero dei venditori sul mercato retail (+73 unità nel mercato libero, raggiungendo il numero di 638 operatori) confermando un trend di espansione che procede ininterrottamente dal 2007. L’operatore dominante dell’intero mercato elettrico italiano resta il gruppo Enel, anche quest’anno con una quota in lieve ascesa al 37,8% dei volumi venduti seguito a grande distanza da Edison (4,9%) e dai gruppi Hera ed Eni (entrambi intorno al 4,3%). Rispetto al 2017, si registra un aumento del livello di concentrazione passato dal 45,9% al 47% delle vendite complessive.

GAS IN ITALIA: NEL 2018 CONSUMI A 70,3 MILIARDI (-3,3%)

Nel 2018 il consumo interno di gas naturale è diminuito del -3,3% rispetto al 2017 attestandosi a 70,3 miliardi di metri cubi. La ripresa dei consumi industriali (+4,1%) non è infatti riuscita a compensare il brusco calo dei consumi termoelettrici scesi dell’11% e la flessione degli altri usi (-4,3%). Sostanzialmente invariati, invece, i consumi civili (residenziale e terziario, -0,1%)

La produzione è risultata ancora in calo e ha raggiunto il minimo di 5,5 miliardi di metri cubi (1,8%),
soprattutto per la riduzione della produzione in mare (-10%), mentre quella in terraferma è cresciuta del 14,5%. Il grado di dipendenza dall’estero è cresciuto nuovamente e ha raggiunto il 93,4% (92,7% nel 2017).

Le importazioni nel 2018 sono ammontate a 67,9 miliardi di metri cubi (96,6% dei consumi), in calo del 2,6% rispetto al 2017. Stabili i contributi di Russia (47,6%) e Qatar (9,6%) mentre è risultato in calo l’import dalla Libia passata dal 7% al 6,6% e dalla Algeria scesa dal 28% al 26,5%. In aumento il peso dal Nord Europa, con Norvegia e Olanda che insieme contano per il 6,1% (5,5% nel 2017). Il 4,3% del gas approvvigionato all’estero risulta acquistato presso le borse europee. Le importazioni di Eni rappresentano una quota, in crescita, del 52,3% (51,1% nel 2017). Tale quota si mantiene ben al di sopra del punto di minimo toccato nel 2010, quando per effetto dei tetti antitrust stabiliti dal decreto legislativo 164/2000, la porzione di gas estero approvvigionata da Eni era scesa al 39,2%. I primi tre importatori coprono una quota dell’83,5% (85,1% nel 2017) del gas importato, per via della discesa delle quote di Edison (21,8%) e di Enel Global Trading (9,4%), non compensata dall’incremento di Eni.

GAS: 412 LE IMPRESE ATTIVE, IN CALO LA CONCENTRAZIONE DEL MERCATO

Nel settore della vendita, su un totale di 412 imprese attive (-8 rispetto al 2017) soltanto 31 (il 7,5%) ha venduto oltre 300 milioni di m3. Il 2018 ha visto una riduzione di concentrazione sul mercato finale con la quota controllata dai primi 3 gruppi societari scesa dal 45% al 43,5% mentre per i primi cinque gruppi si è passato dal 53,4% al 51,7%. La classifica della società vede al primo posto il gruppo Eni al 19,3% (-1,5% rispetto al 2017) seguito da Edison al 13,2% (che accorcia la distanza da 7,4 a 6 punti percentuali) mentre al terzo posto si trova Enel a quota 11%.
La quota di volumi venduti nel mercato libero è del 68,3% (67,9% nel 2017), quella nel mercato tutelato è dell’11,3% (12% nel 2017), mentre il 20,3% è autoconsumata. Se si considerano le vendite in senso stretto e si escludono, quindi, gli autoconsumi, l’85,8% del gas risulta acquistato sul mercato libero e il restante 14,2% sul mercato tutelato. In termini di clienti, invece, il 53,2% si rivolge al mercato tutelato, mentre il 46,8% acquista nel mercato libero. Considerando solo il settore domestico si può osservare che la quota di volumi acquistati sul mercato libero nel 2018 ha raggiunto il 50,6% (45,2% nel 2017) per le famiglie e il 78,4% per i condomini (76% nel 2017). In termini di punti di prelievo, nel 2018 per la prima volta la quota delle famiglie che hanno acquistato il gas nel mercato tutelato è scesa sotto la metà, al 49,9%.

ACQUA: INVESTIMENTI PROGRAMMATI PER 9 MILIARDI DA TARIFFA

Le approvazioni delle proposte di aggiornamento biennale delle tariffe per gli anni 2018 e 2019 deliberate dall’Autorità, alla data del 31 maggio 2019, riguardano 78 gestioni che servono 30.711.083 abitanti (53% della popolazione nazionale). La variazione media delle tariffe, rispetto all’anno precedente, è stata pari allo 0,4% nel 2018 e allo 0,8% nel 2019, confermando una sostanziale stabilità delle tariffe all’utenza, pur in presenza dell’avviato percorso di miglioramento della qualità del servizio idrico integrato.

I programmi degli interventi trasmessi all’Autorità portano a quantificare, per il quadriennio 2016-2019, una spesa per investimenti da finanziare attraverso tariffa pari a 9 miliardi di euro; in termini pro capite, 178 €/abitante a livello nazionale, con valori più elevati al Centro, pari a 225 €/abitante. Considerando anche le previsioni in ordine alla disponibilità di finanziamenti pubblici per la realizzazione di infrastrutture idriche, gli investimenti programmati per il quadriennio 2016-2019 risultano, in termini pro capite, pari a 235 €/abitante a livello nazionale, con il valore più elevato nel Sud e Isole (281 €/abitante).
La spesa per investimenti, inclusa la disponibilità di fondi pubblici, ammonta a 11,9 miliardi di euro per il quadriennio (2,2 miliardi nel 2016; 2,8 miliardi nel 2017; 3,5 e 3,4 miliardi di euro, rispettivamente, nelle annualità 2018 e 2019). In particolare, dall’esame delle predisposizioni tariffarie trasmesse ai fini dell’aggiornamento biennale risulta che il recepimento della regolazione della qualità tecnica ha portato gli enti di governo dell’ambito – d’intesa con i relativi soggetti gestori – a pianificare, per gli anni 2018 e 2019, ulteriori investimenti rispetto a quelli previsti in sede di prima predisposizione tariffaria ai sensi della deliberazione 664/2015/R/idr, di fatto rideterminando in aumento, di circa il 14%, la spesa per investimenti (coperta da tariffa) inizialmente programmata per il citato biennio 2018-2019.

Le verifiche compiute dall’Autorità con riferimento ai costi delle immobilizzazioni computati in tariffa hanno evidenziato un minor scostamento tra la spesa effettiva per investimenti e il fabbisogno pianificato per le annualità 2016 e 2017: tuttavia, per il citato biennio, il tasso di realizzazione degli interventi programmati è risultato rispettivamente pari all’82,9% per il 2016 e all’86,4% per il 2017, facendo registrare un incremento rispetto ai tassi di realizzazione riferiti alle annualità precedenti (pari all’81,9% per il 2014 e al 77,6% per il 2015).

ACQUA: NEL 2018 SPESA MEDIA PER FAMIGLIA DI 306 EURO, IL 39% PER SPESE LEGATE ACQUEDOTTO

Con riferimento ad un campione di 103 gestioni (che erogano il servizio a oltre 40 milioni di abitanti), si rileva che per l’annualità 2018, la spesa media annua sostenuta da un’utenza domestica residente tipo (famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 mc) ammonta a 306 euro/anno a livello nazionale (303 euro/anno nel 2017). A livello geografico, questo valore presenta una elevata variabilità anche nell’ambito della medesima area: a titolo esemplificativo, nel Nord-Ovest, la famiglia tipo con consumo di 150 m3/anno è chiamata a sostenere un esborso annuale per il servizio idrico pari, in media, a 244 euro/anno, valore compreso tra un minimo di 112 euro/anno e un massimo di 524 euro/anno.
Scomputando le diverse voci che compongono il corrispettivo pagato dagli utenti domestici per consumi annui di 150 mc, si osserva che il 39% della spesa è imputabile al servizio di acquedotto, per il quale si spendono a livello nazionale 121,1 euro/anno, mentre per i servizi di fognatura e depurazione si pagano rispettivamente 39 euro/anno (il 13% del totale) e 89 euro/anno (con una incidenza del 29%).

RIFIUTI: AVVIATA DEFINIZIONE METODO TARIFFARIO E REGOLAZIONE SPECIFICA PER SERVIZIO DI RACCOLTA E TRASPORTO, DI TRATTAMENTO DEI RIFIUTI E DEL CICLO INTEGRATO DI GESTIONE

Con il documento per la consultazione 27 dicembre 2018, 713/2018/R/RIF, l’Autorità ha presentato i primi orientamenti in materia tariffaria, individuando quali obiettivi prioritari:
• la promozione della massima trasparenza nel settore (in particolare, nella definizione dei costi riconosciuti per l’erogazione dei servizi che costituiscono attività di gestione del ciclo integrato e nella definizione delle condizioni di accesso praticate dai titolari degli impianti di trattamento agli utenti del servizio);
• l’adeguamento infrastrutturale agli obiettivi imposti dalla normativa europea, attraverso l’introduzione di opportuni meccanismi tariffari per contribuire a sostenere lo sviluppo delle capacità di trattamento necessarie;
• la coerenza con gli obiettivi ambientali previsti dalla disciplina europea e nazionale, in particolare incentivando la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti e riducendo, al contempo, i conferimenti in discarica;
• la promozione della concorrenza, al fine di limitare il rischio di posizioni dominanti in alcune fasi del ciclo e di favorire l’ingresso di nuovi operatori con conseguenti benefici in termini di minor costo del servizio in favore degli utenti finali; • la tutela degli utenti del servizio integrato di gestione dei rifiuti urbani, attraverso un sistema tariffario che fornisca adeguati segnali di prezzo, anche in ossequio al principio comunitario pay as you throw, che sia trasparente e non discriminatorio e che, al contempo, persegua obiettivi di riequilibrio economico-sociale.
In considerazione della specificità e complessità di ciascuno dei servizi che costituiscono il ciclo integrato in gestione, l’Autorità intende impostare una regolazione specifica per: il servizio di raccolta e trasporto, i servizi di trattamento dei rifiuti e il ciclo integrato di gestione. Inoltre, al fine di fornire certezza e stabilità regolatoria al sistema e di promuovere una gestione efficiente ed efficace dei servizi del ciclo, l’Autorità è orientata a introdurre un primo periodo di regolazione tariffaria della durata di quattro anni, suddiviso in due semi-periodi (di pari durata).

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